martedì 28 gennaio 2014

YaHeHe'eL (dal 25 al 30 Gennaio) 2' parte

Il nome di quest’Angelo descrive un’ascesi radicale e senza limiti: e in ciò consiste infatti il compito degli
Yahehe’el, e anche la principale causa dei loro conflitti terreni. Sono, o meglio sarebbero perfettamente equipaggiati per salire sempre più su, come astronauti, nelle diafane regioni dello spirito. Dispongono, per loro natura, di una larga saggezza che li trattiene dal partecipare e persino dall’interessarsi alle tensioni, alle lotte, agli affanni quotidiani della restante umanità; guardano tutto e tutti dall’alto – nel senso migliore del termine – e la loro vista è per di più talmente buona, che anche se volessero non potrebbero spiegare al loro prossimo tutto ciò che vedono in lui, intorno a lui e nel suo futuro; non li trattiene dunque neppure il bisogno di voltarsi a insegnare, a riferire… e nemmeno l’ostacolo più ovvio e tenace di chi vuol salire: le passioni del cuore o del corpo. Il principio femminile e il principio maschile della personalità degli Yahehe’el si trovano infatti fin dalla nascita in perfetto equilibrio, e non richiedono alcuna compensazione né da un sesso né dall’altro (potrebbero intendersi bene, quanto a questo, soltanto con i protetti degli altri due Angeli ermafroditi, Yezale’el, dei Cherubini, e Miyhe’el delle Virtù), dimodoché anche la loro capacità d’amare può volgersi intera e libera verso nuovi livelli del sublime.
In altre epoche, con una tempra simile, gli Yahehe’el avrebbero facilmente trovato qualcuno che li indirizzasse alla carriera monastica, e in breve tempo, nel silenzio e nella contemplazione, si sarebbero accorti di essere fatti apposta per la santità. Maoggi è molto dura, per loro. Le principali religioni, nel loro sforzo di avvicinarsi il più possibile al mondo profano, hanno decisamente trascurato i propri aspetti spirituali ed esoterici: nessuna apprezza più l’ascesi (la tollerano, semmai), e anche il mondo, di conseguenza, ha smesso di apprezzarla – così che questi eterei Yahehe’el si ritrovano abbandonati a se stessi, incompresi e incomprensibili, e costretti a scendere a compromessi con le esigenze materiali.
I loro compromessi non riescono quasi mai, e se riescono è peggio ancora. Capita, per esempio, che uno Yahehe’el, per non sentirsi troppo diverso dagli altri, si fidanzi e si sposi: il coniuge ne sarà sicuramente innamorato (come non innamorarsi di un’anima tanto equilibrata, alta, irraggiungibile?), la famiglia sarà allietata da qualche bambino, ma a meno che sia il coniuge sia i figli siano nati nei suoi stessi giorni, lo Yahehe’el avrà sempre l’opprimente, segreta sensazione di vivere in un equivoco, di aver finto e di dover fingere. L’immagine che dà di se stesso in famiglia non è dunque la sua vera, non è lui che i suoi amano, ma solo una persona che non esiste, inventata, recitata… E vivere con questo fardello sul cuore è tutt’altro che piacevole.
Lo stesso avverrà nel lavoro: anche se facesse l’insegnante – che tra tutte le professioni è forse quella meno inadatta a lui – gli sembrerebbe sempre di essere complice di un mondo a lui estraneo, di dover preparare i suoi allievi a una vita che lui, per sé, non desidererebbe mai; e si porrebbe problemi di coscienza che nessun suo collega neppure si sogna. Per non parlare poi del tempo libero, delle conversazioni e dei divertimenti degli altri, in mezzo ai quali uno Yahehe’el tace e per lo più sogna tra sé e sé, sentendosi come un palloncino legato a terra da un filo lunghissimo e sottile, che di nascosto sta tentando sempre di allentare, o spezzare.
Mozart era di quest’Angelo, e solo i suoi biografi più ottusi presentano il suo disinteresse per le faccende normali come un sintomo di caoticità interiore: era, al contrario, uno Yahehe’el rigoroso e perfettamente coerente con se stesso; semplicemente non gli importava nulla del mondo e non aveva voglia di fingere. Componeva. E così anche Lewis Carroll, che scriveva i suoi libri per la piccola Alicee viveva, felice, in un universo tutto suo, fatto di esseri fantastici e di matematica. E Anton Cechov, che sembrava guardare la vita degli altri da un’interiorità infinita, come le nuvole o le stelle potrebbero guardare, e sorrideva con altrettanta infinita comprensione ai suoi lettori, che (ne era certo) non lo avrebbero compreso mai, se non cominciando a sentirsi un po’ palloncini legati a un filo, anche loro.
L’unica cosa che potrebbe rafforzare quel filo sarebbe un legame – d’amicizia magari – con una persona saggia: con una piccola Alice, appunto, che li capisca, o con qualcuno che li faccia sentire protetti, e che occupandosi dei problemi quotidiani permetta loro di sognare in pace di tanto in tanto: come fu per Mozart suo padre Leopold. Allora, così garantiti, può anche avvenire che prendano gusto a vedere la terra dall’alto, e non più per l’altezza stessa ma per il panorama che la terra offre da lassù: e che si divertano, anche, a scendere un po’, per poi subito risalire, e poi scendere ancora, a sperimentare questa o quell’occupazione o abitudine dei terragni. Rarissimo è il caso che in uno Yahehe’el si sviluppi invece un elemento di ostilità verso chi è più in basso: ma quando ciò avviene possono diventare temibili, e trarre piacere da una crudeltà fredda, imperturbabile, fiabesca quasi, se si pensa a certi tetri personaggi di fiaba; così avvenne a Ceausescu. Ma sono davvero casi che potrebbero contarsi sulla punta delle dita: il riserbo yaheliano vela, di solito, soltanto sapienza e immensa nostalgia dell’eterno.
 Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Iahhel, o Iah-hel, o Yahehe’el è il 62esimo Soffio; è il sesto raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie di Venere. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 5° al 10° dell'Acquario ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 Gennaio. I sei Angeli Custodi dell'Acquario, collettivamente, ispirano ai loro protetti amore per la natura, idealismo, apertura mentale, interesse per le innovazioni.
Il nome di Iahhel significa “Dio supremo".
Il dono dispensato da Iahhel è il SAPERE; o il DESIDERIO DI CONOSCERE.Dice la Tradizione che Iahhel aiuta ad acquisire saggezza, protegge i filosofi e tutti coloro che vogliono ritirarsi a vita contemplativa per seguire studi contemplativi e filosofici. Ma, governando nel suo Coro le energie venusiane, e dispensando anche quelle mercuriane proprie del Coro stesso, questo angelo concede contemporaneamente la ragione e la sensazione, qualcosa che può esprimersi, come dice Haziel, in "un'intelligenza pratica posta al servizio della Bellezza", oppure capace di trarre frutto (cioè gioia o ricchezza, o entrambe) dalla bellezza, oppure dal sapere: per esempio lavorando con l'educazione, con l'arte, la musica, o con la natura. Inoltre non favorisce solo l'appagamento nella solitudine, ma anche l'unione: secondo Haziel, infatti, favorisce, addirittura suscita, la formazione di associazioni e gruppi. Grazie a lui il soggetto saprà trovare la forma logica per istituirli, il modo di far coincidere gli interessi di molteplici personalità. L’influsso esercitato da questo Angelo farà sì che le esperienze derivanti dalle associazioni (comprese quelle intime come il matrimonio) elargiscano frutti saporiti, ossia sfocino in risultati positivi. Il suo protetto pronuncerà discorsi o scriverà testi favorevoli all’unione di tutti. Avrà un’intelligenza particolarmente idonea a capire le persone e gli avvenimenti, e anche capace di individuare ciò che può condurre all'affermazione personale. L'angelo dispensa dunque intelligenza, bellezza e ricchezza, doni che non si potranno manifestare nei casi in cui la Volontà Umana rifiuti gli stimoli da lui offerti: ma se i suoi protetti porranno la loro azione al servizio di un progetto positivo, avranno successo sicuro e otterranno una vita serena in cui saranno amati teneramente.Qualità di Iahhel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Iahhel sono sentimento, saggezza, comprensione del potere del pensiero, amore e fedeltà coniugale, moderazione, amore della tranquillità e della solitudine. Spiccato senso del dovere e capacità di adempiere agli impegni; conoscenza del valore dell’esistenza, successo nelle carriere didattiche.
L'angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Aporménos e rappresenta l'ansia e il sospetto. Causa gli sconvolgimenti degli eventi, del corpo e dello spirito che ostacolano una vita tranquilla: impedimenti, scandali, malattie, depressioni.
Meditazione associata al Nome: genitore-maestro
La Verità da conoscere, connessa a questa meditazione, è che i figli non appartengono ai genitori, né gli allievi ai maestri: essi ci sono affidati in un rapporto che deve essere per noi occasione di evoluzione, e nel quale anche noi impariamo da loro. La posizione di genitore e di maestro, soprattutto, dà l'occasione di essere Luce per coloro che devono e possono imparare da noi: ma la Luce non si manifesta tanto nelle esortazioni teoriche, quanto nell'esempio pratico, nella capacità di essere per gli altri vere ispirazioni.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: metto a tacere il predicatore che è in me. Farò trasparire e parlare il Maestro che è in me
attraverso le mie azioni.
Esortazione angelica
Iahhel esorta a riconoscere che tutto nasce dalle idee ed è fecondato dai sentimenti. In noi stessi è presente il seme che può far concretizzare ogni cosa; spetta a noi irradiare Luce e manifestare il Bene.

YaHeHe'eL (dal 25 al 30 Gennaio)

 yod-he-he

L'Angelo delle altre dimensioni
"IO GUARDO SOLTANTO VERSO L'INVISIBILE"

CHIAVI: La conoscenza diretta della Verità suprema. Amore per la contemplazione. Parità e perfetta armonia tra gli sposi. Repulsione per tutto ciò che è terreno.

COSA TI CHIEDE: Per quanti secondi riesci a disconnetterti?

"Voi siete onnipotenti. E avete già tutto per accorgervene Trovate altre parti di voi negli altri: se sapete esserle tutte ed equilibrarle è la gioia, è un capolavoro. Unica armonia.Perciò è detto , ama gli altri come te stesso.
Questa è la parte di t che può essere se stessa solo in cima a una montagna o in mezzo al deserto, lontano da tutto, e solo se ha il coraggio di cercare questa solitudine, trova i veri amici e i grandi amori."

Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

domenica 26 gennaio 2014

WuMaBe'eL (dal 20 al 25 Gennaio) 2' parte

È l’Angelo dei rabbini, dei maestri della legge: di quegli individui, cioè, che per loro natura sono sempre saggi e importanti, ma perché a vederlo dall’esterno, quel loro sforzo di trattenersi risulta quasi sempre antipatico: «Mmh! Quel tipo mi nasconde qualcosa!» pensano di loro, ed è vero, sì, ma non viene in mente a nessuno che gli Umabe’el si impongano di tacere per modestia e ipersensibilità.
irresistibilmente connessi con un qualche supremo senso della misura (chiamato nella tradizione ebraica «la Legge») e che provano una profonda felicità quando si presenta loro l’occasione di annunciare a qualcuno le utilissime informazioni che quella connessione trasmette al loro cuore. Che cosa è opportuno, che cosa è sconveniente, che cosa è giusto, che cosa è deleterio: questo è ciò che gli Umabe’el sanno – e sanno dire – sempre. Il loro problema fondamentale è il coraggio: non è facile, infatti, indicare a un altro i suoi errori e prendersi il diritto di correggerlo e di guidarlo. Agli Umabe’el verrebbe spontaneo: senza alcuna presunzione, dolcemente e candidamente lascerebbero parlare quella loro sapienza al solo scopo di facilitarvi la vita. Ma come non temere che li si prenda per ficcanaso e rompiscatole, e che li si inviti a farsi i fatti loro? Il solo pensiero di una reazione del genere toglie purtroppo ogni forza a molti Umabe’el, sia perché nel farsi i fatti loro non brillano di certo (il loro talento rabbinico vale soltanto nell’interesse altrui; nella propria vita sono puntualmente caotici, ora indecisi, ora impulsivi, spesso inconcludenti), sia perché il loro animo è tenero, e bisognoso di molto affetto, e l’ultima cosa che desiderano è di contrariare il prossimo. Perciò spesso tacciono, per scoprire poi puntualmente che avrebbero fatto molto meglio a parlare: non solo perché i loro pareri sono
Devono osare, e seguire impavidamente le loro ispirazioni morali. Che si tratti della nuova fidanzata di un loro amico o di un suo nuovo posto di lavoro, gli Umabe’el devono dire quel che ne pensano, anche a costo di ferire qualcuno: saranno ferite salutari. Il loro compito nel mondo è testimoniare che esiste quella Legge, quel limpido universale Criterio applicabile praticamente: gli Umabe’el sono come bussole che in ogni circostanza indichino i punti cardinali, permettendo così alla gente di orientarsi. E poco male se ciò finirà con il farli sentire su un piedistallo – dato che quel piedistallo è stato costruito proprio per loro, perché dirigano il traffico delle opinioni e delle scelte umane.
Quanto poi al fatto che chi sta su un piedistallo abbia bisogno di molta gente intorno per non sentirsi solo, è anche questa una circostanza a cui gli Umabe’el faranno bene ad adeguarsi presto. La loro fame d’amore (qualunque cosa possano pensarne prima di aver scoperto se stessi) è infatti talmente grande da non potersi accontentare delle diete normali: se agli altri basta avere qualche amico, agli Umabe’el ne occorrono a decine; se alla maggior parte degli altri basta un partner, per gli Umabe’el non c’è relazione in cui non si sentano presto soffocare. Il loro ideale di vita sarebbe una casa dalle porte sempre aperte, una piazza in cui tutti si avvicinino a loro per chiedere consigli: questo soltanto può soddisfarli; e il loro piedistallo diverrebbe una forma d’amore per l’umanità intera – e sarebbero indubbiamente ricambiati – se il mondo sapesse che quella Legge esiste e che gli Umabe’el sono i suoi premurosi profeti.
È capitato, talvolta, che riuscissero a farlo sapere almeno un po’. Francesco Bacone, ai primi del Seicento, fece da bussola nella filosofia, progettando una teoria della conoscenza e una classificazione di tutte le scienze; Thomas Erskine, due secoli dopo, fu tra i primi americani a lottare per l’abolizione dello schiavismo; David Wark Griffith adoperò il cinema (con un piedistallo fatto di suntuosi colossal) per predicare la tolleranza e la passione per l’indipendenza. Ma è molto più frequente imbattersi in Umabe’el pessimisti, profeti inascoltati e divenuti amari o disperati dopo aver cercato invano un partner che a loro bastasse: come il burrascoso lord Byron, o Virginia Woolf, o certi personaggi di Humphrey Bogart (nel bar di Casablanca, per esempio), o Giorgio Gaber. Colpa del mondo? O colpa loro, convintisi – ciascuno per i suoi motivi – che il mondo fosse troppo scettico per poter ascoltare un maestro di vita?
Vera o no, è utile per ogni Umabe’el preferire comunque la seconda ipotesi, e confidare. Di professioni adeguate al loro compito non ne mancano: dallo psicologo all’estetista (che anche lei, come i bravi psicologi, tiene a lungo le persone davanti a uno specchio), dal barman al consulente famigliare, al parroco, al poeta, al farmacista e via dicendo. E da ciascuno di questi piedistalli l’Umabe’el può cominciare a predicare, per sentirsi in pace con la propria coscienza e con l’universo intero.
 Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Umabel è il 61esimo Soffio; è il quinto raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie del Sole. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dal 0° al 5° dell'Acquario ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 21 e il 25 Gennaio. I sei Angeli Custodi dell'Acquario, collettivamente, ispirano ai loro protetti amore per la natura, idealismo, apertura mentale, interesse per le innovazioni.
Il nome di Umabel significa “Dio immenso; Dio al di sopra di tutto".
Il dono dispensato da Umabel è AMICIZIA e AFFINITA'.

Umabel dona ai suoi protetti un animo aprticolarmente sensibile ed empatico, dunque capace di sintonizzarsi con gli altri offrendo amicizia e ricevendone. La persona nata sotto il suo influsso, rivolgendosi a lui, otterrà assoluta chiarezza di coscienza riguardo a come agire nel modo più funzionale alla situazione che si sta attraversando. Dice Haziel che l'energia elargita da Umabel ci fa sentire amati appassionatamente da chi la irradia: si tratta di persone intuitive, generose e capaci di interventi disinteressati e molto efficaci. Però si tratterà di interventi preziosi quanto discontinui: spetta a noi saper cogliere il meglio da queste persone senza pretendere di "catturarle". Riguardo alle persone "Umabel", agiranno spendendosi generosamente, ma l’oro che elargiscono senza alcun calcolo verrà sempre restituito loro, grazie a Umabel.Sempre secondo Haziel, l'angelo elargisce un'energia che stimola la personalità morale dell’individuo creando intorno a lui una sorta di armatura, di ossatura, suscettibile di accogliere il Disegno in fase di elaborazione. ..avremo così il moralista teorico, colui che predica ciò che tuttavia non ha mai sperimentato in proprio. In casi eccezionali, è possibile comunque che il predicatore sia portatore di un bagaglio di Disegni Divini, acquisiti nel corso di numerose incarnazioni pregresse. Nel caso suddetto, UMABEL farà circolare ed esteriorizzare la sua memoria; il suo eloquio corrisponderà a realtà vissute, e le sue azioni concorderanno con le sue parole.Qualità di Umabel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Umabel sono tolleranza e armonia con gli altri, sincerità, gratitudine, carità, correttezza, amore per la musica; inclinazione per le professioni collegate all'astronomia e alla fisica. Sul piano emozionale quest'angelo, che governa le energie del Sole, dona ai suoi nati un "grande cuore solare": un cuore che ha ragioni che vanno ben oltre quelle della ragione, pieno di buone intuizioni che si avvereranno portando a meritati successi.Proprio per questo, l'angelo dell’Abisso a lui contrario (chiamato Argilon) rappresenta l'inimicizia e la diffidenza. Conduce a narcisismo, abuso di droga, tendenza ad abitudini intossicanti, diffidenza e chiusure verso le persone, di conseguenza solitudine e difficoltà ad avere amici.
Meditazione associata al Nome: Acqua
La Verità da conoscere, connessa a questa meditazione, è che l'Acqua non è un banale elemento fisico, ma è l'elemento che più di tutti collega fra loro tutti gli esseri e offre purificazione e guarigione. Sul piano fisico, dobbiamo immaginare l'acqua come un unico elemento di cui noi siamo letteralmente parte (ricordiamo che il corpo umano è costituito soprattutto da acqua), e non solo sul piano quantico, anche se nella nostra dimensione fisica le "parti" sembrano fra loro separate. In realtà esse lo sono come appare "separata" l'acqua che dal fiume confiniamo in un bicchiere: al di là delle nostre percezioni, in realtà essa continua a fare parte della massa d'acqua che compenetra il mondo. All'inquinamento delle acque appartiene dunque anche tutta la spocizia e l'intossicazione che portiamo nei nostri corpi (il quale raggiunge sempre anche l'anima- e viceversa). Dal punto di vista spirituale, ancor più importante, secondo la Kabbalah e praticamente secondo tutte le religioni, l'acqua è Luce di Dio resa manifesta nel mondo fisico. Non per niente anche presso la nostra religione più diffusa, il Cristianesimo, tutte le apparizioni mariane sono connesse allo sgorgare di sorgenti curative.Per tutte queste ragioni, l'inquinamento delle acque non è solo un fatto "materiale", ma spia cruciale dell'infelicità del Pianeta: è insieme causa ed effetto di un'angoscia morale che attanaglia l'umanità. La meditazione associata a questo Nome si chiama "acqua" perché la sua vibrazione aiuta a riportare le acque al loro stato originario cristallino, incorrotto e taumaturgico. Meditazione:ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per la vibrazione di questo Nome siano purificate le acque della Terra, si risveglino le forze della guarigione e dell'immortalità.
Esortazione angelica
Umabel esorta a specchiare noi stessi nei nostri "avversari", anziché giudicarli severamente: comprendendo che ciò che ci dà fastidio in loro è proprio quello che dobbiamo espellere anche da noi stessi, i loro difetti sono immagine delle nostre stesse debolezze, che in noi non sempre riusciamo a vedere.



sabato 25 gennaio 2014

WuMaBe'eL (dal 20 al 25 Gennaio)

 waw-mem-beth


L'Angelo di chi la sa lunga
"IO MI ATTENGO ALLE NORME INTERIORI"

CHIAVI: La gioia dell'amicizia. La conoscenza diretta della Legge suprema. Saper consigliare e guidare gli altri in ogni situazione.

COSA TI CHIEDE? Perché? Che cosa? Chi? (vedi Il gioco delle tre domande)

" E' la parte (di voi) che ha sempre ragione. La verità in loro è un radar. Devono soltanto osare: dirla, sentirla in ogni loro pensiero, senza lasciare che i pensieri e le paure degli altri la nascondano. Vedi che sei tu? Quanta energia adoperi nell'impedirti di esserlo?"

Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

sabato 18 gennaio 2014

MaZaRa'eL (dal 16 al 20 Gennaio)

 mem-tsade-resh

L'Angelo di chi è un'incognita
"AL CONFINE DEI TERRITORI NOTI, IO PROSEGUO PER VIE TORTUOSE"

CHIAVI:Guarire le malattie. Protezione contro le ossessioni e i disturbi mentali in genere. La ricerca dell'armonia spirituale. Liberazione dai persecutori. Obbedienza agli individui superiori o ai propri ideali. Desiderio inesauribile di conoscenza. Saper amare e coltivare la bellezza. Talento artistico.

COSA TI CHIEDE: Da chi vuoi ancora ricevere approvazione?

"E' la parte di te che vive di ossessioni. Il battito dell'universo è per lei una persecuzione., nulla può percepire senza sentirsi in colpa e desiderare una punizione. Si punisce da sé con la sua follia. Il suo ideale di bellezza e purezza la consuma, facendola sempre sentire indegna. Fa orrore? Guardala, ti parla di te. A ogni gradino della tua crescita ti accorgi che sul precedente gradino tu eri così.
Ciò che non vedi di te è una tua mutilazione che sanguina, e negli altri ti ferisce, o inutilmente ti attrae. Ma tutte sono luce, e solo se sai esserle tutte sei luce e sei tu."

Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

MaZaRa'eL (dal 16 al 20 Gennaio) 2' parte

Hieronymus Bosch - La giostra
Metsar, in ebraico, è «istmo», e la mente e la vita dei Metsara’el somigliano proprio a un’estrema tsade, congiunge due continenti e separa due mari. I due continenti sono, per ogni protetto di questo Arcangelo, l’infanzia e l’età adulta; e i due mari sono il sogno e la follia. Il suo compito è scoprire quell’istmo, e farlo scoprire: è bellissimo, infatti, meravigliosamente panoramico; ma è anche tortuoso, ha scogliere a precipizio, e voragini, e quei due mari psichici sono tutt’altro che calmi. Avviene perciò che parecchi Metsara’el non riescano nell’impresa: e scivolino giù in acqua da una parte o dall’altra, oppure ritornino indietro, nella loro infanzia, in vere e proprie regressioni dalle quali anche gli aspetti più quotidiani della vita sociale appaiono come irraggiungibili terre straniere. A ciò si aggiunge anche la massiccia Energia Yod dei protetti di questo Arcangelo, e dunque l’alternativa netta che si pone loro, tra il curare le malattie del prossimo o l’ammalarsi – di disturbi psichici in particolar modo.
propaggine di terra, che, sinuosa come una
Va da sé che la scelta giusta sia il curare altri, ma è indispensabile che i Metsara’el la preparino e la consolidino con tutta una serie di qualità non facili da sviluppare: grande determinazione, equilibrio, creatività, oltre che naturalmente altruismo. La loro principale dote terapeutica consiste infatti in un alto grado di ipersensibilità, che li rende impareggiabili nelle diagnosi e nell’intuizione in genere, ma implica sempre il rischio di degenerare in vulnerabilità. Devono perciò imparare a proteggersi. Indubbiamente un Metsara’el sta bene solo quando si preoccupa più del prossimo che di se stesso, ma deve puntare la sua attenzione sul benessere degli altri, su ciò che di bello c’è o può esservi in loro, e non lasciarsi condizionare dalle loro morbosità, dalle loro opinioni o dalle tante brutture con cui avrà a che fare esplorando animi e vite. È dura, per chi come lui sa percepire con eguale precisione le vie di scampo che sempre si aprono in una psiche malata, e l’intensità delle sofferenze che la malattia produce: ma se si lascia attrarre più da queste che da quelle, vi cadrà dentro e faticherà enormemente a uscirne. Così pure, nel mondo circostante può avvertire con straordinaria intensità gli aspetti luminosi e quelli orrendi: ma se privilegia i secondi ne subirà la fascinazione, e se ne lascerà travolgere, in forma di fobie e di manie di persecuzione.
Si trovano così, tra i Metsara’el, Edgar Allan Poe e Al Capone, travolti entrambi, ciascuno a suo modo, dal raccapriccio e dal male; e Federico Fellini, che alle ferite della bruttezza riuscì a opporre per tutta la vita – a volte con sforzo immenso – geniale dolcezza, ironia e amore dell’umanità. Che, d’altra parte, i Metsara’el siano per natura candidati alla genialità è cosa evidente, e lo sanno benissimo anch’essi: si accorgono spesso di cogliere, come al di là dei loro pensieri, realtà spirituali più alte, armonie segrete, che a volte sembrano nostalgie, altre volte ispirazioni ansiose di prendere forma. Sentono, allora, di essere davvero sull’istmo tra quelle dimensioni superiori e la realtà in cui vivono – ma possono spaventarsene, e fuggire, e magari smarrirsi sulla via del ritorno. Il Metsara’el Vittorio Alfieri usava legarsi alla sedia, davanti allo scrittoio, per resistere allo sgomento quand’era ispirato; il Metsara’el Benjamin Franklin, appassionato di elettricità, passò alla storia anche per aver inventato, guarda caso, il parafulmine: un istmo metallico, cioè, tra le energie del cielo e la terra. Nei Metsara’el che invece non sanno canalizzare l’intensità delle loro percezioni, gli impulsi delle dimensioni superiori diventano fatalmente ossessioni, compulsioni; la capacità di concentrazione si dissolve e, invece di poter fare molto per gli altri, vengono a trovarsi essi stessi nella condizione di non riuscire in nulla, neppure nelle minime cose, senza che qualcuno li assista.
La maggior fortuna, per loro, è che qualcuno li esorti fin da adolescenti a prendersi estremamente sul serio: un genitore, un mentore, un fidanzato paziente, che sappia amare e comprendere le debolezze e i talenti della loro componente infantile, e convincerli che, nonostante le apparenze, il mondo ha estremo bisogno di loro. Quel loro bambino interiore va incoraggiato, con tutta la sua curiosità, la sua sete di bellezza e bontà per sé e per tutti. Certo, è escluso che un Metsara’el possa risultarne un buon funzionario, o un impiegato capace di coordinarsi con i colleghi, o un lucido commercialista o un avvocato, attento alle minuzie e indifferente ai frequenti momenti di noia della sua professione. Ma ovunque occorra creare, esprimere, inventare, ripristinare, guarire, riparare o salvare, i Metsara’el che siano riusciti ad aver fiducia in se stessi e negli altri possono portare contributi memorabili.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Mitzrael, o Metsara’el, è il 60esimo Soffio; è il quarto raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele, nel quale governa le energie di Marte. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° del Capricorno ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 16 e il 20 Gennaio. I sei Angeli Custodi del Capricorno, collettivamente, fanno dei loro Protetti individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione. 
Il nome di Mitzrael significa “Dio che soccorre", o "Dio che libera gli oppressi". 
Il dono dispensato da Mitzrael è il CONSOLIDAMENTO, o la RIPARAZIONE.
E' la capacità di concretizzare i progetti, e anche di elargire energie riparatrici e ricostruttrici. Secondo Haziel quest'angelo accelera in modo straordinario l'estrinsecazione degli intendimenti umani: esercita cioè un influsso che rende le persone decisamente dirette allo scopo, capaci di realizzazioni pratiche immediate ed efficaci. Dice Haziel che i protetti da Mitzrael, divenendo ricettivi alla sua energia, sapranno anche stabilire ottime relazioni con gli altri e conseguire vittorie fulminee, che sapranno dimenticare subito per nuove iniziative. Infatti il carattere liberatorio di Mitzrael non consente di legarsi a un solo progetto (..) la persona tenderà a staccarsi e arretrare alquanto dalle sue stesse realizzazioni. Nella pratica stabilirà una perfetta intesa con la terza fase dell’elaborazione di un prodotto (denominata dai Cabalisti fase Vav): cioè quella della realizzazione. Il nato in questi giorni è dunque un “uomo della fine": intendendo con ciò che egli riceverà il massimo aiuto dalle forze angeliche proprio nella parte conclusiva dei progetti. Il suo aiuto sarà dunque decisivo proprio nei momenti in cui progetti saranno pronti per esteriorizzarsi. Questa persona è portatrice di avvenire; già vede i risultati di tutto ciò che sta per iniziare. E' portatore di idee nuove, utopiche, forse precoci, ma che più tardi si manifesteranno puntualmente.
Qualità di Mitzrael e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mitzrael sono finezza di spirito, ingegnosità, gusto del bene e del bello, salute fisica e intellettuale, rigore morale, padronanza delle emozioni. I difetti che contrasta sono assurdità, insubordinazione, ostinazione, prepotenza, paranoia, stupidità. Infatti l’Angelo dell’Abisso che contrasta Mitzrael si chiama Camal e rappresenta le idee di persecuzione. Causa rivolta, insubordinazioni, pensieri paranoidi, influisce negativamente su tutte le qualità del corpo e dello spirito, instilla distrazione e scarsità di attenzione per gli altri. La preghiera al proprio Angelo (o la meditazione sul rispettivo "Nome di Dio") difende i nati in questo periodo dal cadere in questi rischi e difetti.
Meditazione associata al Nome: libertà
L'intuizione su cui meditare è che nel nostro inconscio qualcosa ci lega alle schiavitù di cui crediamo di volerci liberare. La paura della libertà che serpeggia nel popolo ebraico nell'episodio della fuga dall'Egitto rappresenta la tendenza dell'ego a rifuggire la crescita interiore, per rifugiarsi eternamente in qualche schiavitù morale, cioè "al "livello dell'essere più basso a cui eravamo abituati". La vibrazione di questo Nome restituisce vigore agli impulsi interiori di liberazione. La meditazione che vi è associata si chiama "libertà". Concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: percepisco l'equilibrio e l'armonia che sovrintendono alla Creazione, e la riconosco anche negli stenti e nelle prove che l'esistenza ci impone. Richiamo la forza per superare tutte queste prove, per spezzare le catene dell'ego e ottenere il coraggio di percorrere i cambiamenti.Esortazione angelica
Mitzrael esorta a costruire, portando a compimento nella materia le ispirazioni interiori. Poiché per costruire solidamente occorre essere solidi ed equilibrati, esorta a sviluppare queste qualità e a far ricorso alle sue energie per ottenere aiuto. 



martedì 14 gennaio 2014

HaRaHe'eL (dal'11 al 15 Gennaio) 2' parte

I protetti dell’Arcangelo Harahe’el appartengono alla categoria degli animi generosi, ampi: di coloro, cioè, la cui crescita spirituale ha già quasi superato la dimensione dell’«io», e che trovano quindi insufficiente tutto ciò di cui la stragrande maggioranza delle altre persone si accontenta o va addirittura orgogliosa. Agli altri basta guadagnare per se stessi e per i loro cari? Agli Harahe’el sembrerebbe una prospettiva soffocante. Gli altri sono contenti di abitare nel loro presente, e credono sia già una gran cosa capire la propria civiltà? Gli Harahe’el hanno invece bisogno di spaziare, di conoscere e far conoscere l’altrove, il futuro, il passato, l’ignoto. Si sentono al tempo stesso esploratori e tramite, media, porte attraverso le quali ciò che è stato dimenticato o ciò che ancora non è stato scoperto possa giungere nella loro epoca attuale, e ampliarla. Può trattarsi, nei casi più eroici, di ideali, di grandi sogni ancora irrealizzati – «I have a dream…» tuonava lo Harahe’el Martin Luther King nel più celebre dei suoi discorsi.
Oppure, più semplicemente, di idee nuove: quando è questo che li interessa, una qualche loro antenna li guida con sicurezza verso ciò che è più all’avanguardia in qualche altra nazione, e se ne impadroniscono, lo divulgano, lo trapiantano là dove abitano, preoccupandosi che metta radici e dia frutto.
O ancora quando si interessano più degli individui che dei Paesi, quella stessa antenna permette loro di cogliere in voi qualità e possibilità che, talvolta, voi stessi ignoravate o sospettavate appena: e sanno incoraggiarle, educarle, promuoverle, rivelandosi ottimi agenti e talent scout.
Allo stesso modo potrebbero essere archeologi e antiquari di successo: audaci, ispirati Geiger di tesori sepolti o rimasti per secoli in cantina; o detective degli archivi, in cerca di manoscritti preziosi; o magari cacciatori di fantasmi, o di indizi di extraterrestri di passaggio – e anche in questi casi non avrebbero difficoltà a rendere le loro scoperte pubbliche e clamorose, trasformandole in congrue fonti di reddito: poiché tutti gli Harahe’el hanno il dono,  e la vocazione, di produrre e moltiplicare ricchezze. D’altronde l’oro non è forse il simbolo di ciò che aumenta le possibilità della vita? È anch’esso, a suo modo, una materializzazione dell’altrove, un condensato di potenzialità: appunto così lo intendono gli Harahe’el, e perciò lo amano e, solitamente, ne sono amati. Jack London, quanto a questo, è uno dei loro più vigorosi rappresentanti, con la sua mitologizzazione della Gold Rushnell’estremo Nord, in cui gli ultimi pionieri americani, seguendo le tracce dei giacimenti, andavano in realtà in cerca dell’assoluto.
Vi è poi anche la variante più estrema: gli Harahe’el che si spingono ancora più in là ed espandono il loro «io» fino a capolavori di generosità: come il dottor Albert Schweitzer in Africa; o addirittura fino all’Altrove con la maiuscola, come la più famosa tra gli Harahe’el, Giovanna d’Arco, che parlava direttamente con il suo Arcangelo – e anche lei con la ferma intenzione di dover donare agli altri sapienze celesti, di servire da veicolo tra i mondi.
Certo, un po’ fanatici lo sono spesso; anche agli Harahe’el con i piedi ben piantati a terra hanno una loro caratteristica grinta e un’intransigenza da antichi riformatori. Ma è comprensibile: i limiti del qui e ora, lo status quo, hanno una forza di gravità che impone, a chi la voglia superare, una propulsione tale da dar luogo facilmente a slanci eccessivi. Gli Harahe’el, per seguire davvero i loro impulsi verso il futuro o verso il passato lontano, devono imparare a essere particolarmente duri contro il passato prossimo: contro le forze, le barriere dello ieri, sia nostro, sia soprattutto dei nostri famigliari, che impiglia sempre le nostre vite più di quanto siamo disposti ad accorgerci. È addirittura difficile da individuare, lo ieri: molto di ciò che chiamiamo «presente» è, infatti, solamente sopravvivenza di questioni non risolte di trenta, quarant’anni fa: debiti e crediti esistenziali da sanare, rimorsi, rimpianti, promesse da mantenere, nostre, dei genitori, dei nonni… E fin da piccoli gli Harahe’el lo intuiscono, e sentono tutto ciò come una pena e una sfida: il loro compito è vincerla – a denti stretti e muso duro – e non c’è dunque da stupirsi se nel farlo non brillano per senso dell’umorismo, o appaiono bruschi, spietati e arroganti. Che farci. Devono mettercela tutta: il rischio che corrono è di restare incastrati in quei solai e cantine dell’anima – nel qual caso, tra sé e sé centellineranno per tutta la vita una sensazione di profondo fallimento, che li renderà amarissimi e cinici, e nei rapporti con gli altri farà di loro proprio l’opposto di quel che l’Arcangelo avrebbe preteso: conservatori acerrimi, freni personificati, pompieri di tutto ciò che è nuovo e promettente, raggelatori degli animi, come se volessero negare anche ad altri ciò che non è stato possibile a loro. Così, in Italia, fu spesso lo Harahe’el Andreotti.
Non hanno mezze misure nemmeno nella vita privata: in amore – e nel sesso – cercano l’assoluto, sostenuti in ciò anche dalla loro prepotente energia fisica, e possono scavalcare coraggiosamente alti ostacoli per raggiungerlo, se l’hanno intravisto, lasciandosi indietro anche legami e fedeltà. Nei periodi, invece, in cui non intravedono occasioni nei dintorni, e desistono troppo a lungo dalla ricerca, tanto più difficilmente scampano alla tentazione di avvolgersi in mummie di pregiudizi, timori e senilità precoce, preparandosi così a fornire ai loro eredi un carico di passato prossimo non meno pesante di quello che loro stessi avevano ricevuto da papà e mamma. Devono amare, insomma, desiderare. «I have a dream.» E allora hanno e danno gloria.
 Da Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Harahel, o Harael, o Harahe’el, è il 59esimo Soffio; è il terzo raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° del Capricorno ed è l’Angelo Custode dei nati fra l'11 e il 15 Gennaio. I sei Angeli Custodi del Capricorno, collettivamente, fanno dei loro Protetti individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.
Il nome di Harahel significa “Dio onnisciente".
Il dono dispensato da Harahe'el è la RICCHEZZA INTELLETTUALE.
Si tratta della vitalità mentale che dà la determinazione a conoscere l'essenza delle cose, della vita e degli esseri, per acquisire conoscenza e coscienza, senza porsi limiti (he-resh-heth).
E' un'energia angelica molto attiva, ritenuta fra tutte la più produttiva. La fecondità che dispensa proviene dalla congiunzione delle energie di Mercurio e di Giove, che egli governa nel proprio Coro. Harahel dona ai suoi protetti le potenzialità di un'intelligenza onnipotente e facilità nella diffusione intellettuale; talento nella matematica e nell'amministrazione; buon carattere, onestà e saggezza. Protezione dal fuoco e dalle esplosioni. Buona ripresa dalle malattie e longevità. L'individuo da lui protetto che gli si affida, perciò, apprenderà facilmente e potrà ottenere successo nelle attività intellettuali e materiali. Avrà attitudine sempre positiva e diffonderà il bene, la bellezza e la verità. Tramite l'invocazione è possibile ottenere apertura mentale e coraggio, fecondità nei soggetti sterili (e conseguenti nascite di bambini), rispetto filiale, successo nelle attività borsistiche e bancarie e in ciò che attiene all'oro e ai preziosi. Il successo dipende naturalmente dalle capacità individuali di ognuno, ma la preghiera all'Angelo dà la possibilità di concretizzare le capacità, i talenti, i desideri e i progetti.
Qualità di Harahel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Harahel sono intelligenza, senso della gerarchia e rispetto dei superiori, bontà, lucidità di fronte al denaro, piacere di istruire gli altri. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Halan e rappresenta l'azione sterile. E' nemico della cultura e causa avvenimenti distruttivi o funesti per la ricchezza. Provoca attività inutili e vane, rigidità, incendi, fallimenti o dilapidazione dei patrimoni. La preghiera al proprio Angelo (o la meditazione sul rispettivo "Nome di Dio") difende i nati in questo periodo dal cadere in questi rischi e difetti, salvando dalla sterilità mentale, dall'aberrazione intellettuale, da rovina e perdite.
Meditazione associata al Nome: cordone ombelicale
L'intuizione su cui meditare è che ogni gesto cattivo, o che crea danno, determina in noi un immediato "ritirarsi" della Luce interiore. Possiamo ottenere qualunque vantaggio materiale, ma se l'azione che ce l'ha fatto ottenere è ingiusta verso il mondo, che noi ce ne rendiamo conto o no, ne ricaveremo un malessere interiore che si manifesta come "oscurità". La stessa cosa avviene se ci lasciamo andare alla sfiducia, al pessimismo, al vittimismo che rende inclini alla depressione. La vibrazione di questo Nome resttuisce la connessione con la fonte della luce. La meditazione che vi è associata si chiama "cordone ombelicale". Meditazione •Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: creo un cordone ombelicale con l'energia divina, garantendo la costante presenza di un balume di Luce nella mia vita, che sempre mi soccorrerà nei momenti di oscurità
Esortazione angelica
Harahel esorta a realizza senza smarrirsi l'esperienza della ricchezza, come elemento prezioso nell'ingranaggio cosmico purché non sia volta a fini troppo personalistici e egoisti. Invita a invocare la sua energia per ottenere il successo materiale; a rispettare i beni conseguiti, a non dilapidare i patrimoni materiali e culturali, a non disperdere se stessi in passatempi inutili.





HaRaHe'eL (dal'11 al 15 Gennaio)



 he-resh-heth

L'Angelo dei conflitti
"IO PORTO L'INVISIBILE NEL MONDO CONCRETO"

CHIAVI: Scoprire e diffondere idee nuove. Scoprire tesori antichi. Pagare antichi debiti. Protezione contro i dissidi famigliari. Fortuna negli affari.

COSA TI CHIEDE? Con chi ti senti in conflitto e perché?

"E' la parte archeologa, levatrice: trae fuori splendori da dove nessuno poteva vederli. Il passato che tutto vuol ricoprire è il suo nemico, il suo Minotauro. I genitori il suo cruccio. L'oggi, per lei, è tutta la vita dell'universo.
Da Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

giovedì 9 gennaio 2014

YeYaLe'eL (dal 6 al 10 gennaio) 2' parte

«A me gli occhi!» La lettera yod è infatti il geroglifico dell’attenzione, della mano che indica e dello sguardo che le obbedisce, e gli Yeyale’el sono maestri nel dirigere e nell’attrarre gli sguardi del prossimo. Sono anche dotati di una massiccia Energia Yod, che deve assolutamente prorompere da loro in forma terapeutica o in forma d’arte teatrale. Nel primo caso, saranno perciò spinti all’oculistica, alla neurologia, o alla psicologia, magari, che permette anch’essa di vedere meglio le cose. Nel secondo, basterà che salgano su un palcoscenico per accorgersi che nulla può dar loro più gioia del captare ed entusiasmare l’attenzione dei molti: e ben lo dimostrano molti Yeyale’el ipnotizzatori del pubblico, da Elvis Presley a Modugno, da Celentano a David Bowie e a Paolo Conte. Oppure sono loro stessi a vedere al di là del possibile, forti della loro doppia yod: come Bernadette Soubirous, che contemplò più volte Maria Vergine in persona, o l’astrofisico Stephen Hawking, studioso dei black holes che segnano i confini del nostro universo. Seguono poi, nel vasto repertorio di potenzialità degli Yeyale’el, le varie professioni legate al mostrare, al rivelare, allo smascherare: critici d’arte e galleristi, tecnici delle luci, vetrinisti, pubblicitari, acconciatori, truccatori, costumisti, chirurghi estetici, confessori, illustratori (fu uno Yeyale’el il più celebre della categoria: Gustave Doré), commissari di polizia, giudici istruttori, detective, specialisti nelle intercettazioni, o viceversa prestigiatori, falsari e ogni genere di ingannatori che semplicemente hanno deciso di adoperare il potere del loro Arcangelo per far sembrare reale ciò che non è – e che inevitabilmente crollano non appena, nei loro raggiri, il volernascondere qualcosa prevalga su quel tanto di creatività che occorre per far passare per vere le bugie. Esemplare, a tale riguardo, fu il caso di Richard Nixon, che riuscì, sì, nell’intento di farsi credere quel leader di spicco che non era, ma cadde per non essere riuscito a tener segreto il suo abuso di spionaggio interno. In generale, a scanso di guai, vanno consigliate agli Yeyale’el una franchezza estrema verso gli altri, e una costante ricerca di limpidezza interiore, anche a costo di puntare su semplificazioni che a chiunque altro potrebbero apparire eccessive: rimarranno meravigliati nel constatare come la più elementare voglia di vederci chiaro basti a risolvere a loro vantaggio anche i problemi più complicati – come se d’un tratto si destassero in loro e anche attorno a loro potenti forze amiche.
Se ne accorgono presto, in genere, e queste forze li appassionano, stimolando il loro coraggio e spingendoli a un’iperattività che sanno gestire benissimo. È raro che si esauriscano, anche quando si lasciano prendere talmente da qualche impresa da non essere più capaci di riposarsi. Unica condizione perché il loro vigore continui ad aumentare è l’estroversione: dal contatto con gli altri – con quanta più gente possibile – sembrano attingere slancio, proprio come Anteo dal contatto con la terra; e non perché assorbano energia altrui, ma al contrario: perché ne hanno talmente tanta in se stessi, che se non potessero condividerla con altri ne sarebbero soffocati, schiacciati.
La sorte degli Yeyale’el che commettono l’errore di isolarsi è, infatti, davvero pesante. L’Energia Yod che non utilizzano si volge ben presto contro di loro, dissestandoli nel fisico o – quando sono più fortunati – nell’umore. Si sentono allora facilmente sconfitti dal destino, sventurati, abbandonati; il loro animo diventa terreno di saccheggio per le micidiali quattro R di cui già altre volte abbiamo parlato: il Rimorso, il Rancore, la Rabbia, il Rimpianto, che negli Yeyale’el possono crescere fino all’ossessività. Anche le due yod del Nome dell’Angelo non li perdonano di averle lasciate inattive: la loro mente comincia a ingannare se stessa e a ingigantire paure e incubi con cui dà forma a un mondo illusorio che per i poveri Yeyale’el solitari diventa più reale di qualsiasi altra cosa. Elvis Presley dovette sperimentare qualcosa del genere, nei suoi ultimi, disastrosi anni. È inutile, a quel punto, cercare di far breccia in quel loro guscio angoscioso: sono e rimangono sempre loro i maestri sia della verità sia dell’apparenza, e ogni tentativo di dissuaderli, di aiutarli a vedere meglio, non potrà che risultare dilettantesco dinanzi alla loro sconfinata abilità naturale in questo campo. L’unico rimedio potrebbe consistere nell’aiutarli a tornare in mezzo alla gente e nel lasciare che ritrovino il gusto di comunicare, di far credere agli altri invece che soltanto a se stessi. Ma, ripeto, ci vorrebbe perlomeno un altro Yeyale’el per poterli persuadere.

Da Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Una curiosità: uno storico spettacolo dello YeYaLe'eL Gigi Proietti si intitolava proprio "A me gli occhi, please" :)

Yeyalel, o Yeyale'el, è il 58esimo Soffio; è il secondo raggio angelico nel Coro mercuriano degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° del Capricorno ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 6 e il 10 Gennaio. I sei Angeli Custodi del Capricorno, collettivamente, fanno dei loro Protetti individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.
Il Nome di Yeyalel significa "Dio che esaudisce le generazioni".Il dono dispensato da Yeyalel è INTELLIGENZA, con la FORZA 
INTELLETTUALE.
Secondo la Tradizione, infatti, quest’Angelo concede un’intelligenza penetrante e incisiva come un coltello, ma anche capace di spezzare il dominio della mente, per consentire integrazione e sintonia fra mente, cuore, anima.
I protetti da Yeyalel hanno il talento di comprendere chiaramente i fatti e la Verità, che tenderanno a difendere sempre e senza incertezze. Dice Haziel che, tramite questo Angelo, l'intelligenza pratica raggiunge il proprio punto più elevato. I nati in questi giorni, sintonizzandosi con la propria energia angelica, potranno conferire alla propria esistenza la più solida struttura; tale compito sarà facilitato se la professione scelta sarà di tipo intellettuale. Per la sua appartenenza al Coro degli Angeli Arcangeli (che NON vanno confusi con gli Arcangeli propriamente detti) Yeyalel governa le energie di Mercurio, inoltre (per la sua posizione nel Cosmo), quelle di Saturno. L’aiuto che fornisce si basa sulle verità scientifiche: questo Angelo esclude tutto ciò che si allontana da questo principio. I suoi protetti riusciranno nelle scienze e nelle professioni in cui l’intelletto procede lentamente, con pazienza. Avranno idee chiare e stabili, sulle quali si fonderà il successo concesso dall'angelo.Secondo Haziel la tendenza esteriorizzatrice sarà posta in particolare evidenza e sarà facoltà tipica dei protetti da Yeyalel il saper mettere a fuoco il modo più confacente per trarre profitto da una data situazione. Questo Angelo promuove l’emergere di nuove teorie concernenti l’edilizia, l’habitat utilitaristico, e il senso pratico del soggetto si esprimerà pienamente attraverso il processo di costruzione. Ma la stessa energia angelica presiede anche al processo di dissoluzione materiale: perciò l'ambito migliore per i suoi protetti è nell'organizzazione di attività provvisorie; dalle costruzioni prefabbricate e le impalcature, alle mostre e agli eventi. Invocato, Yeyalel consola l'animo rattristato dalle tribolazioni della vita, ma guarisce anche le malattie: concede dunque salute e guarigione (soprattutto per gli occhi), successo nell’amore fortemente ricambiato, e nell’industria, in particolare metallurgica: infatti domina anche il ferro e tutte le professioni collegate alla metallurgia in genere, proteggendo dai fabbri agli operai siderurgici ai fabbricanti e commercianti di qualsiasi oggetto in metallo. Riguardo alla salute, anche secondo il testo medievale "Enchiridion" di Papa Leone III, il suo aiuto risulta particolarmente efficace nel caso di malattie agli occhi: ma la protezione della vista va intesa in tutti i sensi, materiale e anche morale.
Qualità di Yeyalel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Yeyalel sono carattere docile e gentile, lealtà, franchezza e amore per la sincerità e la verità, padronanza dei sentimenti, difesa delle giuste cause, rigore, integrità. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Gole e rappresenta la stagnazione e la tristezza. Ispira menzogna, inganno, intransigenza, durezza di carattere, violenza, vendetta, assassinio, incostanza. La preghiera al proprio Angelo (o la meditazione sul rispettivo "Nome di Dio") difende i nati in questo periodo dal cadere in questi rischi e difetti.
Meditazione associata al Nome di Yeyalel: lasciare andare
La prima cosa da fare è intuire che, purtroppo, è nella nostra profonda natura aggrapparci al dolore e alla sofferenza, tanto che se ci si prospetta la felicità o una speranza la prima cosa che ci viene in mente è: troppo bello per essere vero!.. ma è proprio questo tipo di coscienza che impedisce alla gioia di concretizzarsi nella nostra vita: non possiamo realizzare un domani appagante stando aggrappati a un passato infelice e cinico: e non c'è altro da capire. La meditazione associata al Nome di Yeyalel si chiama infatti "lasciare andare"; concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: lascio andare TUTTO. Punto.  
Esortazione angelica
Yelalel esorta a non abbandonarsi all'immobilità e alla tristezza, a superare il passato e a ricercare la lucidità mentale che sia capace di trascendere le apparenze; a mantenersi sempre leali, cercare di essere indulgenti e astenersi da ogni tentazione di violenza.

YeYaLe'eL (dal 6 al 10 gennaio)

 yod-yod-lamed
L'Angelo dei tuoi occhi
"E' LA MIA VISTA SUPERIORE A CONDURMI IN ALTO"

CHIAVI: Guarire le malattie. Saper vedere e aiutare a vedere. Sfatare gli inganni. Protezione contro la rassegnazione.

COSA TI CHIEDE: di cosa cominci ad accorgerti?

"Questa è la parte di te che mentisce sempre, perché a forza di mentire ha talmente complicato la verità che non riuscirebbe più a dire il vero nemmeno se volesse. Ottimo attore, se fosse attore. Un professionista dell'ottica. Ma è anche la parte di te che ti libera dall'inutile smania di aver ragione Voi siete e sempre e comunque dei bugiardi. Da quando avete dimenticato che mentite, che recitate sempre? Credete che Dio vostro padre si sia mai preoccupato di aver ragione?"

Da Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

sabato 4 gennaio 2014

NeMaMiYaH (dal 1' al 5 Gennaio) 2'parte


Gli Arcangeli sono solitamente raffigurati, nel cristianesimo, con indosso lucenti corazze da condottieri: e Nemamiyah ha davvero un piglio da generale. Le duemem che compaiono nel suo Nome raffigurano una fortezza da assediare; e nm, in ebraico, è la radice di nimna‘, che vuol dire «impresa impossibile»: proprio il genere di cose che piacciono a questi arcangelici, e dalle quali faranno benissimo a lasciarsi attrarre. Nelle sfide, nei rischi, in tutte le resistenze che il destino può opporre – e dinanzi alle quali tanti altri girerebbero prudentemente al largo – i Nemamiyah trovano sempre le chiavi del loro successo. Sposeranno felicemente proprio la persona che all’inizio non voleva saperne, o che da ogni punto di vista sarebbe sembrata al di là della loro portata; nel lavoro, avranno le più brillanti soddisfazioni là dove tutto sembrava congiurare contro di loro; dei loro progetti per il futuro, si realizzeranno magnificamente quelli che saranno cominciati nel modo peggiore: e viceversa, ciò che i Nemamiyah si rimprovereranno di più nella vita, sarà certamente di aver rinunciato a qualche battaglia apparentemente durissima.

Così è, perché essi conoscono dalla nascita – e hanno il compito di rivelare – un segreto che in realtà ci riguarda tutti: non c’è ostacolo o avversario che non nasconda in sé un qualche lato oscuro di chi si accorge di poterlo affrontare. Le resistenze che i nostri progetti incontrano nella realtà esterna sono concrezioni di una nostra resistenza interiore a realizzarli: superare quelle si può soltanto superando quest’ultima – liberando le forze che in essa agiscono contro di noi e trasformandole in nostre alleate. I Nemamiyah sono per loro natura esperti di quest’arte, ne danno continuamente l’esempio, perché anche noi la impariamo.

Dev’essere questa la ragione per cui sono dotati, solitamente, di un così grande vigore sia fisico sia intellettuale, e soprattutto di un’insaziabile curiosità: sono sempre alla ricerca, non c’è campo che non possa interessarli, e in cui non sperino di trovare nuove sfide – e un nuovo pubblico, anche, che possa apprezzare il loro coraggio e capirne il senso. Va da sé che nella maggior parte dei casi sono nevrotici, perfezionisti, sempre insoddisfatti, soggetti a repentini sbalzi d’umore; ma anche questo fa parte del gioco: serve a caricarli, come pugili prima dell’incontro. E quanto al fatto di risultare spesso antipatici, non se ne curano quasi, presi come sono dal loro perenne superlavoro.

Di esempi illustri se ne contano in quantità: Cicerone, che a intensissime lotte politiche alternò un’inesauribile attività di scrittore, spaziando nei più vari campi allora noti; Lorenzo de’ Medici, che, mentre trionfava su continue congiure e costruiva il suo impero finanziario, trovò il tempo di raccogliere intorno a sé e di mettere all’opera le migliori menti dell’epoca, per vedere come riuscivano a fare quello che, verosimilmente, se fosse stato al posto loro avrebbe tanto voluto fare lui stesso; e Isaac Newton, scopritore tra l’altro della legge dell’uguaglianza di azione e reazione, che davvero si direbbe una trasposizione scientifica di quel segreto dei Nemamiyah a cui accennavo prima. Poi Isaac Asimov, biochimico, fisico, storico della scienza, studioso di Sacre Scritture e soprattutto prolifico narratore di fantascienza: celeberrimo il suo ciclo di romanzi sulle vicende di un impero galattico – la Fondazione – che coprono un arco di decine di migliaia di anni. E poi l’enciclopedico Jakob Grimm; e l’altrettanto enciclopedico Umberto Eco, che guarda caso esordì proprio con impossibilia letterari, come la paradossale Fenomenologiadi Mike Bongiorno. E tanti altri celeberrimi Nemamiyah hanno costruito la loro carriera su sfide, duelli e imprese impossibili: come Sergio Leone, Michael Schumacher, e Mel Gibson, che proprio come regista (che è come dire generale) ha cominciato a dare il meglio di sé, guidato da una sempre più vasta ambizione.

I Nemamiyah seguano questi esempi, senza porsi limiti di modestia. Professioni consigliate: tutte, senza eccezione, purché una volta abbracciata una se ne trovino subito anche qualcun’altra – o perlomeno estendano il più possibile il loro campo d’azione, così da trasformare, poniamo, il loro negozio in un supermercato, il loro studio medico in un poliambulatorio, le loro lezioni in classe in un laboratorio sperimentale multidisciplinare, e via dicendo. Faranno sicuramente parlare di sé con ammirazione, poiché non solo sono grandi organizzatori, ma hanno anche sufficiente lucidità e senso pratico per potersi promuovere egregiamente.

Un ultimo consiglio. Tra le resistenze che l’uomo scopre in se stesso, una delle più forti è la paura dell’Aldilà, di forme di conoscenza, cioè, diverse da quelle della coscienza razionale: e i Nemamiyah – benché raramente lo sospettino – sono per loro natura portati a superare con successo anche questa barriera. Possono diventare cioè buoni veggenti, sviluppare telepatia e precognizione, e soprattutto trarre, dalle loro facoltà superiori, ispirazioni ancor più audaci del solito per risolvere i loro problemi di strategia. La loro lucidità non si appanna affatto, quando cominciano a collaborare con qualche Spirito guida: sanno allearlo alla propria razionalità, come pochi altri. E se all’inizio il pensiero di potersi avventurare in quegli strani territori li imbarazza o li spaventa, tanto meglio: vorrà dire che anche là si nasconde qualche nuovo aspetto oscuro delle loro energie, che porterà loro fortuna quando avranno imparato a illuminarlo.

Da Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Nemamiah è il 57esimo Soffio e il primo raggio angelico nel Coro degli Angeli Arcangeli guidato dall’Arcangelo Michele; qui amministra le energie di Urano. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dal 10° al 15° del Capricorno ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 1° e il 5 Gennaio. I sei Angeli Custodi del Capricorno, collettivamente, fanno dei loro Protetti individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.
Il Nome di Nemamiah significa "Dio lodevole"

Il dono dispensato da Nemamiah è il DISCERNIMENTO.
Questo Angelo, che rappresenta l’aspetto uraniano delle energie di Mercurio, occupa la posizione più elevata del suo Coro. Stando alla Tradizione, ci si può servire di Lui per far prosperare qualunque cosa e per liberare i prigionieri: infatti le energie di Urano, che portano prosperità (e salute), unite a quelle di Mercurio (intelligenza), possono svincolarci dalle tendenze intellettuali che imprigionano nella routine. E' l’Angelo della grandezza d’animo: se avremo bisogno della capacità di decidere con giustizia in imprese grandiose, quest’Angelo concederà la necessaria lucidità; condurrà a buon fine ogni azione in favore della Verità e del Bene. Dice Haziel che la sua energia costituisce il fattore saliente di una "tappa di silenzio". La persona che osserva, analizza, cerca di interiorizzare il Pensiero Cosmico, riceverà aiuto da lui; se non per trasformare se stesso, per creare invenzioni nuove volte a realizzare il bene comune. Nemamiah stimola infatti le capacità inventive, dona la prosperità e porta la libertà a coloro che sono ingiustamente imprigionati: ci si potrà quindi rivolgere a lui per risolvere problemi spinosi, per qualsiasi questione legale importante, e anche per assicurarsi adeguati mezzi di sostentamento. Inoltre, quest'angelo protegge tutti coloro che combattono per una causa giusta, specialmente fra i militari.

Qualità di Nemamiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Nemamiah sono inventiva, logica e ordine, coraggio e sacrificio, carattere forte, senso del dovere e dell'onore, onestà, generosità discreta. La persona da lui protetta e assistita sarà attiva e coraggiosa, dotata di grandi capacità di sopportare le fatiche del lavoro e le avversità della vita. Dona temperamento decisionale e successo nelle carriere militari o legate alla giustizia. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Rax e rappresenta le battaglie inique. Ispira mancanza di coordinamento, indecisione, confusione, codardia, prepotenza; induce i vittoriosi a infierire inutilmente, chi si trova in posizione di forza a colpire i più deboli. Causa tradimenti e conflitti per cause sbagliate o che non lo meritano.  
Meditazione associata al Nome: ascoltare la propria anima
La meditazione su questo Nome si chiama "ascoltare la propria anima". Ognuno di noi ha una missione, un obiettivo spirituale che deve realizzare in questa vita; dal quale, però, le interferenze del mondo materiale sviano continuamente. Se ascoltiamo molto attentamente, il nostro vero sè ci indirizzerà verso il nostro scopo. Secondo la Kabbalah, la vibrazione delle lettere di questo Nome consente di discernere fra le reali aspirazioni della nostra anima e le direttive sbagliate che giungono dal nostro ego, che ci trascinano verso obiettivi materialistici. La prima cosa da intuire è che prima della Creazione tutte le anime già esistevano, ed erano una sola. Qualunque siano i nostri interessi, è necessario comprendere che il nostro bene personale non può prescindere dal bene comune, e il nostro vero Bene è la trasformazione pesonale nell'ascolto del proprio vero sè. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Per il potere di questo Nome, i sussurri della mia anima e il consiglio divino della Luce mi mandano un messaggio forte e chiaro. So cosa devo fare, e sono disposto e pronto a farlo.
Esortazione angelica
Nemamiah esorta i suoi protetti ad allinearsi con la sua essenza angelica, abbandonando cause materialistiche o, peggio, ingiuste, che portano solo benessere materiale o frutto di iniquità. Invita a combattere ogni tendenza e tentazione a essere faziosi, sleali, crudeli con chi non si può difendere; a utilizzare i suoi doni preziosi per il bene proprio e dell'umanità.