|
Auguste Rodin - Il pensatore |
Tra i molti significati del Nome di quest’Angelo vi è anche «io mi faccio udire [in ebraico yel] liyi]», ed è un altro modo di descrivere il compito che gli Yeliy’el si sono dati nel venire al mondo, cioè essere il capo, in tutti sensi. A cominciare addirittura dal proprio corpo: gli Yeliy’el, in sé e per sé, sono soprattutto la propria testa, si identificano cioè con la propria intelligenza e considerano perciò le emozioni, gli istinti e i sentimenti, se non proprio come inevitabili inconvenienti, perlomeno come un insieme di fattori ai quali imporre dall’alto una ferrea guida. Troviamo così, tra i filosofi Yeliy’el, Cartesio, con il suo yelielianissimo motto «Cogito ergo sum», per cui l’essere e il pensare divengono, appunto, tutt’uno.
nell’assemblea riunita [
In secondo luogo, gli Yeliy’el sono capi nei loro rapporti con gli altri, nell’accezione più tradizionale del termine: troppo razionali, metodici, cauti, lucidi, logici, per non far accorgere coloro che li circondano di quanto sia utile poter contare su uno Yeliy’el, su una testa pensante che sappia parlare chiarissimo e illuminare in ogni circostanza ciò che non tutte le altre teste sanno vedere. E come potrebbero, gli altri, non riconoscere autorità a un individuo simile? Diverrà il leader, e non per ambizione (l’ambizione è una smania emotiva, e gli Yeliy’el non se ne lasciano certo dominare) ma perché semplicemente è giusto e ragionevole che sia così. Non per nulla, in letteratura fu Yeliy’el Paul Verlaine, acclamato «principe dei poeti» della sua epoca, che gioiva nell’elencare anche in versi le norme che a suo parere andavano ragionevolmente rispettate per scrivere come si deve.
In terzo luogo, infine, l’intelligenza degli Yeliy’el non potrà che guardare dall’alto in basso i modi in cui vive l’altra gente, più o meno smarrita sempre nelle foschie emotivo-sentimental-istintuali. Inutile nascondere l’evidenza: l’umanità si divide nettamente in esseri superiori e in esseri inferiori, e ogni Yeliy’el sa perfettamente, e senza la benché minima vanità, di essere tra i primi; dovrà dunque comportarsi di conseguenza. La sua casa, le sue abitudini, le sue aspirazioni, i suoi gusti dovranno essere diversi e più raffinati di quelli della maggioranza: tutto ciò che è suo avrà i tratti dell’esclusività, dal linguaggio, agli abiti, alle tendenze sessuali. E solo quando avrà ottemperato a queste sue esigenze da ruling class, si sentirà perfettamente realizzato. Un illustre, grande esempio di tale finezza lo diede la Yeliy’el santa Teresa d’Avila, che per decenni analizzò con razionalità estrema nientemeno che il processo e i massimi gradi del più aristocratico dei piaceri, l’estasi – con la dovuta attenzione anche per le sue implicazioni erotiche, naturalmente preziosissime ed estremamente originali.
Nella nostra vita quotidiana, oltre che mistici, filosofi, poeti, gli Yeliy’el potranno ritrovarsi a loro agio nell’insegnamento (meglio se negli ordini di scuola superiori), o ai vertici di qualche organizzazione, o a capo di aziende (meglio se connesse con la tecnologia o la cultura): presidenti, certo, più che manager; o anche pianificatori, architetti e ingegneri, specialmente nell’edilizia civile; oppure, in caso di personalità particolarmente estroverse e disinvolte, eccelleranno in qualche movimento popolare o nella gerarchia religiosa, sospinti sempre più in alto dall’ammirazione e dalla fiducia dei più.
Ma negli Yeliy’el il primato della testa può anche implicare qualche aspetto burrascoso. A forza di ricondurre tutto alla sfera dell’intelligenza, avviene infatti che il loro animo, e soprattutto il corpo, avvertano una nostalgia, anche angosciosa talvolta, delle emozioni forti. Buona parte degli Yeliy’el sanno tenersi saldi al di qua di queste ultime, ben arroccati nel proprio realismo, da un lato, e anche nel timore del ridicolo, dall’altro. Ma molti non resistono alla tentazione, e si cercano passatempi spericolati (dall’alpinismo estremo ai rally nel deserto), oppure esplorano qualche perversione, oppure, nel peggiore dei casi, dopo essersi troppo a lungo limitati, precipitano in qualche tempestosa zona d’ombra da cui si sentono attratti come da un vortice. Fu per esempio il caso del celebre scrittore russo Nikolaj Gogol’, che in una crisi mistica si abbandonò all’anoressia e ne morì; o di Van Gogh, che prima di suicidarsi si amputò un orecchio: disperato gesto yelieliano, ingiuria al corpo e al tempo stesso duello tra la sofferenza fisica e la mente che la contempla gelida, feroce, mentre se la infligge. E non si conosce la data esatta di nascita di quel padre della Chiesa, Origene, celebre oratore alessandrino, che attorno al 330 si evirò perché l’istinto non turbasse più la sua saggezza: ma sarei pronto a scommettere che venne al mondo anche lui verso la fine di marzo.
È buona regola, per gli Yeliy’el, saper compensare il predominio della razionalità prima che si profili il rischio di simili eccessi. Più saggio fu, tra i nati in questi giorni, Goya: in tante sue opere seppe rendere omaggio a quei demoni che, diceva, «si destano non appena la ragione prende sonno»; li affrontò, li studiò, li raffigurò nei dettagli, esplorando le ombre della propria personalità come si esplora una miniera: la sua lucidità ne usciva, ogni volta, ritemprata, riequilibrata, e sempre più coraggiosa.
Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Jeliel, o Yeliyel, o Yeliy’el, è il secondo Soffio e secondo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Urano. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 5° al 10° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 marzo.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.
Il nome di Jeliel significa "Dio caritatevole"
Il dono dispensato da Jeliel è l'AMORE
Questo Angelo rappresenta e concede il potere di concretizzare e consolidare qualunque realtà: accorda la solidità, la tranquillità, la fecondità (vegetale, animale, umana, lavorativa), la fedeltà del coniuge, obbedienza e lealtà da parte dei figli e dei sottoposti. Fa vincere i processi e annulla i litigi, le dispute, separazioni e divorzi. Assicura il successo in attività di costruzione e produttive. Aiuta anche a far carriera nelle amministrazioni, nella diplomazia e nelle forze dell'ordine. Dice Haziel che Jeliel rivela i misteri connessi alle realizzazioni materiali, a tutto ciò che si concreta in termini tangibili. Invocandolo la persona otterrà eccezionali intuizioni (...), avrà la possibilità di conoscere le virtù delle piante, le peculiarità dei minerali, e di presentirne la filiazione cosmica (e i suoi presentimenti si riveleranno esatti). Le sarà dato di saper scegliere il materiale più idoneo a questa o quella costruzione (...). L'influenza di questo Angelo permette di costruire il mondo terreno in conformità alle regole dei mondi superiori. La persona sa (o è in grado di apprendere, attraverso la preghiera rivolta a Jeliel) ciò che è opportuno fare o 'che è maturo': pronto, cioè, a pervenire allo stadio delle realizzazioni pratiche. Di qui la sua possibilità di bussare alla porta giusta: quella, appunto, che si trova in attesa di essere varcata. Per tale motivo l'elevazione spirituale, così come l'ascesa sociale, per i suoi protetti potranno essere molto rapide.
Qualità di Jeliel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Jeliel sono sono amore universale, amore per i bambini e per il prossimo, bontà
d'animo, carattere socievole, aperto e leale; fedeltà, modi affidabili e gentili, senso positivo della gerarchia, rispetto, verità. Dona pace, gioia di vivere, prontezza di spirito e vivacità di pensiero, idee utili e concrete, capacità di seduzione, forte carica erotica, facoltà di amare ed essere amati. Concede ascendente sui potenti, obbedienza, attitudine a tutte le cose che riguardano l'ordine e la giustizia; influenza sulla riproduzione di tutto quello che esiste nelregno animale.
L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Aratak e rappresenta l'indifferenza. Domina su tutto ciò che può nuocere agli esseri animati, induce gli individui alla noncuranza verso i loro partner, provoca divisione nelle coppie trascinandole a venir meno alla lealtà reciproca. Causa eccessi di orgoglio, grettezza, narcisismo, infedeltà, egoismo, aridità, avarizia; perdurare del celibato e solitudine, licenziosità.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Jeliel si chiama "ritrovare le scintille". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere consente di ritrovare scintille di Luce spirituale e revitalizzare le nostre energie quando ci sentiamo bloccati e percepiamo che la nostra vitalità si sta esaurendo. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome, frammenti di Luce vengono sottratti alle entità distruttive che dimorano in me. La loro forza viene interrotta e l'energia divina torna a colmarmi. La vita torna a splendere con crescente intensità mentre, giorno dopo giorno, miliardi di scintille fanno ritorno alla mia anima, che è la loro vera sorgente.
Esortazione angelica
Jeliel esorta a invocarlo per ottenere guida a trovare dentro di sè la chiarezza di visione e risorse per il proprio lavoro.