lunedì 31 marzo 2014

YeLiY'eL (Dal 26 al 31 Marzo) 2' parte

Auguste Rodin - Il pensatore
Tra i molti significati del Nome di quest’Angelo vi è anche «io mi faccio udire [in ebraico yel] liyi]», ed è un altro modo di descrivere il compito che gli Yeliy’el si sono dati nel venire al mondo, cioè essere il capo, in tutti sensi. A cominciare addirittura dal proprio corpo: gli Yeliy’el, in sé e per sé, sono soprattutto la propria testa, si identificano cioè con la propria intelligenza e considerano perciò le emozioni, gli istinti e i sentimenti, se non proprio come inevitabili inconvenienti, perlomeno come un insieme di fattori ai quali imporre dall’alto una ferrea guida. Troviamo così, tra i filosofi Yeliy’el, Cartesio, con il suo yelielianissimo motto «Cogito ergo sum», per cui l’essere e il pensare divengono, appunto, tutt’uno.
nell’assemblea riunita [
In secondo luogo, gli Yeliy’el sono capi nei loro rapporti con gli altri, nell’accezione più tradizionale del termine: troppo razionali, metodici, cauti, lucidi, logici, per non far accorgere coloro che li circondano di quanto sia utile poter contare su uno Yeliy’el, su una testa pensante che sappia parlare chiarissimo e illuminare in ogni circostanza ciò che non tutte le altre teste sanno vedere. E come potrebbero, gli altri, non riconoscere autorità a un individuo simile? Diverrà il leader, e non per ambizione (l’ambizione è una smania emotiva, e gli Yeliy’el non se ne lasciano certo dominare) ma perché semplicemente è giusto e ragionevole che sia così. Non per nulla, in letteratura fu Yeliy’el Paul Verlaine, acclamato «principe dei poeti» della sua epoca, che gioiva nell’elencare anche in versi le norme che a suo parere andavano ragionevolmente rispettate per scrivere come si deve.
In terzo luogo, infine, l’intelligenza degli Yeliy’el non potrà che guardare dall’alto in basso i modi in cui vive l’altra gente, più o meno smarrita sempre nelle foschie emotivo-sentimental-istintuali. Inutile nascondere l’evidenza: l’umanità si divide nettamente in esseri superiori e in esseri inferiori, e ogni Yeliy’el sa perfettamente, e senza la benché minima vanità, di essere tra i primi; dovrà dunque comportarsi di conseguenza. La sua casa, le sue abitudini, le sue aspirazioni, i suoi gusti dovranno essere diversi e più raffinati di quelli della maggioranza: tutto ciò che è suo avrà i tratti dell’esclusività, dal linguaggio, agli abiti, alle tendenze sessuali. E solo quando avrà ottemperato a queste sue esigenze da ruling class, si sentirà perfettamente realizzato. Un illustre, grande esempio di tale finezza lo diede la Yeliy’el santa Teresa d’Avila, che per decenni analizzò con razionalità estrema nientemeno che il processo e i massimi gradi del più aristocratico dei piaceri, l’estasi – con la dovuta attenzione anche per le sue implicazioni erotiche, naturalmente preziosissime ed estremamente originali.
Nella nostra vita quotidiana, oltre che mistici, filosofi, poeti, gli Yeliy’el potranno ritrovarsi a loro agio nell’insegnamento (meglio se negli ordini di scuola superiori), o ai vertici di qualche organizzazione, o a capo di aziende (meglio se connesse con la tecnologia o la cultura): presidenti, certo, più che manager; o anche pianificatori, architetti e ingegneri, specialmente nell’edilizia civile; oppure, in caso di personalità particolarmente estroverse e disinvolte, eccelleranno in qualche movimento popolare o nella gerarchia religiosa, sospinti sempre più in alto dall’ammirazione e dalla fiducia dei più.
Ma negli Yeliy’el il primato della testa può anche implicare qualche aspetto burrascoso. A forza di ricondurre tutto alla sfera dell’intelligenza, avviene infatti che il loro animo, e soprattutto il corpo, avvertano una nostalgia, anche angosciosa talvolta, delle emozioni forti. Buona parte degli Yeliy’el sanno tenersi saldi al di qua di queste ultime, ben arroccati nel proprio realismo, da un lato, e anche nel timore del ridicolo, dall’altro. Ma molti non resistono alla tentazione, e si cercano passatempi spericolati (dall’alpinismo estremo ai rally nel deserto), oppure esplorano qualche perversione, oppure, nel peggiore dei casi, dopo essersi troppo a lungo limitati, precipitano in qualche tempestosa zona d’ombra da cui si sentono attratti come da un vortice. Fu per esempio il caso del celebre scrittore russo Nikolaj Gogol’, che in una crisi mistica si abbandonò all’anoressia e ne morì; o di Van Gogh, che prima di suicidarsi si amputò un orecchio: disperato gesto yelieliano, ingiuria al corpo e al tempo stesso duello tra la sofferenza fisica e la mente che la contempla gelida, feroce, mentre se la infligge. E non si conosce la data esatta di nascita di quel padre della Chiesa, Origene, celebre oratore alessandrino, che attorno al 330 si evirò perché l’istinto non turbasse più la sua saggezza: ma sarei pronto a scommettere che venne al mondo anche lui verso la fine di marzo.
È buona regola, per gli Yeliy’el, saper compensare il predominio della razionalità prima che si profili il rischio di simili eccessi. Più saggio fu, tra i nati in questi giorni, Goya: in tante sue opere seppe rendere omaggio a quei demoni che, diceva, «si destano non appena la ragione prende sonno»; li affrontò, li studiò, li raffigurò nei dettagli, esplorando le ombre della propria personalità come si esplora una miniera: la sua lucidità ne usciva, ogni volta, ritemprata, riequilibrata, e sempre più coraggiosa.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Jeliel, o Yeliyel, o Yeliy’el, è il secondo Soffio e secondo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Urano. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 5° al 10° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 marzo.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.
Il nome di Jeliel significa "Dio caritatevole"
Il dono dispensato da Jeliel è l'AMORE
Questo Angelo rappresenta e concede il potere di concretizzare e consolidare qualunque realtà: accorda la solidità, la tranquillità, la fecondità (vegetale, animale, umana, lavorativa), la fedeltà del coniuge, obbedienza e lealtà da parte dei figli e dei sottoposti. Fa vincere i processi e annulla i litigi, le dispute, separazioni e divorzi. Assicura il successo in attività di costruzione e produttive. Aiuta anche a far carriera nelle amministrazioni, nella diplomazia e nelle forze dell'ordine. Dice Haziel che Jeliel rivela i misteri connessi alle realizzazioni materiali, a tutto ciò che si concreta in termini tangibili. Invocandolo la persona otterrà eccezionali intuizioni (...), avrà la possibilità di conoscere le virtù delle piante, le peculiarità dei minerali, e di presentirne la filiazione cosmica (e i suoi presentimenti si riveleranno esatti). Le sarà dato di saper scegliere il materiale più idoneo a questa o quella costruzione (...). L'influenza di questo Angelo permette di costruire il mondo terreno in conformità alle regole dei mondi superiori. La persona sa (o è in grado di apprendere, attraverso la preghiera rivolta a Jeliel) ciò che è opportuno fare o 'che è maturo': pronto, cioè, a pervenire allo stadio delle realizzazioni pratiche. Di qui la sua possibilità di bussare alla porta giusta: quella, appunto, che si trova in attesa di essere varcata. Per tale motivo l'elevazione spirituale, così come l'ascesa sociale, per i suoi protetti potranno essere molto rapide.
Qualità di Jeliel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Jeliel sono sono amore universale, amore per i bambini e per il prossimo, bontà 
d'animo, carattere socievole, aperto e leale; fedeltà, modi affidabili e gentili, senso positivo della gerarchia, rispetto, verità. Dona pace, gioia di vivere, prontezza di spirito e vivacità di pensiero, idee utili e concrete, capacità di seduzione, forte carica erotica, facoltà di amare ed essere amati. Concede ascendente sui potenti, obbedienza, attitudine a tutte le cose che riguardano l'ordine e la giustizia; influenza sulla riproduzione di tutto quello che esiste nelregno animale.
L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Aratak e rappresenta l'indifferenza. Domina su tutto ciò che può nuocere agli esseri animati, induce gli individui alla noncuranza verso i loro partner, provoca divisione nelle coppie trascinandole a venir meno alla lealtà reciproca. Causa eccessi di orgoglio, grettezza, narcisismo, infedeltà, egoismo, aridità, avarizia; perdurare del celibato e solitudine, licenziosità.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Jeliel si chiama "ritrovare le scintille". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere consente di ritrovare scintille di Luce spirituale e revitalizzare le nostre energie quando ci sentiamo bloccati e percepiamo che la nostra vitalità si sta esaurendo. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome, frammenti di Luce vengono sottratti alle entità distruttive che dimorano in me. La loro forza viene interrotta e l'energia divina torna a colmarmi. La vita torna a splendere con crescente intensità mentre, giorno dopo giorno, miliardi di scintille fanno ritorno alla mia anima, che è la loro vera sorgente.
Esortazione angelica
Jeliel esorta a invocarlo per ottenere guida a trovare dentro di sè la chiarezza di visione e risorse per il proprio lavoro.

YeLiY'eL (Dal 26 al 31 Marzo)

 yod-lamed-yodYod-lamed-yod
(Da 5°a 10° dell'Ariete)
Coro dei Serafini
L'Angelo degli intelligenti
"IO MI ELEVO TRA COLORO CHE VEDONO"
CHIAVI:Preminenza dell'intelletto. Saper persuadere un'assemblea. Dominare gli istinti e gli inferiori. Desiderio di verità. Originalità.
COSA TI CHIEDE? A caccia di certezze da sfidare: quante ne trovi, nei tuoi pensieri?
"In questa parte di te la testa vuol comandare tutto il corpo, e tu vuoi comandare gli altri. Ma non sai esattamente cosa comandare, e perciò sei scontento. In realtà comandi solo alle tue parole: ma così le parole comandano te.
E' una parte cupa. Irradia orgoglio, ambizione e calunnia. Ma non puoi interpretare neanche le previsioni meteorologiche, se non riconosci e non usi questa parte in te. E appena ti accorgi di lei il tuo corpo diventa una straordinaria ricchezza. Il vigore si moltiplica, si ribella alla testa tiranna."
Igor Sibaldi- L'arca dei nuovi Maestri

giovedì 27 marzo 2014

WeHeWuYaH (Dal 21 al 26 Marzo) 2' parte

I protetti di questo primo Serafino somigliano a giganti che per romanticismo abbiano deciso di abitare tra gli uomini, di adattarsi al nostro mondo, in cui tutto è, per loro, troppo piccolo e, qua e là, anche troppo complicato. Le due waw, nel Nome, raffigurano appunto gli intralci, le limitazioni che la loro vasta energia incontra ovunque; e la he rappresenta la loro anima, che sarebbe tanto felice di superare quelle limitazioni trasformandole nel contrario: in brillanti vittorie, in trionfali fatiche d’Ercole, che attirino sui Wehewuyah gli sguardi ammirati di quante più persone possibile. Ci riescono, spesso, e in ogni caso un Wehewuyah non mette all’opera le sue numerosissime qualità se non quando gli si profila la possibilità di riuscire in qualche impresa particolarmente difficile, dinanzi alla quale altri abbiano arretrato – sia che si tratti di idee d’avanguardia, di audaci ideali da difendere, di record da battere, o di conquistare il cuore della più bella o del più bello del quartiere. Allora diviene veramente se stesso, quel gigante che è, e si convince di non vivere invano.
Viceversa, non è raro il caso che qualcuno di questi giganti resti fermo, bloccato da quelle due waw in qualche periodo della vita; e ciò può avvenire per due ragioni: o perché, semplicemente, non vede attorno a sé nessuna occasione abbastanza ambiziosa, oppure perché qualcuno vuol mettere in dubbio la sua superiorità, e costringerlo a una gara.
Il Wehewuyah detesta infatti la concorrenza: sente, sa di essere il più grande in ogni senso, e non può ammettere rivali. Perciò si trovano così pochi atleti, in questi giorni di marzo; perciò i Wehewuyah si trovano talmente a disagio negli uffici, nei lavori di squadra, o dovunque debbano stare in guardia da maneggi e colpi bassi di colleghi che si ritengono o vorrebbero essere pari a loro: preferiscono semmai farsi da parte,più o meno cupamente – o magari tragicamente, come Ayrton Senna, compianto campione di Formula 1, che proprio le gare avevano evidentemente stremato. Svettano invece là dove possono sentirsi protagonisti assoluti e isolati, giganti davvero: su un palcoscenico, su un podio, come Toscanini, Dario Fo, Mina, Battiato, Elton John; o nel loro laboratorio di artisti intenti a imprese ineguagliabili, come Johann Sebastian Bach; o specialisti e scopritori di campi esclusivi, a cui si sentano congiunti da speciali ispirazioni, predestinazioni quasi: come Akira Kurosawa a quel mondo degli antichi samurai che raffigurava appassionatamente nei suoi film. Tanto più essenziale sarà dunque, per loro, una massiccia fiducia in se stessi e soprattutto nella propria vocazione – appunto perché questa può, all’inizio, apparire inusitata ed eccessiva. Se invece (il loro Angelo non voglia!) dovessero lasciarsi scoraggiare, li attende un senso di solitudine e di frustrazione tanto gigantesco quanto i risultati che avrebbero ottenuto se avessero osato. In questa evenienza, ilWehewuyah sconfitto dalla vita abbia almeno l’accortezza di trovarsi un hobbyesaltante, il più possibile originale, in cui trionfare, solitario e ineguagliabile, almeno nei weekend.
Anche quando conquistano il successo, d’altronde, i Wehewuyah tendono a incappare, presto o tardi, in una serie di problemi caratteristici, che si potrebbero descrivere come una vera e propria sindrome. Da un lato, l’egocentrismo e la vanità – che in loro è spesso massiccia, imperturbabile, mai sfiorata da un lampo di autoironia. Dall’altro, il terrore di perdere, con l’età, la posizione di eccellenza chehanno saputo conquistarsi: e nel tentativo di placarlo possono diventare dispotici, estremamente suscettibili, ostili a chiunque manifesti doti che in futuro potrebbero rubar loro la scena. In realtà si nasconde qui, molto in profondità, la loro vecchia voglia di superare i propri limiti: anche il successo può apparire loro come una limitazione, un ruolo troppo stretto, e il loro cuore di titani avrebbe il segretissimo impulso a liberarsene… Ma per cercare che cosa più su, quando sono già giunti sulla vetta? E d’altra parte, come far giungere tale impulso fino alla coscienza, senza che il loro grosso, vanitoso Ego ne sia sconvolto? Il conflitto interiore che nerisulta può renderli assai infelici e diventare il loro peggior nemico se – come spesso accade – i Wehewuyah provano a difendersene ignorandolo. Cominciano allora a temere qualsiasi tipo di introspezione, non colgono più i segnali di insofferenza che provengono sia da loro stessi, sia da coloro con cui vivono e lavorano: ed è altamente probabile che siano, di lì a poco, vittime di tradimenti, o magari di adulteri. Di solito imparano la lezione: prendono la ferita al loro amor proprio come un’altra waw da superare, e riconquistano ciò e chi hanno rischiato di perdere; ma non è escluso che ne rimangano a lungo doloranti, e nemmeno che la medesima situazione non si ripresenti in seguito. Sarebbe meglio, perciò, provvedere in anticipo, e tener sempre allenata – anche in casa propria – quella sensibilità tattica e strategica che sanno adoperare tanto bene nelle questioni professionali: sono nati conquistatori, lo siano quindi fino in fondo, ogni giorno e in ogni aspetto della vita.
Tengano inoltre in dovuta considerazione la loro robusta carica aggressiva che, se può tornare utile nelle fatiche per ottenere il successo, difficilmente riesce a trovare un’adeguata applicazione nei rapporti con il coniuge, i figli, gli amici. Nella vita privata è inevitabile che i Wehewuyah abbiano la sensazione di trattenersi, di limitarsi, di costringersi a rilassarsi – e ciò li innervosisce e li stanca enormemente, a volte sembra addirittura intontirli, fino a renderli insopportabili. I più saggi tra loro rimediano a questo inconveniente dando il massimo nella loro professione, e liberando in qualche sport impegnativo quell’eventuale residuo di aggressività che ancora fosse rimasto dopo la giornata lavorativa. Dopo otto ore di tensione e altre due di kickboxing o di wushu, invece che sfiniti, rientrano a casa lucidi, equilibrati e in pace con il mondo. E allora sono davvero irresistibili.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Vehuiah, o Wehewuyah, o Whwyhè il primo Soffio, primo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie di Urano.

Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 0° al 5° dell'Ariete ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 21 e il 26 marzo.
I sei Angeli Custodi dell'Ariete, collettivamente, assicurano ai loro nati un'energia intensa e focosa, generoso entusiasmo e un acceso desiderio di rigenerazione.

Il nome di Vehuiah significa "Dio innalza al di sopra di tutte le cose"
Il dono dispensato da Vehuiah è la VOLONTA'
E’ questo il primo nome di Dio, la potenza da cui deriva l’angelo più luminoso. Con la sua desinenza "iah" questo Nome contiene tutte le lettere (Yod He Vav Hedel tetragramma sacro YHVH, che i Cristiani hanno reso pronunciabile nella forma Yahvé ou Jéhovah.
Si tratta cioè del Nome divino: quello che, poiché secondo gli Ebrei non deve essere mai pronunciato, è citato nei salmi come Adonaï.Dalla sua radice VHV (vav - hey - vav, o waw - he - waw) discende "Vehu", che nella Kabbalah cristiana diventa Vehuiah. Dalla radice di questo Nome deriva una sorta di mantra che ripetuto incessantemente conduce ad attingere lo stato di coscienza del vero Sè.
Veuhiah rappresenta e amministra il potere dell’Amore e della Saggezza, capace di condurre l'uomo all'illuminazione da parte dello Spirito di Dio.
Si può anche dire che sia l'angelo dei leader: degli imprenditori e, per estensione, delle persone di successo. Dona infatti carisma e grandi capacità, insegna a osare (a intraprendere, appunto), aiutando ad eccellere nella propria specialità e a sviluppare influenza sulle cose e sulle persone. Per la struttura del proprio nome Vehuiah è l'angelo del dinamismo che, dall'interiorità, ispira anche un'agire condotto con coscienza e determinazione, che può attingere "la dimensione sacra di cambiare la realtà attraverso l'azione spirituale".
Qualità di Vehuiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Vehuiah sono coraggio, valore,
energia intensa, impulso a intraprendere saggiamente, forza di volontà e decisione; la facoltà di creare e sviluppare le cose più difficili. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Sémiaza e rappresenta la confusione e l'indeterminazione; cavalca l’improntitudine e la collera, rende gli uomini turbolenti; instilla irascibilità, sfiducia e intolleranza verso gli altri, la tendenza a lasciarsi prendere dai propri impulsi. Veuhiah contrasta dunque l'ira, la mancanza di riflessione 
prima dell’azione, la violenza, e le conseguenze che ne derivano.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Vehuiah si chiama "viaggio nel tempo". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace a chi vuole annullare i mali causati nel passato al fine di cancellare i loro effetti negativi sia dalla propria vita sia da quella degli altri.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome accetto la verità spirituale che ci avverte che i problemi che incontriamo nella vita sono dovuti a nostre azioni passate. Risveglio nel mio cuore il rimorso per le precedenti azioni che hanno causato dolore. Concentrandomi su questo Nome sradico da ora i semi negativi precedentemente piantati e nel farlo trasformo ciò che è stato, rinnovo il mio presente e creo un futuro di appagamento e di gioia.
Esortazione angelica
Vehuiah esorta a comprendere a cosa servono la sofferenza e l'amore, la preghiera e la gioia, l'insuccesso e il successo; a tendere alla Luce per comprendere il mistero del Mondo.

mercoledì 26 marzo 2014

WeHeWuYaH (Dal 21 al 26 Marzo)

 waw-he-waw
(Da 0° a 5°dell'Ariete)
Coro dei Serafini
L'Angelo dei giganti
"LA MIA ENERGIA TROVA LIMITI INTORNO"
CHIAVI: Primeggiare sempre. Energia in eccesso. Trionfare in imprese ardue. Astuzia nel riconoscere le insidie. Perfetta conoscenza di sé. Talento artistico. Amore per la conoscenza. Protezione contro la collera.
COSA TI CHIEDE? Ti capitano mai coincidenze o precognizioni? E riesci a ricordartene?
"E' magnifico e lo sa, ma ha paura che qualcun altro sia meglio di lui. Ne ha talmente paura che finisce per temere tutto e tutti, dietro quella sua aria da bel portone di legno. E' questa parte di ognuno.
E tuttavia è la parte di te che sa trionfare. E' facile ironizzare su uno così, tanto più che dallo sguardo capisci che non se ne accorgerebbe. Ma trova in te la sua forza: è importante!"
Igor Sibaldi- L'arca dei nuovi Maestri

giovedì 20 marzo 2014

MuWMiYaH (Dal 16 al 21 Marzo) 2' Parte

Giuseppe Sanmartino - Cristo velato
Muwmiyah, in ebraico, significa «mummia»: cioè un involucro magico intorno all’estrema forma di un
uomo. Ed è questo, infatti, lo schema della particolarissima intelligenza che l’ultimo dei Settantadue Angeli dona ai suoi protetti. Ciò che appare rinchiuso e immobilizzato, sono le funzioni della mente razionale: il pensiero, la consapevolezza, il calcolo. Ciò che invece le avvolge da ogni parte, sono i poteri delle funzioni irrazionali, dell’intuizione, dell’ispirazione e di tutti gli altri slanci dello spirito che corrono troppo veloci perché la coscienza riesca a seguirne i processi. Ogni Muwmiyah adopererebbe soltanto questi ultimi, se dipendesse da lui: la lentezza dei ragionamenti logici somiglia, ai suoi occhi, a una paralisi mortale; la necessità che le altre persone hanno tanto spesso, di spiegare, giustificare e documentare le proprie ipotesi e opinioni, è per lui una tortura. All’intelletto dei Muwmiyah piace balzare avanti e, subito dopo, più avanti ancora, accumulando in brevissimo tempo tanti lampi di scoperte, e in talmente tante direzioni, che anche se volessero non riuscirebbero, fermandosi, a riepilogarli tutti. Potrebbero perciò diventare magnifici scienziati e filosofi, se la nostra scienza e filosofia attuali non fossero quanto di più lontano esista dalla straordinaria velocità mumiana; e fin da bambini sarebbero considerati dei genî, se le nostre scuole sapessero incoraggiare la multiformità del loro ingegno. Invece, a questi superdotati tocca spesso la sorte degli incompresi, degli incomprensibili anzi, e, per la loro incapacità di adattarsi ai limitatissimi ritmi di apprendimento e di ragionamento dei loro contemporanei, rischiano di finire ai margini – e lì di perdersi invano negli splendidi panorami interiori di cui loro soltanto conoscono le mappe.
Devono assolutamente impegnarsi perché questo non accada. Il loro compito è spalancare i confini della conoscenza; le loro energie naturali sono enormi; e hanno persino una considerevole dose di fortuna su cui potrebbero contare: occorre soltanto che trovino le adeguate connessioni tra la loro predominante parte irrazionale e le esigenze della razionalità. È una ricerca che si annuncia lunga e paziente, certo: e a tal fine è bene che scelgano una professione che li costringa alla pazienza, per quanto all’inizio ciò possa risultare tormentoso. Tengano duro. Tra l’altro, la più intensa tra le loro energie è la Yod: si troveranno dunque a loro agio in tutto ciò che riguardi la medicina e il palcoscenico, e dopo qualche anno di studi approfonditi potranno dar prova dei loro talenti quasi magici, come terapeuti geniali o come capolavori viventi. Rudolf Nureiev era un Muwmiyah, e più ancora Sergej Diaghilev, l’inventore dei Ballets Russes, che scoprì e lanciò Ni=inskij, Stravinskij, Picasso, rivoluzionando tutt’a un tratto la danza, la scenografia, la musica del Novecento. Inoltre in Diaghilev (la cui preparazione era stata assai paziente: aveva solide basi di critico e storico dell’arte e della musica, ed era collezionista e imprenditore famoso) si espresse appieno quel tratto distintivo dei Muwmiyah, che consiste nel trasformare la loro onnivora curiosità in un’inesauribile fonte di idee: come se la loro intuizione fosse capace di disperdersi, sì, tra mille correnti, ma per trarne, da un lato, un’immagine a trecentosessanta gradi di ciò che alla gente potrà, nell’immediato futuro, piacere più d’ogni altra cosa e, dall’altro, un’esatta cartografia di tutti i luoghi in cui si trovano quei potenziali successi.
Non per nulla tra i Muwmiyah si annoverano anche Ovidio (si dice infatti che sia nato il 20 marzo), che nelle sue Metamorfosi ispezionò come un cercatore d’oro tutte le correnti della mitologia; e David Livingstone, che a metà dell’Ottocento risaliva con successo i corsi dello Zambesi e del Niassa – e laggiù, da bravo Muwmiyah, si perse; e, per la caratteristica fortuna mumiana, venne recuperato sano e salvo dopo alcuni anni. I Muwmiyah possono avere grande successo anche nell’esplorare le scienze e la tecnologia, come fu per Rudolf Diesel, l’inventore dell’omonimo, rivoluzionario motore; o magari creando essi stessi territori di esplorazione, come Stéphane Mallarmé, che proprio con l’oscurità dei suoi versi appassionò la Francia colta della fin de siècle: «Ogni cosa sacra e che voglia rimanere tale si avvolge di mistero », scriveva in L’art pour tous, come se avesse appena esaminato il ritratto del suo Angelo. E ancora: «Le religioni si trincerano al riparo di arcani rivelati al solo predestinato: e anche l’arte ha i suoi». Sulle labbra di chiunque altro, sarebbe stata una dichiarazione di fallimento della comunicazione: lui ne ottenne, miracolosamente, l’esatto contrario, convincendo il pubblico che la bellezza consistesse appunto in ciò che alla mente ordinaria non può non sfuggire. Da qui a divenire un maestro di verità rivelate, un profeta, un medium eccelso, il passo è breve: e anche queste sarebbero carriere perfette per i Muwmiyah – purché, ripeto, si prendano prima il tempo di costruire un minimo di interfaccia tra i loro orizzonti sconfinati e le limitate visuali del loro prossimo.
Quanto alla possibilità, invece, di una via di mezzo, di un part-time che limiti al tempo libero l’uso di quelle loro facoltà più ampie, non è proprio il caso di pensarci: le esistenze ordinarie sono luoghi troppo stretti da abitare per individui simili. Vedrebbero troppo chiaramente i lati in ombra della gente normale che vive e lavora accanto a loro: gli incubi, gli orrori anche, nascosti nei silenzi e nelle sfumature delle conversazioni quotidiane – come seppe fare il Muwmiyah Henrik Ibsen nei suoi drammi. E facilmente comincerebbero a sentirsene soffocati, e a odiare quel loro prossimo, come fece il Muwmiyah Adolf Eichmann che, a capo delle SS, sterminava ebrei, gente normale per lui insopportabile.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Mumiah, o Mumiyah, o Muwmiyah, è il 72esimo e ultimo Soffio, ottavo raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa proprio le energie della Luna. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 16 e il 20 marzo.
I sei Angeli Custodi dei Pesci, collettivamente, fanno dei loro protetti creature di speciale sensibilità: grandi sognatori, ma non privi di senso della realtà, sono amabili, emotivi, ispirati, generosi, servizievoli e, quando sono realizzati, sanno sempre collaborare istintivamente, con ogni azione quotidiana, all'Opera Divina.
Il nome di Mumiah significa "Dio fine di tutte le cose" o "l'Omega, Dio che designa la fine di tutte le cose"
Il dono dispensato da Mumiah è la RINASCITA
Questo Angelo è il principale collaboratore dell’Arcangelo Gabriele, e per eccellenza il governatore delle energie della Luna - le forze inconsce che formano le immagini della nostra interiorità; egli è "l’Angelo più vicino agli Umani, colui che tramuta tutti i nostri sogni in realtà". In effetti Mumiah concede ai suoi protetti la grazia e il potere di portare a termine tutto ciò che hanno iniziato; con il suo aiuto, qualunque esperienza (spirituale, economica, sentimentale, professionale, intellettuale) andrà a buon fine, a causa del potere di cristallizzazione (pietrificazione) che le energie lunari producono ovunque si manifestino. I suoi protetti che gli si affidano potranno esprimere i loro valori con convinzione; tutte le loro attività raggiungeranno lo scopo. Potranno diventare celebri (nel loro entourage o anche in ambienti più vasti) per l'abilità o l’intensità con la quale esprimeranno idee, convinzioni, sentimenti, pensieri... La loro azione non si manifesta nel segreto: l’aiuto di questo Angelo è efficace, ma mai moderato, proprio a causa della sua potenza; e raggiungerà la massima espressione nelle azioni legate alla comunicazione. Ancora, dice Haziel, egli è anche un agente di "programmazione" della nostra vita quotidiana: ma, come sappiamo, registrare un Programma in esterni è cosa ben diversa dalla registrazione in studio: da parte sua Mumiah registra in studio, e nelle migliori condizioni; si tratta ovviamente di uno studio situato dentro di noi. Quali Programmi registrerà? Quelli che noi stessi proporremo, i Programmi di attività (...) proposti dalla nostra stessa Volontà, a patto che questi siano coerenti (tale essendo la sola, l’unica condizione). In altre parole, se i nostri propositi saranno in assonanza con il compito evolutivo assegnatoci, tali programmi daranno loro attuazione proiettando sullo schermo della vita reale le rispettive situazioni concrete, con tanto di personaggi in carne e ossa, successi e conseguimenti morali e materiali.
Qualità di Mumiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mumiah sono capacità di mediare e comunicare, di andare fino in fondo ad ogni cosa con lungimiranza, perseveranza, coraggio; attitudine a guarire gli altri, alla cura e alla protezione dei poveri e dei miseri. Egli dona intensità sensoriale, longevità serena e salute, fortuna e ottimi conseguimenti in ogni sfera, in particolare se legata alla comunicazione, allo spettacolo o alla cura; domina le scienze della fisica, della chimica e della medicina, concedendo successo clamoroso nelle professioni correlate. La Tradizione dice inoltre che Mumiah "protegge nelle operazioni misteriose": assiste cioè tutti coloro che si dedicano con buoni intenti allo studio delle arti esoteriche. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Bahal e rappresenta la confusione fra il Male e il Bene. Porta la disperazione nei cuori degli uomini, ispirando tendenze suicide, negatività, pessimismo, "senso di insensatezza", totale abbandono; causa rinunce e suicidi.
Meditazione associata al Nome: ricreare il futuro in ogni istante
La meditazione associata a Mumiah si chiama "purificazione spirituale". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere consente di intuire la differenza fra il nostro vero Sé e l'ego che condiziona la nostra vita, aprendo la strada per il processo interiore che può condurre a una rinascita. A questo proposito Rabbi Berg dice che fra le strategie più potenti messe in atto dall'ego c'è il cinismo (...), una scappatoia fra le tante che consente di sottrarsi al duro lavoro della trasformazione spirituale. Ci sono due modi di purificarsi: il dolore o la trasformazione spirituale proattiva. La via del dolore ferisce il corpo (la salute, il denaro, le relazioni); la via della trasformazione ferisce solo l'ego. Ma la malattia, la perdita economica, le preoccupazioni che danno i figli: tutto va considerato occasione di trasformazione spiritualeMeditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: meditando su queste lettere posso toccare i tasti 'indietro e cancella' nella memoria dei miei errori spirituali. La mia vita attuale è purificata dalle colpe trascorse. Per questo Nome anche l'ambiente materiale in cui mi muovo è liberato da ogni cattiva energia e impurità spirituale.
Esortazione angelica
Mumiah esorta a ricordare che una vita si forma per gradi nei settori in cui agisce la volontà, nel Bene come nel Male; la chiave del futuro è nel presente e ricorrere all'energia angelica conduce al successo.

MuWMiYaH (Dal 16 al 21 Marzo)

mem-waw-mem
(Da 25° a 30°dei Pesci)Coro degli Angeli lunari

L'Angelo dei difetti
"IO AVVOLGO DA OGNI PARTE OGNI MIO INTERROGATIVO"
CHIAVI: Successo in tutto ciò che è misterioso e irrazionale. Rivelazioni. Lungimiranza, curiosità. Protezione contro l'incostanza. Guarire i malati. Compassione.
COSA TI CHIEDE:Quali sono i tuoi MuWN (difetti)? E che talenti nascondono?
"Ha grande potere. Solo che non lo sa e non deve saperlo.Il suo potere è in ciò che la sua mente non sa di poter fare, la sua sapienza è in ciò che non ha ancora scoperto. E' l'unico tipo che ci guadagna immensamente a non conoscere se stesso, perché solo ciò che non conosce di sé è grande in lui.
Non c'entra la modestia. E' la parte di te che può soltanto agire. E' la saggezza di chi si accorge di non sapere niente di significativo nella SUA memoria, ma solo nell'intuizione; e allora può diventare un benefattore dell'umanità: un medico che dubita della medicina, un musicista, un artista, un mago."
Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

lunedì 17 marzo 2014

HaYaYa'eL (Dal 11 al 16 Marzo) 2' parte

Vi è, in ogni protetto di Hayiya’el, un’affinità profonda con i cavalieri medievali; con Lancillotto, con i
templari: cuori corazzati, stracolmi di energie spirituali e presi dall’ansia di farle irrompere e trionfare nel mondo di tutti, in quel complicato «bosco», come scriveva l’Hayiya’el Torquato Tasso:
[…] dove cotanti
son fantasmi ingannevoli e bugiardi.
Vincerai (questo so) mostri e giganti,
pur ch’altro folle error non ti ritardi.               
Gerusalemme liberata 
XVIII, 10
La doppia yod, nel Nome dell’Angelo, sarebbe appunto il geroglifico dei «fantasmi ingannevoli e bugiardi», dell’eccessiva attenzione che la gente tributa di solito a ciò che esiste già da troppo tempo, e che rischia di soffocare le esigenze e le nuove scoperte degli spiriti eroici. Gli Hayiya’el non soltanto vedono più in là, ma vorrebbero quell’attenzione per se stessi: sono nati, infatti, per sbaragliare lo status quo, per aprire gli occhi alla gente, liberandola dalle opinioni vecchie o false, per quanto gigantesche possano apparire a chi le vuole sfidare. Era Hayiya’el Percival Lowell, l’astronomo americano che contro tutti i suoi colleghi sostenne l’esistenza di un nono pianeta nel sistema solare, e solo diversi anni dopo la sua morte la scienza gli diede ragione. Era Hayiya’el Albert Einstein, che con la scoperta della relatività scosse tutte le certezze della fisica dei suoi tempi, e fu celebre, poi, anche per i suoi modi ribelli e il suo rigore morale (si rifiutò di collaborare al progetto di una bomba atomica). Non meno cavalleresco nel battersi contro ciò che agli occhi dell’anima è male, e a cui la maggioranza non sa ancora o non sa più opporsi, fu l’Hayiya’el Cesare Beccaria, che nel Settecento aveva proclamato la necessità morale di abolire la pena di morte; o anche Gabriele d’Annunzio, quando nel 1918 volò sopra Vienna e la bombardò di volantini per esprimere il suo sdegno contro gli attacchi aerei alla popolazione civile; o quando nel 1938, alla stazione di Verona, attese Mussolini che tornava da Monaco e lo rimproverò pubblicamente per la sua decisione di allearsi con Hitler.
Ottima cosa sarà dunque, per un Hayiya’el dei giorni nostri, scegliersi una professione che possa munirsi di contenuti ideali, e che implichi coraggio: dal tutore dell’ordine all’educatore, dal giornalista al leader politico. Gli piacerà, e vincerà di sicuro – come l’Hayiya’el Vittorio Emanuele II vinceva le sue guerre con la bandiera dell’Indipendenza, dell’Unità e di simili valori che a qualcun altro potrebbero magari apparire retorici, ma che ai protetti di questo Angelo portano sempre fortuna.
Quando invece questi paladini nati non trovano (o non osano trovare) grandi ingiustizie contro le quali dover vincere, il loro piglio può diventare ostentazione o irritabilità inconcludente. L’irritabilità scatta in tutte quelle situazioni in cui le convenienze impongano loro di dar ragione a chi, a loro parere, non ce l’ha: aspre, per esempio, sono le sofferenze interiori di un Hayiya’el che lavori nel commercio, e debba per forza assecondare i clienti, o che in ufficio sia costretto, per ragioni di carriera o anche soltanto di buona convivenza, ad adattarsi ai superiori. Dentro di sé è straziato dallo sdegno, e quanto più prova a nasconderlo, tanto più sicuramente diverrà intrattabile a casa e, a lungo andare, depresso, e nel peggiore dei casi (quando proprio sentirà di non aver più scampo) anche cinico, gelido, autodistruttivo o addirittura crudele e ingiusto lui stesso, per disperazione.
La tendenza all’ostentazione – negli atteggiamenti, nel vestire, in genere nello stile di vita – è un po’ più gradevole: il buon gusto, o eventualmente il gusto strano, o lo snobismo, possono diventare per gli Hayiya’el una maniera di evidenziare la differenza tra sé e la massa, e di sfidare ancor sempre le abitudini e l’inerzia di quest’ultima. E si avverte chiaramente, guardandoli, la componente aggressiva della loro disinvoltura: la provocazione più o meno sottile, l’intimidazione, quasi, che ne trapela. In D’Annunzio questi tratti erano brillanti, ironici; in Giovanni Agnelli (erede di una dinastia, predeterminato nelle sue scelte: condizione molto amara per un Hayiya’el!) era più arida, sprezzante e venata, sempre, di fiele. L’Hayiya’el Jerry Lewis, dal canto suo, la prese sul ridere: ebbe cioè l’idea di portare all’estremo questa tendenza a mettersi in posa, e di parodiarla e stravolgerla fino a rendere il suo personaggio allegramente mostruoso: creò così un nuovo tipo di clown, imitatissimo, e fece storia.
Fu anche quello, del resto, un modo per dar forma al problema più profondo degli Hayiya’el, alla prima ragione di tutte le loro tensioni: la sproporzione che avvertono, in se stessi, tra la vastità dello spirito e i limiti della materia, del corpo, della condizione umana. Solitamente, in coloro che cercano cause per le quali lottare e malvagi da sconfiggere, si nasconde un segreto, ereditario senso di colpa, perennemente in cerca di riabilitazione: lo slancio degli Hayiya’el non ha invece nulla di personale; attraverso di loro si manifesta una specie di urgenza dell’evoluzione, infastidita dal fatto che tanto il corpo umano quanto il corpo sociale non si siano ancora messi al passo con ciò che l’anima già vede e ha in sé. Di se stessi, in realtà, importa a loro molto meno di quel che sembra: si sentono strumenti e si trattano come tali; se curano molto il proprio aspetto, lo fanno come un padrone affezionato che lustri il proprio cavallo; e anche quando guardano nella propria coscienza, è sempre e soltanto per controllarne i riflessi, e non certo per esplorare i meandri delle problematiche psicologiche. Ciò che per noi è l’«io», per loro (quando sono davvero se stessi) costituisce soltanto il luogo dove alloggiare gli elaboratori di dati per le prossime nobili imprese da compiere.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Haiaiel, o Haiayel, o Hayiya’el, è il 71esimo Soffio, settimo raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa le energie di Mercurio. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 20° al 25° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra l'11 e il 15 marzo. I sei Angeli Custodi dei Pesci, collettivamente, fanno dei loro protetti creature di speciale sensibilità: grandi sognatori, ma non privi di senso della realtà, sono amabili, emotivi, ispirati, generosi, servizievoli e, quando sono realizzati, sanno sempre collaborare istintivamente, con ogni azione quotidiana, all'Opera Divina.
Il nome di Haiaiel significa “Dio signore dell'universo”.
Il dono dispensato da Haiaiel è la MOTIVAZIONE, con le Armi per le battaglie spirituali.
I suoi protetti sono combattenti idealisti che utilizzano le armi spirituali per azionare il soffio divino e modulare con esso l'avvenire. Secondo la Kabbalah il Nome "Hayai" dona preveggenza e perfino profezia, intesi come strumenti per comprendere e trasformare il male. Haiaiel concede ai suoi protetti una lucidità penetrante che consente loro di distinguere subito, senza sbagliare, il Bene dal Male, il Vero dal Falso. Saranno così persone libere e intelligenti, attive, impegnate, che impostano la vita verso traguardi di liberazione da condizionamenti e schiavitù. Fra le principali funzioni di Heiaiel c'è anche la fratellanza. Dice Haziel che egli ha il compito di "tramutare gli amici in fratelli: Amico è colui che pensa come noi, Fratello è una persona che aspira ad agire in analogia alle nostre azioni. (...) Quest’ Angelo, infatti, plasma nel cuore delle Donne e degli Uomini la matrice, il modello stesso della Fraternità, anche se in prosieguo di tempo questa idea/forza verrà tradita o finirà per affievolirsi. L’Angelo infatti ottimizza l’energia da Lui elargita, ma spetta sempre alla Volontà Umana trarne profitto oppure ignorarla. Si badi: se l’Uomo prende (comprende) la giusta dose di energia necessaria al suo successo, ma la sperpera in attività oziose o perverse, l’energia angelica, benché celeste, scivola verso l’Abisso. In tal caso, spetterà agli Angeli di Quaggiù (ovvero dell’Abisso), fargli assorbire (in senso inverso, cioè dal Basso verso l’Alto) l’energia originariamente offerta"; in questo senso anche l'opera delle Tenebre collabora al ritorno alla luce, pur stabilendo metodi dolorosi, perché la comprensione delle cause-effetto che li determina serve a sua volta a far ritrovare la strada. Quest'angelo domina anche tutto quello che ha a che fare con gli eserciti e le professioni militari, e dunque anche con il ferro (perciò la siderurgia); anche se non lavorerà in questi ambiti, la persona sotto la sua influenza sarà capace di rigorosa disciplina e "militerà al servizio delle proprie idee potendo contare su numeroso seguito. La sua missione consisterà nel liberare il Pensiero degno di essere conosciuto". La protezione di Heiaiel, infine, vanifica complotti e macchinazioni: invocandolo, chi è vittima di ostilità e inganni non dubiti che otterrà protezione contro le cattive intenzioni e il dissolversi delle loro conseguenze. Allo stesso modo, i nati sotto questa influenza che si lasceranno dominare dall'energia avversa potranno cedere a metodi scorretti basati sull'inganno.
Qualità di Haiaiel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Haiaiel sono intelligenza, coraggio, generosità, elevatezza morale, disciplina, spirito attivo ed energico; originalità, molteplicità e profondità di pensiero. Egli dona protezione totale dei beni e delle persone fisiche, possibilità di brillanti carriere nell’ambito militare o dell’industria siderurgica. Concede favore nella trasmissione delle idee attraverso i mezzi di comunicazione.

 
L'Angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Elatone rappresenta il fallimento professionale. Ispira il tradimento e diffonde la discordia, sia tra gli individui sia tra i popoli, le liti fra fratelli; causa criminalità, oppressione, sofferenze emotive legate a questi eventi.
Meditazione associata al Nome: ricreare il futuro in ogni istante
La meditazione associata a Haiaiel si chiama "profezia e universi paralleli", e suggerisce con ciò che la 'profezia' non è vedere un futuro rigidamente prestabilito: la rigida predestinazione infatti non esiste, perché agendo sul presente noi possiamo ri-creare il futuro in ogni istante. Secondo la Kabbalah, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace per agire sul proprio mondo e verso l'esterno innescando circoli virtuosi.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome ricevo il dono della profezia: con l'elevazione della mia coscienza ottengo il potere di entrare in un nuovo universo di trasformazione e di luce.
Esortazione angelica
Haiaiel esorta a mettere in atto i propri impulsi creativi, con piena fiducia che l'energia angelica sosterrà con favore tutti i progetti che lo meritano.



domenica 16 marzo 2014

HaYaYa'eL (Dal 11 al 16 Marzo)

 he-yod-yod
(Da 20° a 25°dei Pesci)Coro degli Angeli lunari

L'Angelo di chi non va per il sottile
"LA MIA ANIMA BRAMA DI MANIFESTARSI"
CHIAVI: Sfidare e sconfiggere i malvagi. La vittoria delle cause giuste. Proteggere gli altri. Coraggio e valore.
COSA TI CHIEDE: Ti ricordi quando i genitori ti hanno insegnato a non osare, a non desiderare?
"E' il paladino. E' la parte di te che vive per combattere in nome di qualche causa giusta. Ne cerca come un avventuriero: va a caccia di malvagi e di principi. Se non impari a riconoscere questa parte in te, non saprai mai gustare una lotta, e in qualche modo scapperai sempre."
Igor Sibaldi - L'arca dei nuovi Maestri

lunedì 10 marzo 2014

YaBaMiYaH (Dal 6 al 11 Marzo) 2' parte

Caspar David Friedrich - Viandante sul mare di nebbia
È un altro Angelo dei Re, come Haziy’el, dei Cherubini, e Phuwiy’el, dei Principati. Dei tre,Yabamiyah è il
più fantasioso e il più creativo, ma non è detto che questi doni non possano causare, ai suoi protetti, qualche problema.
La creatività infatti è benefica in coloro che avvertano un forte bisogno di esplorare ciò che la loro ragione non comprende ancora, e che la loro coscienza non può ammettere di conoscere già: è inoltre un talento che si alimenta dell’approvazione altrui; il creativo, quale che sia il suo campo, è avido di attenzione, di pareri, di applausi. Ma chi è nato negli Angeli dei Re è ben oltre tutto ciò. Quale che sia il livello delle sue conoscenze, lo Yabamiyah dispone di una sapienza che rischiara già ogni grado del suo orizzonte: si rende conto di vedere (d’improvviso, e a colpo sicuro) altrettanto bene in se stesso e negli altri, anche in ciò che gli altri credono di nascondere, o magari in ciò che non osano sperare. E questo gli dà una supremazia, regale davvero, che rende del tutto indifferente ai suoi occhi il fatto di venir approvato o meno; è lui, semmai, a dover decidere che cosa negli altri sia meritevole di approvazione o di biasimo: e gli Yabamiyah – proprio come gli Haziy’el e i Phuwiy’el – sono infatti nati apposta per criticare il mondo che li circonda, e non per farsene criticare.
La creatività può dunque rischiare seriamente di distrarli dal loro vero compito. Se la applicano all’arte, permetterà loro di produrre opere valide solo quando è sostenuta da una profondissima cultura: come fu per gli Yabamiyah Alessandro Manzoni o Maurice Ravel – e anche allora apparirà sempre velata da una patina un po’ didattica, del genere «ti spiego io come si fa» – ma negli altri casi i risultati saranno vacui, sforzati o manierati, alimentati più dalla vanità e dall’orgoglio che non da autentici contenuti.
Se invece provano ad applicare la creatività anche nelle loro scelte di vita, ne risultano quasi immancabilmente confusione e incertezza. Tipico degli Angeli dei Re è, dicevo, l’orizzonte perfettamente sgombro, senza né illusioni, né zone d’ombra, e dunque senza passioni, ambizioni, sfide. Ciò accresce enormemente la loro lucidità e il loro realismo, ma impedisce appunto alla creatività di trovare una direzione netta, in cui concentrarsi e agire. Il rischio, allora, è che tutto possa diventare, per loro, occasione di sperimentazione creativa: e che tutte le professioni e tutti i passatempi li attraggano – contemporaneamente! – tanto quanto i colori attraggono un pittore, o i progetti un architetto; e l’inevitabile conseguenza è che, trovando tutto tanto invitante, gli Yabamiyah si ritrovino per lungo tempo a non fare proprio nulla, paralizzati in ogni direzione dall’azione di forze uguali e contrarie. Forse, talvolta, li potrà stimolare per un po’ lo spirito d’emulazione: ma in quei casi è peggio ancora, poiché si tratterà, per loro, di un’emulazione di pessima specie, nutrita non dal gusto della gara, ma dall’irritazione e dall’invidia, quasi, del vedere altri appassionarsi a qualcosa di preciso, e dalla voglia di guastargli la festa dimostrando di essere migliori di loro.
È opportuno, perciò, che gli Yabamiyah orientino le loro tendenze creative in un senso molto più vantaggioso, sia per loro stessi sia per gli altri. Il loro amore per la bellezza può placarsi in una dedizione alle opere o ai talenti altrui: gli Yabamiyah portati per la letteratura possono cioè diventare ottimi traduttori; quelli portati per la pittura geniali galleristi, critici o storici dell’arte; quelli portati per la musica perfetti organizzatori di concerti; quelli portati per il teatro o per il cinema magistrali registi, che da dietro le quinte guidino gli attori a dare il meglio di sé. Queste posizioni più riparate soddisfano anche il profondo bisogno di privacy, che è tipico degli Yabamiyah: all’impatto personale con il pubblico essi preferiscono di gran lunga il raccoglimento, con immense dosi di tempo libero tutto per loro, con pochi, pochissimi amici ammessi a fare sporadica compagnia.
Se invece l’amore per il bello non li ha ancora presi o momentamente non li prende più, e la loro creatività assume più avventurosamente le forme d’un desiderio di ciò che è nuovo, il modo migliore  per trarne vantaggio sarà scegliere una professione legata ai viaggi: ai viaggi altrui in particolare. Si contano tra gli Yabamiyah grandi esploratori, antichi e moderni, da Vespucci a Gagarin, nati per aprire agli uomini nuove rotte; vi si contano ancor di più felici albergatori, direttori di compagnie e di agenzie turistiche, e gestori di ristoranti in luoghi pittoreschi – tutti registi anch’essi, a modo loro.
Mentre per quanto riguarda l’amore per chi è bello, la questione è e rimane piuttosto delicata. Gli Yabamiyah non solo sono notoriamente indecisi (talvolta anche la loro vera identità sessuale rimane a lungo un problema da asino di Buridano), ma anche quando sembrano aver preso finalmente una decisione, hanno sempre l’aria di chi ogni giorno ci voglia ripensare. I loro compagni non notano in loro i segni distintivi della passionalità, o perlomeno non hanno mai l’impressione che l’amore – anche soltanto di quando in quando – possa contare per loro più di qualche altra cosa. Ed è vero: per gli Yabamiyah non c’è nulla che conti più di qualcos’altro, e il tutto – l’orizzonte, appunto – è per loro sempre più importante di ogni sua singola parte. Ciò può determinare nella loro vita sentimentale lunghi periodi di solitudine, o di incertezza e confusione, ed è difficile dire che cosa sia più insoddisfacente. Molto meglio che si facciano forza e tentino, nonostante tutto, di impegnarsi costruttivamente in una relazione sola; troppo grande è infatti per loro il rischio di disgregazione della personalità: di assumere cioè (per eccesso di creatività, di nuovo) tanti volti diversi quanti sono i loro legami, e di non sapere proprio più chi e dove sono davvero.
  Igor Sibaldi - Libro degli Angeli

Jabamiah, o 
Yabamiah, o Yabamiyah, è il 70esimo Soffio, sesto raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa le energie di Venere. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 6 e il 10 marzo. I sei Angeli Custodi dei Pesci, collettivamente, fanno dei loro protetti creature di speciale sensibilità: grandi sognatori, ma non privi di senso della realtà, sono amabili, emotivi, ispirati, generosi, servizievoli e, quando sono realizzati, sanno sempre collaborare istintivamente, con ogni azione quotidiana, all'Opera Divina.
Il nome di Jabamiah significa “Verbo che produce ogni cosa”.
Il dono dispensato da Jabamiah è la TRASMUTAZIONE, o l'ALCHIMIA.
Jabamiah domina tutti i fenomeni di rigenerazione della natura e la procreazione; in ambito spirituale favorisce lo studio della filosofia e la diffusione di idee filosofiche proficue. Collaborando al potere dell'Arcangelo Gabriele, offre la sua energia a tutti coloro che intendono intraprendere un processo di rigenerazione, sostenendo il riavvicinamento a Dio e il ritorno alla Gioia. Questo angelo, che nel proprio Coro lunare rappresenta l’aspetto venusiano, è il più potente fra i Custodi, in quanto le energie di Venere sostengono tutte quelle della Colonna di Destra dell’Albero delle Sephirot, cioè dei turbini degli Arcangeli e degli Angeli. Da lì Jabamiah le proietta sulla realtà materiale dei suoi protetti. Secondo il Testo Tradizionale favorisce la riuscita di qualunque cosa concernente gli umani, gli animali, le piante e i minerali: è scritto, addirittura, che egli "può tutto, persino risuscitare i morti". Del resto si tratta di un'energia particolarmente legata proprio ai defunti: come Angelo della Giustizia è proprio quella incaricata di guidare i primi passi dell'anima che giunge nell’Aldilà. Dice Haziel che Jabamiah sparge fra gli uomini il seme dell'unione (il che rende particolarmente proficue le unioni fra uomo-donna o fra partner sul lavoro), e restituisce alla persona il prezzo del suo lavoro; stimola vivacemente i buoni rapporti con il prossimo, che diventa di conseguenza apportatore di opportunità singolarmente favorevoli.In particolare, per Jabamiah "una donna fruirà di introiti tramite i propri sforzi, i meriti trascorsi e la preghiera. Un uomo lavorando al servizio di una donna". Ma tutte le esperienze porteranno la persona a guadagnare anche sul piano materiale. Se questo non avviene, invocando l’Angelo è possibile sollecitare un credito, che a partire da quel momento verrà accordato.

Qualità di Jabamiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Jabamiah sono trascendenza, lungimiranza, capacità di purificazione, agire corretto, miglioramento costante. L'Angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Grasémin e rappresenta le elucubrazioni mortifere. Ispira ateismo, materialismo, la tendenza a lasciar correre in senso negativo, sfiducia, cattiva alimentazione, disordini alimentari, bulimia.
Meditazione associata al Nome: intuire il disegno nascosto
La meditazione associata a Jabamiah si chiama "riconoscere il disegno che si cela dietro al Caos". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace per ottenere la visione profonda da cui si apprende che esiste una ragione per qualunque cosa accade: il caso non esiste; il caos è un'illusione.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: se mi assale il panico e sentimenti di dubbi o di fallimento, so che il potere di queste lettere rivela l'ordine che si cela dietro l'apparenza del Caos. Per questo Nome io vengo illuminata sul progetto del Creatore così come attiene al mio scopo in questo mondo e ai problemi che devo affrontare.
Esortazione angelica
Jabamiah esorta ad osservare e ascoltare i propri avversari e coloro che disapproviamo, sapendo che proprio loro ci possono rivelare se ci vediamo bene, fornendoci una sorta di specchio di ciò che dobbiamo espellere nella nostra stessa natura: perché le loro debolezze sono anche le nostre.