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Giuseppe Sanmartino - Cristo velato |
Muwmiyah, in ebraico, significa «mummia»: cioè un involucro magico intorno all’estrema forma di un
uomo. Ed è questo, infatti, lo schema della particolarissima intelligenza che l’ultimo dei Settantadue Angeli dona ai suoi protetti. Ciò che appare rinchiuso e immobilizzato, sono le funzioni della mente razionale: il pensiero, la consapevolezza, il calcolo. Ciò che invece le avvolge da ogni parte, sono i poteri delle funzioni irrazionali, dell’intuizione, dell’ispirazione e di tutti gli altri slanci dello spirito che corrono troppo veloci perché la coscienza riesca a seguirne i processi. Ogni Muwmiyah adopererebbe soltanto questi ultimi, se dipendesse da lui: la lentezza dei ragionamenti logici somiglia, ai suoi occhi, a una paralisi mortale; la necessità che le altre persone hanno tanto spesso, di spiegare, giustificare e documentare le proprie ipotesi e opinioni, è per lui una tortura. All’intelletto dei Muwmiyah piace balzare avanti e, subito dopo, più avanti ancora, accumulando in brevissimo tempo tanti lampi di scoperte, e in talmente tante direzioni, che anche se volessero non riuscirebbero, fermandosi, a riepilogarli tutti. Potrebbero perciò diventare magnifici scienziati e filosofi, se la nostra scienza e filosofia attuali non fossero quanto di più lontano esista dalla straordinaria velocità mumiana; e fin da bambini sarebbero considerati dei genî, se le nostre scuole sapessero incoraggiare la multiformità del loro ingegno. Invece, a questi superdotati tocca spesso la sorte degli incompresi, degli incomprensibili anzi, e, per la loro incapacità di adattarsi ai limitatissimi ritmi di apprendimento e di ragionamento dei loro contemporanei, rischiano di finire ai margini – e lì di perdersi invano negli splendidi panorami interiori di cui loro soltanto conoscono le mappe.
Devono assolutamente impegnarsi perché questo non accada. Il loro compito è spalancare i confini della conoscenza; le loro energie naturali sono enormi; e hanno persino una considerevole dose di fortuna su cui potrebbero contare: occorre soltanto che trovino le adeguate connessioni tra la loro predominante parte irrazionale e le esigenze della razionalità. È una ricerca che si annuncia lunga e paziente, certo: e a tal fine è bene che scelgano una professione che li costringa alla pazienza, per quanto all’inizio ciò possa risultare tormentoso. Tengano duro. Tra l’altro, la più intensa tra le loro energie è la Yod: si troveranno dunque a loro agio in tutto ciò che riguardi la medicina e il palcoscenico, e dopo qualche anno di studi approfonditi potranno dar prova dei loro talenti quasi magici, come terapeuti geniali o come capolavori viventi. Rudolf Nureiev era un Muwmiyah, e più ancora Sergej Diaghilev, l’inventore dei Ballets Russes, che scoprì e lanciò Ni=inskij, Stravinskij, Picasso, rivoluzionando tutt’a un tratto la danza, la scenografia, la musica del Novecento. Inoltre in Diaghilev (la cui preparazione era stata assai paziente: aveva solide basi di critico e storico dell’arte e della musica, ed era collezionista e imprenditore famoso) si espresse appieno quel tratto distintivo dei Muwmiyah, che consiste nel trasformare la loro onnivora curiosità in un’inesauribile fonte di idee: come se la loro intuizione fosse capace di disperdersi, sì, tra mille correnti, ma per trarne, da un lato, un’immagine a trecentosessanta gradi di ciò che alla gente potrà, nell’immediato futuro, piacere più d’ogni altra cosa e, dall’altro, un’esatta cartografia di tutti i luoghi in cui si trovano quei potenziali successi.
Non per nulla tra i Muwmiyah si annoverano anche Ovidio (si dice infatti che sia nato il 20 marzo), che nelle sue Metamorfosi ispezionò come un cercatore d’oro tutte le correnti della mitologia; e David Livingstone, che a metà dell’Ottocento risaliva con successo i corsi dello Zambesi e del Niassa – e laggiù, da bravo Muwmiyah, si perse; e, per la caratteristica fortuna mumiana, venne recuperato sano e salvo dopo alcuni anni. I Muwmiyah possono avere grande successo anche nell’esplorare le scienze e la tecnologia, come fu per Rudolf Diesel, l’inventore dell’omonimo, rivoluzionario motore; o magari creando essi stessi territori di esplorazione, come Stéphane Mallarmé, che proprio con l’oscurità dei suoi versi appassionò la Francia colta della fin de siècle: «Ogni cosa sacra e che voglia rimanere tale si avvolge di mistero », scriveva in L’art pour tous, come se avesse appena esaminato il ritratto del suo Angelo. E ancora: «Le religioni si trincerano al riparo di arcani rivelati al solo predestinato: e anche l’arte ha i suoi». Sulle labbra di chiunque altro, sarebbe stata una dichiarazione di fallimento della comunicazione: lui ne ottenne, miracolosamente, l’esatto contrario, convincendo il pubblico che la bellezza consistesse appunto in ciò che alla mente ordinaria non può non sfuggire. Da qui a divenire un maestro di verità rivelate, un profeta, un medium eccelso, il passo è breve: e anche queste sarebbero carriere perfette per i Muwmiyah – purché, ripeto, si prendano prima il tempo di costruire un minimo di interfaccia tra i loro orizzonti sconfinati e le limitate visuali del loro prossimo.
Quanto alla possibilità, invece, di una via di mezzo, di un part-time che limiti al tempo libero l’uso di quelle loro facoltà più ampie, non è proprio il caso di pensarci: le esistenze ordinarie sono luoghi troppo stretti da abitare per individui simili. Vedrebbero troppo chiaramente i lati in ombra della gente normale che vive e lavora accanto a loro: gli incubi, gli orrori anche, nascosti nei silenzi e nelle sfumature delle conversazioni quotidiane – come seppe fare il Muwmiyah Henrik Ibsen nei suoi drammi. E facilmente comincerebbero a sentirsene soffocati, e a odiare quel loro prossimo, come fece il Muwmiyah Adolf Eichmann che, a capo delle SS, sterminava ebrei, gente normale per lui insopportabile.
Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Mumiah, o Mumiyah, o Muwmiyah, è il 72esimo e ultimo Soffio, ottavo raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa proprio le energie della Luna. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 16 e il 20 marzo.
Mumiah, o Mumiyah, o Muwmiyah, è il 72esimo e ultimo Soffio, ottavo raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa proprio le energie della Luna. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 25° al 30° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 16 e il 20 marzo.
I sei Angeli Custodi dei Pesci, collettivamente, fanno dei loro protetti creature di speciale sensibilità: grandi sognatori, ma non privi di senso della realtà, sono amabili, emotivi, ispirati, generosi, servizievoli e, quando sono realizzati, sanno sempre collaborare istintivamente, con ogni azione quotidiana, all'Opera Divina.
Il nome di Mumiah significa "Dio fine di tutte le cose" o "l'Omega, Dio che designa la fine di tutte le cose"
Il dono dispensato da Mumiah è la RINASCITA
Questo Angelo è il principale collaboratore dell’Arcangelo Gabriele, e per eccellenza il governatore delle energie della Luna - le forze inconsce che formano le immagini della nostra interiorità; egli è "l’Angelo più vicino agli Umani, colui che tramuta tutti i nostri sogni in realtà". In effetti Mumiah concede ai suoi protetti la grazia e il potere di portare a termine tutto ciò che hanno iniziato; con il suo aiuto, qualunque esperienza (spirituale, economica, sentimentale, professionale, intellettuale) andrà a buon fine, a causa del potere di cristallizzazione (pietrificazione) che le energie lunari producono ovunque si manifestino. I suoi protetti che gli si affidano potranno esprimere i loro valori con convinzione; tutte le loro attività raggiungeranno lo scopo. Potranno diventare celebri (nel loro entourage o anche in ambienti più vasti) per l'abilità o l’intensità con la quale esprimeranno idee, convinzioni, sentimenti, pensieri... La loro azione non si manifesta nel segreto: l’aiuto di questo Angelo è efficace, ma mai moderato, proprio a causa della sua potenza; e raggiungerà la massima espressione nelle azioni legate alla comunicazione. Ancora, dice Haziel, egli è anche un agente di "programmazione" della nostra vita quotidiana: ma, come sappiamo, registrare un Programma in esterni è cosa ben diversa dalla registrazione in studio: da parte sua Mumiah registra in studio, e nelle migliori condizioni; si tratta ovviamente di uno studio situato dentro di noi. Quali Programmi registrerà? Quelli che noi stessi proporremo, i Programmi di attività (...) proposti dalla nostra stessa Volontà, a patto che questi siano coerenti (tale essendo la sola, l’unica condizione). In altre parole, se i nostri propositi saranno in assonanza con il compito evolutivo assegnatoci, tali programmi daranno loro attuazione proiettando sullo schermo della vita reale le rispettive situazioni concrete, con tanto di personaggi in carne e ossa, successi e conseguimenti morali e materiali.
Qualità di Mumiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Mumiah sono capacità di mediare e comunicare, di andare fino in fondo ad ogni cosa con lungimiranza, perseveranza, coraggio; attitudine a guarire gli altri, alla cura e alla protezione dei poveri e dei miseri. Egli dona intensità sensoriale, longevità serena e salute, fortuna e ottimi conseguimenti in ogni sfera, in particolare se legata alla comunicazione, allo spettacolo o alla cura; domina le scienze della fisica, della chimica e della medicina, concedendo successo clamoroso nelle professioni correlate. La Tradizione dice inoltre che Mumiah "protegge nelle operazioni misteriose": assiste cioè tutti coloro che si dedicano con buoni intenti allo studio delle arti esoteriche. L'Angelo dell'Abisso a lui contrario si chiama Bahal e rappresenta la confusione fra il Male e il Bene. Porta la disperazione nei cuori degli uomini, ispirando tendenze suicide, negatività, pessimismo, "senso di insensatezza", totale abbandono; causa rinunce e suicidi.
Meditazione associata al Nome: ricreare il futuro in ogni istante
La meditazione associata a Mumiah si chiama "purificazione spirituale". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere consente di intuire la differenza fra il nostro vero Sé e l'ego che condiziona la nostra vita, aprendo la strada per il processo interiore che può condurre a una rinascita. A questo proposito Rabbi Berg dice che fra le strategie più potenti messe in atto dall'ego c'è il cinismo (...), una scappatoia fra le tante che consente di sottrarsi al duro lavoro della trasformazione spirituale. Ci sono due modi di purificarsi: il dolore o la trasformazione spirituale proattiva. La via del dolore ferisce il corpo (la salute, il denaro, le relazioni); la via della trasformazione ferisce solo l'ego. Ma la malattia, la perdita economica, le preoccupazioni che danno i figli: tutto va considerato occasione di trasformazione spirituale. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: meditando su queste lettere posso toccare i tasti 'indietro e cancella' nella memoria dei miei errori spirituali. La mia vita attuale è purificata dalle colpe trascorse. Per questo Nome anche l'ambiente materiale in cui mi muovo è liberato da ogni cattiva energia e impurità spirituale.
Esortazione angelica
Mumiah esorta a ricordare che una vita si forma per gradi nei settori in cui agisce la volontà, nel Bene come nel Male; la chiave del futuro è nel presente e ricorrere all'energia angelica conduce al successo.
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