giovedì 10 aprile 2014

'ELaMiYaH (Dal 5 Aprile al 10 Aprile

                                                                                                                                                                                                           
ayi- lamed-mem
Da 15° a 20° dell'Ariete
Coro dei Serafini
L'Angelo dei veggenti
"AL DI LA' DELLE NEBBIE IO AMPLIO GLI ORIZZONTI"
CHIAVI: Scoprire le capacità pratiche altrui. Scorgere e correggere gli errori. Protezione contro il timore della propria riuscita. Viaggiare e vedere lontano. Saggezza nella scelta dei soci. Umiltà.
"E' la parte che ha sempre ragione. La verità in loro è un radar. Devono soltanto osare: dirla, sentirla in ogni loro pensiero, senza lasciare che i pensieri e le paure degli altri la nascondano. Vedi che sei tu. Quanta energia adoperi nell'impedirti di esserlo?"
Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

venerdì 4 aprile 2014

SeYiTa'eL (Dal 31 Marzo al 5 Aprile) 2' parte

Toshiro Mifune e la sua devastante spada in Yojimbo!
Per chi crede ingenuamente nella reincarnazione, lo strano carattere dei Seyita’el ha una sola J’accuse!
C’entri o no qualche loro antico karma militare, sta di fatto che i Seyita’el non sanno proprio rassegnarsi alle delicate mezze misure della normale vita civile. Alle mezze obbedienze preferiscono la totale anarchia, il disadattamento addirittura, o l’eroismo: Seyita’el, tra gli attori, sono Toshiro Mifune, con tutti i suoi ruoli di magnifico samurai sempre fuori dal coro; e altri tipici outsider, come il Marlon Brando di Fronte del portoBulli e pupeGli Ammutinati del Bounty; e Bette Davis, Eddie Murphy, il Gregory Peck di Moby Dick, lo Spencer Tracy di Capitani coraggiosi e de Il vecchio e il mare. Tra i letterati, Giacomo Casanova è un Seyita’el celeberrimo, con i suoi tanti talenti e le ancor più numerose tecniche d’assedio (di fortezze femminili, nel suo caso) eppure senza mai fissa dimora, come se gli fosse seccato mettere radici nel suo tempo. Mentre quando in loro prevale la tenerezza, o un barlume di speranza di felicità, corrono fatalmente il rischio di assomigliare alla Sirenetta di Andersen – un Seyita’el anche lui – che sulla terraferma si sentiva talmente disadattata da morirne.
spiegazione possibile: sono anime rimaste legate a una loro vita di soldati risalente ad almeno duecento, trecento anni fa, e nella nostra epoca si sentono a disagio. Avrebbero bisogno di disciplina ferrea, di ordini precisi a cui obbedire immancabilmente, di capi autentici da ammirare, e soprattutto di battaglie, di onesti scontri, possibilmente all’arma bianca, in cui resti spazio soltanto per il valore personale: e ai giorni nostri non è facile trovare qualcosa del genere. Perciò sono spesso così cinici e chiusi in se stessi, delusi da tutto o quasi; ed è anche come se si crogiolassero nelle loro delusioni. Perciò possono detestare le autorità: perché le trovano troppo poco autorevoli! E soffrono acutamente quando qualche loro amico manca alla parola data (non si usava, ai tempi loro!). E in un modo o nell’altro finiscono sempre per trovarsi una professione o un hobby che abbia a che fare con il metallo: chirurghi, dentisti, parrucchieri, collezionisti d’armi, appassionati d’arti marziali… o con apparecchi che colgano un bersaglio: macchine fotografiche, microscopi, strumentazioni nucleari e via dicendo. Come se davvero dovessero esprimere, anche negli oggetti d’uso, una profonda nostalgia per la guerra. Oppurerealizzano, nel lavoro, il connubio tra obbedienza e voglia di trovarsi in prima linea: e diventano politici al tempo stesso tradizionalisti e audaci (Bismarck, De Gasperi), o sindacalisti, o funzionari dell’ufficio reclami, o vigili, poliziotti, o sacerdoti. Ma i loro superiori facciano attenzione: un Seyita’el è sempre pronto a piantarli in asso sbattendo la porta, se noterà in loro troppe incertezze, o pigrizie, o un’eccessiva tendenza al compromesso. E magari prima di andarsene farà anche qualche memorabile scenata, con il tono magari del Seyita’el Emile Zola, quando scriveva
Che fare? La maggior parte dei Seyita’el decide di elevare contro la vita quotidiana una barriera fatta di riserbo e di una discreta dose di bugie protettive. Si trincerano, tengono per sé soli le loro segrete nostalgie di un altrove più bello, e – come agenti segreti in missione – imparano a non dire nemmeno una parola che lasci intuire i loro stati d’animo. Altri si ribellano e cercano di produrre loro stessi quel che non trovano intorno: vogliono diventare capi, almeno in una cerchia ristretta (nella famiglia, per esempio, o in ufficio) per imporre lì i loro valori. Ma i risultati sono quasi sempre scoraggianti: Bismarck vi riuscì come cancelliere di Prussia, perché aveva sopra di sé il Kaiser, e dalla sua le tradizioni e le aspirazioni di un intero popolo storicamente nostalgico, ma i Seyita’el che tentano di diventare leader fai-da-te reggono difficilmente alla tensione, reagiscono malissimo a qualsiasi critica, non hanno la pazienza di indagare i sentimenti altrui, di chiedere ascolto, di adattarsi alle necessità e ai limiti di chi dovrebbe obbedirli. Una linea di condotta molto più saggia e produttiva consisterebbe nell’andare semplicemente fieri della propria diversità: nel guardare più attentamente quel mondo contemporaneo a cui si sentono estranei, e nel dire ciò che vi vedono, mettendo a disposizione di tutti il loro punto di vista così originale. Ogni gruppo umano, piccolo o grande, ha talmente bisogno di punti di vista differenti da quelli soliti! Un Seyita’el è nato apposta per criticare, per scalfire certezze collettive, per richiamare arditamente l’attenzione su valori fondamentali che si sono persi con il tempo: se avrà il coraggio e la generosità di farlo, qualunque sia la sua posizione nella società attuale, non potrà che essere utile a molti, e ne avrà in cambio la loro stima e gratitudine.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Sitel o Seytel, o Seyita’el, è il terzo Soffio e terzo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron; qui governa le gioiose energie di Giove. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 10° al 15° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 31 marzo e il 4 aprile.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.Il nome di Seytel significa "Dio speranza di ogni creatura"
Il dono dispensato da Seytel è la COSTRUZIONE
Dice Haziel che Seytel emana all’indirizzo degli umani la sintesi della conoscenza sull’origine del mondo e concede rivelazioni riguardanti le Leggi che regolano l’Universo. Inoltre consente, da parte delle persone, l’esteriorizzazione di quegli elementi di “pianificazione cosmica” che essi sono riusciti a comprendere. Questo Angelo rappresenta e regola il potere di espansione conferendo il dono di far sfruttare ogni cosa. I suoi protetti possono essere portatori di idee “futuriste”: semplici, chiare, apportatrici di entusiasmo e di fiducia nell’avvenire; potranno diventare facilmente promotori di iniziative, che siano imprese od organizzazioni volte a realizzare un domani migliore. Saranno persone potenzialmente dotate di vero idealismo e, insieme, del senso pratico necessario a concretizzare i loro sogni. L'influenza di Seytel dona grande altruismo e generosità verso il prossimo, grande amore per la verità in ogni sua forma e in ogni campo.
Qualità di Seytel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Seyel sono grande fedeltà alla parola data, spirito di servizio e gentilezza, forte tendenza all'altruismo e alla magnanimità nei confronti del prossimo.
L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Kimrah e rappresenta l’avidità e gli eccessi, istiga l'uomo alla menzogna, all’ingratitudine e all'ipocrisia.
Meditazione associata al Nome: fare miracoli
La meditazione associata a Sytael si chiama "fare miracoli". Secondo la Kabbalah prima che l'immensa forza di questo Nome sia liberata è necessario giungere a un determinato livello di comprensione: perché la semplice nozione di un fatto non rappresenta di per sé un potere. Il potere si acquisisce con un sapere più ampio e profondo: conoscenza e saggezza sono potere. Un miracoloso cambiamento nel nostro carattere può condurre a un'energia capace di produrre cambiamenti tali, nella nostra vita, da essere veri e propri 'miracoli'. • Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome mi libero dall'egoismo, dell'invidia, della paura e dell'autocommiserazione. Rifiutando queste tentazioni parassitarie il potere del Nome mi pervade e attiva la mia capacità di cambiamento.
Esortazione angelica
Sytael esorta a riconoscere nei propri nemici i difetti di cui noi stessi ci dobbiamo liberare e a condividere con il mondo le verità positive che abbiamo raggiunto.

SeYiTa'eL samekh-yod-teth
Da 10° a 15° dell'Ariete)
Angelo dei nati dal 31 Marzo al 5 Aprile)
Coro dei Serafini
L'Angelo delle altre vite
"IO GUARDO DA DIETRO LO SCUDO, DAL MURO DELLA FORTEZZA"
CHIAVI: Ricordi di vite anteriori. Battersi in prima linea. Fedeltà alla parola data. Obbedienza ai capi.
COSA TI CHIEDE: Quanti momenti liberi dal tempo lineare ti capitano, in questi giorni?
"Sta accanto a qualsiasi autorità - presente o passata- per obbedire come nessun altro sa fare, o per lamentarsi di quanto sia debole l'autorità. Vive all'ombra dei capi fino a che non troverà in sé la forza di cercare un'autorità più alta nell'invisibile, dentro di sé."
Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

lunedì 31 marzo 2014

YeLiY'eL (Dal 26 al 31 Marzo) 2' parte

Auguste Rodin - Il pensatore
Tra i molti significati del Nome di quest’Angelo vi è anche «io mi faccio udire [in ebraico yel] liyi]», ed è un altro modo di descrivere il compito che gli Yeliy’el si sono dati nel venire al mondo, cioè essere il capo, in tutti sensi. A cominciare addirittura dal proprio corpo: gli Yeliy’el, in sé e per sé, sono soprattutto la propria testa, si identificano cioè con la propria intelligenza e considerano perciò le emozioni, gli istinti e i sentimenti, se non proprio come inevitabili inconvenienti, perlomeno come un insieme di fattori ai quali imporre dall’alto una ferrea guida. Troviamo così, tra i filosofi Yeliy’el, Cartesio, con il suo yelielianissimo motto «Cogito ergo sum», per cui l’essere e il pensare divengono, appunto, tutt’uno.
nell’assemblea riunita [
In secondo luogo, gli Yeliy’el sono capi nei loro rapporti con gli altri, nell’accezione più tradizionale del termine: troppo razionali, metodici, cauti, lucidi, logici, per non far accorgere coloro che li circondano di quanto sia utile poter contare su uno Yeliy’el, su una testa pensante che sappia parlare chiarissimo e illuminare in ogni circostanza ciò che non tutte le altre teste sanno vedere. E come potrebbero, gli altri, non riconoscere autorità a un individuo simile? Diverrà il leader, e non per ambizione (l’ambizione è una smania emotiva, e gli Yeliy’el non se ne lasciano certo dominare) ma perché semplicemente è giusto e ragionevole che sia così. Non per nulla, in letteratura fu Yeliy’el Paul Verlaine, acclamato «principe dei poeti» della sua epoca, che gioiva nell’elencare anche in versi le norme che a suo parere andavano ragionevolmente rispettate per scrivere come si deve.
In terzo luogo, infine, l’intelligenza degli Yeliy’el non potrà che guardare dall’alto in basso i modi in cui vive l’altra gente, più o meno smarrita sempre nelle foschie emotivo-sentimental-istintuali. Inutile nascondere l’evidenza: l’umanità si divide nettamente in esseri superiori e in esseri inferiori, e ogni Yeliy’el sa perfettamente, e senza la benché minima vanità, di essere tra i primi; dovrà dunque comportarsi di conseguenza. La sua casa, le sue abitudini, le sue aspirazioni, i suoi gusti dovranno essere diversi e più raffinati di quelli della maggioranza: tutto ciò che è suo avrà i tratti dell’esclusività, dal linguaggio, agli abiti, alle tendenze sessuali. E solo quando avrà ottemperato a queste sue esigenze da ruling class, si sentirà perfettamente realizzato. Un illustre, grande esempio di tale finezza lo diede la Yeliy’el santa Teresa d’Avila, che per decenni analizzò con razionalità estrema nientemeno che il processo e i massimi gradi del più aristocratico dei piaceri, l’estasi – con la dovuta attenzione anche per le sue implicazioni erotiche, naturalmente preziosissime ed estremamente originali.
Nella nostra vita quotidiana, oltre che mistici, filosofi, poeti, gli Yeliy’el potranno ritrovarsi a loro agio nell’insegnamento (meglio se negli ordini di scuola superiori), o ai vertici di qualche organizzazione, o a capo di aziende (meglio se connesse con la tecnologia o la cultura): presidenti, certo, più che manager; o anche pianificatori, architetti e ingegneri, specialmente nell’edilizia civile; oppure, in caso di personalità particolarmente estroverse e disinvolte, eccelleranno in qualche movimento popolare o nella gerarchia religiosa, sospinti sempre più in alto dall’ammirazione e dalla fiducia dei più.
Ma negli Yeliy’el il primato della testa può anche implicare qualche aspetto burrascoso. A forza di ricondurre tutto alla sfera dell’intelligenza, avviene infatti che il loro animo, e soprattutto il corpo, avvertano una nostalgia, anche angosciosa talvolta, delle emozioni forti. Buona parte degli Yeliy’el sanno tenersi saldi al di qua di queste ultime, ben arroccati nel proprio realismo, da un lato, e anche nel timore del ridicolo, dall’altro. Ma molti non resistono alla tentazione, e si cercano passatempi spericolati (dall’alpinismo estremo ai rally nel deserto), oppure esplorano qualche perversione, oppure, nel peggiore dei casi, dopo essersi troppo a lungo limitati, precipitano in qualche tempestosa zona d’ombra da cui si sentono attratti come da un vortice. Fu per esempio il caso del celebre scrittore russo Nikolaj Gogol’, che in una crisi mistica si abbandonò all’anoressia e ne morì; o di Van Gogh, che prima di suicidarsi si amputò un orecchio: disperato gesto yelieliano, ingiuria al corpo e al tempo stesso duello tra la sofferenza fisica e la mente che la contempla gelida, feroce, mentre se la infligge. E non si conosce la data esatta di nascita di quel padre della Chiesa, Origene, celebre oratore alessandrino, che attorno al 330 si evirò perché l’istinto non turbasse più la sua saggezza: ma sarei pronto a scommettere che venne al mondo anche lui verso la fine di marzo.
È buona regola, per gli Yeliy’el, saper compensare il predominio della razionalità prima che si profili il rischio di simili eccessi. Più saggio fu, tra i nati in questi giorni, Goya: in tante sue opere seppe rendere omaggio a quei demoni che, diceva, «si destano non appena la ragione prende sonno»; li affrontò, li studiò, li raffigurò nei dettagli, esplorando le ombre della propria personalità come si esplora una miniera: la sua lucidità ne usciva, ogni volta, ritemprata, riequilibrata, e sempre più coraggiosa.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Jeliel, o Yeliyel, o Yeliy’el, è il secondo Soffio e secondo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Urano. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 5° al 10° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 marzo.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.
Il nome di Jeliel significa "Dio caritatevole"
Il dono dispensato da Jeliel è l'AMORE
Questo Angelo rappresenta e concede il potere di concretizzare e consolidare qualunque realtà: accorda la solidità, la tranquillità, la fecondità (vegetale, animale, umana, lavorativa), la fedeltà del coniuge, obbedienza e lealtà da parte dei figli e dei sottoposti. Fa vincere i processi e annulla i litigi, le dispute, separazioni e divorzi. Assicura il successo in attività di costruzione e produttive. Aiuta anche a far carriera nelle amministrazioni, nella diplomazia e nelle forze dell'ordine. Dice Haziel che Jeliel rivela i misteri connessi alle realizzazioni materiali, a tutto ciò che si concreta in termini tangibili. Invocandolo la persona otterrà eccezionali intuizioni (...), avrà la possibilità di conoscere le virtù delle piante, le peculiarità dei minerali, e di presentirne la filiazione cosmica (e i suoi presentimenti si riveleranno esatti). Le sarà dato di saper scegliere il materiale più idoneo a questa o quella costruzione (...). L'influenza di questo Angelo permette di costruire il mondo terreno in conformità alle regole dei mondi superiori. La persona sa (o è in grado di apprendere, attraverso la preghiera rivolta a Jeliel) ciò che è opportuno fare o 'che è maturo': pronto, cioè, a pervenire allo stadio delle realizzazioni pratiche. Di qui la sua possibilità di bussare alla porta giusta: quella, appunto, che si trova in attesa di essere varcata. Per tale motivo l'elevazione spirituale, così come l'ascesa sociale, per i suoi protetti potranno essere molto rapide.
Qualità di Jeliel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Jeliel sono sono amore universale, amore per i bambini e per il prossimo, bontà 
d'animo, carattere socievole, aperto e leale; fedeltà, modi affidabili e gentili, senso positivo della gerarchia, rispetto, verità. Dona pace, gioia di vivere, prontezza di spirito e vivacità di pensiero, idee utili e concrete, capacità di seduzione, forte carica erotica, facoltà di amare ed essere amati. Concede ascendente sui potenti, obbedienza, attitudine a tutte le cose che riguardano l'ordine e la giustizia; influenza sulla riproduzione di tutto quello che esiste nelregno animale.
L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Aratak e rappresenta l'indifferenza. Domina su tutto ciò che può nuocere agli esseri animati, induce gli individui alla noncuranza verso i loro partner, provoca divisione nelle coppie trascinandole a venir meno alla lealtà reciproca. Causa eccessi di orgoglio, grettezza, narcisismo, infedeltà, egoismo, aridità, avarizia; perdurare del celibato e solitudine, licenziosità.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Jeliel si chiama "ritrovare le scintille". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere consente di ritrovare scintille di Luce spirituale e revitalizzare le nostre energie quando ci sentiamo bloccati e percepiamo che la nostra vitalità si sta esaurendo. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome, frammenti di Luce vengono sottratti alle entità distruttive che dimorano in me. La loro forza viene interrotta e l'energia divina torna a colmarmi. La vita torna a splendere con crescente intensità mentre, giorno dopo giorno, miliardi di scintille fanno ritorno alla mia anima, che è la loro vera sorgente.
Esortazione angelica
Jeliel esorta a invocarlo per ottenere guida a trovare dentro di sè la chiarezza di visione e risorse per il proprio lavoro.

YeLiY'eL (Dal 26 al 31 Marzo)

 yod-lamed-yodYod-lamed-yod
(Da 5°a 10° dell'Ariete)
Coro dei Serafini
L'Angelo degli intelligenti
"IO MI ELEVO TRA COLORO CHE VEDONO"
CHIAVI:Preminenza dell'intelletto. Saper persuadere un'assemblea. Dominare gli istinti e gli inferiori. Desiderio di verità. Originalità.
COSA TI CHIEDE? A caccia di certezze da sfidare: quante ne trovi, nei tuoi pensieri?
"In questa parte di te la testa vuol comandare tutto il corpo, e tu vuoi comandare gli altri. Ma non sai esattamente cosa comandare, e perciò sei scontento. In realtà comandi solo alle tue parole: ma così le parole comandano te.
E' una parte cupa. Irradia orgoglio, ambizione e calunnia. Ma non puoi interpretare neanche le previsioni meteorologiche, se non riconosci e non usi questa parte in te. E appena ti accorgi di lei il tuo corpo diventa una straordinaria ricchezza. Il vigore si moltiplica, si ribella alla testa tiranna."
Igor Sibaldi- L'arca dei nuovi Maestri

giovedì 27 marzo 2014

WeHeWuYaH (Dal 21 al 26 Marzo) 2' parte

I protetti di questo primo Serafino somigliano a giganti che per romanticismo abbiano deciso di abitare tra gli uomini, di adattarsi al nostro mondo, in cui tutto è, per loro, troppo piccolo e, qua e là, anche troppo complicato. Le due waw, nel Nome, raffigurano appunto gli intralci, le limitazioni che la loro vasta energia incontra ovunque; e la he rappresenta la loro anima, che sarebbe tanto felice di superare quelle limitazioni trasformandole nel contrario: in brillanti vittorie, in trionfali fatiche d’Ercole, che attirino sui Wehewuyah gli sguardi ammirati di quante più persone possibile. Ci riescono, spesso, e in ogni caso un Wehewuyah non mette all’opera le sue numerosissime qualità se non quando gli si profila la possibilità di riuscire in qualche impresa particolarmente difficile, dinanzi alla quale altri abbiano arretrato – sia che si tratti di idee d’avanguardia, di audaci ideali da difendere, di record da battere, o di conquistare il cuore della più bella o del più bello del quartiere. Allora diviene veramente se stesso, quel gigante che è, e si convince di non vivere invano.
Viceversa, non è raro il caso che qualcuno di questi giganti resti fermo, bloccato da quelle due waw in qualche periodo della vita; e ciò può avvenire per due ragioni: o perché, semplicemente, non vede attorno a sé nessuna occasione abbastanza ambiziosa, oppure perché qualcuno vuol mettere in dubbio la sua superiorità, e costringerlo a una gara.
Il Wehewuyah detesta infatti la concorrenza: sente, sa di essere il più grande in ogni senso, e non può ammettere rivali. Perciò si trovano così pochi atleti, in questi giorni di marzo; perciò i Wehewuyah si trovano talmente a disagio negli uffici, nei lavori di squadra, o dovunque debbano stare in guardia da maneggi e colpi bassi di colleghi che si ritengono o vorrebbero essere pari a loro: preferiscono semmai farsi da parte,più o meno cupamente – o magari tragicamente, come Ayrton Senna, compianto campione di Formula 1, che proprio le gare avevano evidentemente stremato. Svettano invece là dove possono sentirsi protagonisti assoluti e isolati, giganti davvero: su un palcoscenico, su un podio, come Toscanini, Dario Fo, Mina, Battiato, Elton John; o nel loro laboratorio di artisti intenti a imprese ineguagliabili, come Johann Sebastian Bach; o specialisti e scopritori di campi esclusivi, a cui si sentano congiunti da speciali ispirazioni, predestinazioni quasi: come Akira Kurosawa a quel mondo degli antichi samurai che raffigurava appassionatamente nei suoi film. Tanto più essenziale sarà dunque, per loro, una massiccia fiducia in se stessi e soprattutto nella propria vocazione – appunto perché questa può, all’inizio, apparire inusitata ed eccessiva. Se invece (il loro Angelo non voglia!) dovessero lasciarsi scoraggiare, li attende un senso di solitudine e di frustrazione tanto gigantesco quanto i risultati che avrebbero ottenuto se avessero osato. In questa evenienza, ilWehewuyah sconfitto dalla vita abbia almeno l’accortezza di trovarsi un hobbyesaltante, il più possibile originale, in cui trionfare, solitario e ineguagliabile, almeno nei weekend.
Anche quando conquistano il successo, d’altronde, i Wehewuyah tendono a incappare, presto o tardi, in una serie di problemi caratteristici, che si potrebbero descrivere come una vera e propria sindrome. Da un lato, l’egocentrismo e la vanità – che in loro è spesso massiccia, imperturbabile, mai sfiorata da un lampo di autoironia. Dall’altro, il terrore di perdere, con l’età, la posizione di eccellenza chehanno saputo conquistarsi: e nel tentativo di placarlo possono diventare dispotici, estremamente suscettibili, ostili a chiunque manifesti doti che in futuro potrebbero rubar loro la scena. In realtà si nasconde qui, molto in profondità, la loro vecchia voglia di superare i propri limiti: anche il successo può apparire loro come una limitazione, un ruolo troppo stretto, e il loro cuore di titani avrebbe il segretissimo impulso a liberarsene… Ma per cercare che cosa più su, quando sono già giunti sulla vetta? E d’altra parte, come far giungere tale impulso fino alla coscienza, senza che il loro grosso, vanitoso Ego ne sia sconvolto? Il conflitto interiore che nerisulta può renderli assai infelici e diventare il loro peggior nemico se – come spesso accade – i Wehewuyah provano a difendersene ignorandolo. Cominciano allora a temere qualsiasi tipo di introspezione, non colgono più i segnali di insofferenza che provengono sia da loro stessi, sia da coloro con cui vivono e lavorano: ed è altamente probabile che siano, di lì a poco, vittime di tradimenti, o magari di adulteri. Di solito imparano la lezione: prendono la ferita al loro amor proprio come un’altra waw da superare, e riconquistano ciò e chi hanno rischiato di perdere; ma non è escluso che ne rimangano a lungo doloranti, e nemmeno che la medesima situazione non si ripresenti in seguito. Sarebbe meglio, perciò, provvedere in anticipo, e tener sempre allenata – anche in casa propria – quella sensibilità tattica e strategica che sanno adoperare tanto bene nelle questioni professionali: sono nati conquistatori, lo siano quindi fino in fondo, ogni giorno e in ogni aspetto della vita.
Tengano inoltre in dovuta considerazione la loro robusta carica aggressiva che, se può tornare utile nelle fatiche per ottenere il successo, difficilmente riesce a trovare un’adeguata applicazione nei rapporti con il coniuge, i figli, gli amici. Nella vita privata è inevitabile che i Wehewuyah abbiano la sensazione di trattenersi, di limitarsi, di costringersi a rilassarsi – e ciò li innervosisce e li stanca enormemente, a volte sembra addirittura intontirli, fino a renderli insopportabili. I più saggi tra loro rimediano a questo inconveniente dando il massimo nella loro professione, e liberando in qualche sport impegnativo quell’eventuale residuo di aggressività che ancora fosse rimasto dopo la giornata lavorativa. Dopo otto ore di tensione e altre due di kickboxing o di wushu, invece che sfiniti, rientrano a casa lucidi, equilibrati e in pace con il mondo. E allora sono davvero irresistibili.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Vehuiah, o Wehewuyah, o Whwyhè il primo Soffio, primo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Urano.

Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 0° al 5° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 21 e il 26 marzo.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.

Il nome di Vehuiah significa "Dio innalza al di sopra di tutte le cose"
Il dono dispensato da Vehuiah è la VOLONTA'
E’ questo il primo nome di Dio, la potenza da cui deriva l’angelo più luminoso. Con la sua desinenza "iah" questo Nome contiene tutte le lettere (Yod He Vav Hedel tetragramma sacro YHVH, che i Cristiani hanno reso pronunciabile nella forma Yahvé ou Jéhovah.
Si tratta cioè del Nome divino: quello che, poiché secondo gli Ebrei non deve essere mai pronunciato, è citato nei salmi come Adonaï.Dalla sua radice VHV (vav - hey - vav, o waw - he - waw) discende "Vehu", che nella Kabbalah cristiana diventa Vehuiah. Dalla radice di questo Nome deriva una sorta di mantra che ripetuto incessantemente conduce ad attingere lo stato di coscienza del vero Sè.
Veuhiah rappresenta e amministra il potere dell’Amore e della Saggezza, capace di condurre l'uomo all'illuminazione da parte dello Spirito di Dio.
Si può anche dire che sia l'angelo dei leader: degli imprenditori e, per estensione, delle persone di successo. Dona infatti carisma e grandi capacità, insegna a osare (a intraprendere, appunto), aiutando ad eccellere nella propria specialità e a sviluppare influenza sulle cose e sulle persone. Per la struttura del proprio nome Vehuiah è l'angelo del dinamismo che, dall'interiorità, ispira anche un'agire condotto con coscienza e determinazione, che può attingere "la dimensione sacra di cambiare la realtà attraverso l'azione spirituale".
Qualità di Vehuiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Vehuiah sono coraggio, valore,
energia intensa, impulso a intraprendere saggiamente, forza di volontà e decisione; la facoltà di creare e sviluppare le cose più difficili. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Sémiaza e rappresenta la confusione e l'indeterminazione; cavalca l’improntitudine e la collera, rende gli uomini turbolenti; instilla irascibilità, sfiducia e intolleranza verso gli altri, la tendenza a lasciarsi prendere dai propri impulsi. Veuhiah contrasta dunque l'ira, la mancanza di riflessione 
prima dell’azione, la violenza, e le conseguenze che ne derivano.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Vehuiah si chiama "viaggio nel tempo". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace a chi vuole annullare i mali causati nel passato al fine di cancellare i loro effetti negativi sia dalla propria vita sia da quella degli altri.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome accetto la verità spirituale che ci avverte che i problemi che incontriamo nella vita sono dovuti a nostre azioni passate. Risveglio nel mio cuore il rimorso per le precedenti azioni che hanno causato dolore. Concentrandomi su questo Nome sradico da ora i semi negativi precedentemente piantati e nel farlo trasformo ciò che è stato, rinnovo il mio presente e creo un futuro di appagamento e di gioia.
Esortazione angelica
Vehuiah esorta a comprendere a cosa servono la sofferenza e l'amore, la preghiera e la gioia, l'insuccesso e il successo; a tendere alla Luce per comprendere il mistero del Mondo.

mercoledì 26 marzo 2014

WeHeWuYaH (Dal 21 al 26 Marzo)

 waw-he-waw
(Da 0° a 5°dell'Ariete)
Coro dei Serafini
L'Angelo dei giganti
"LA MIA ENERGIA TROVA LIMITI INTORNO"
CHIAVI: Primeggiare sempre. Energia in eccesso. Trionfare in imprese ardue. Astuzia nel riconoscere le insidie. Perfetta conoscenza di sé. Talento artistico. Amore per la conoscenza. Protezione contro la collera.
COSA TI CHIEDE? Ti capitano mai coincidenze o precognizioni? E riesci a ricordartene?
"E' magnifico e lo sa, ma ha paura che qualcun altro sia meglio di lui. Ne ha talmente paura che finisce per temere tutto e tutti, dietro quella sua aria da bel portone di legno. E' questa parte di ognuno.
E tuttavia è la parte di te che sa trionfare. E' facile ironizzare su uno così, tanto più che dallo sguardo capisci che non se ne accorgerebbe. Ma trova in te la sua forza: è importante!"
Igor Sibaldi- L'arca dei nuovi Maestri