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Caspar David Friedrich - Viandante sul mare di nebbia
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È un altro Angelo dei Re, come Haziy’el, dei Cherubini, e Phuwiy’el, dei Principati. Dei tre,Yabamiyah è il
più fantasioso e il più creativo, ma non è detto che questi doni non possano causare, ai suoi protetti, qualche problema.
La creatività infatti è benefica in coloro che avvertano un forte bisogno di esplorare ciò che la loro ragione non comprende ancora, e che la loro coscienza non può ammettere di conoscere già: è inoltre un talento che si alimenta dell’approvazione altrui; il creativo, quale che sia il suo campo, è avido di attenzione, di pareri, di applausi. Ma chi è nato negli Angeli dei Re è ben oltre tutto ciò. Quale che sia il livello delle sue conoscenze, lo Yabamiyah dispone di una sapienza che rischiara già ogni grado del suo orizzonte: si rende conto di vedere (d’improvviso, e a colpo sicuro) altrettanto bene in se stesso e negli altri, anche in ciò che gli altri credono di nascondere, o magari in ciò che non osano sperare. E questo gli dà una supremazia, regale davvero, che rende del tutto indifferente ai suoi occhi il fatto di venir approvato o meno; è lui, semmai, a dover decidere che cosa negli altri sia meritevole di approvazione o di biasimo: e gli Yabamiyah – proprio come gli Haziy’el e i Phuwiy’el – sono infatti nati apposta per criticare il mondo che li circonda, e non per farsene criticare.
La creatività può dunque rischiare seriamente di distrarli dal loro vero compito. Se la applicano all’arte, permetterà loro di produrre opere valide solo quando è sostenuta da una profondissima cultura: come fu per gli Yabamiyah Alessandro Manzoni o Maurice Ravel – e anche allora apparirà sempre velata da una patina un po’ didattica, del genere «ti spiego io come si fa» – ma negli altri casi i risultati saranno vacui, sforzati o manierati, alimentati più dalla vanità e dall’orgoglio che non da autentici contenuti.
Se invece provano ad applicare la creatività anche nelle loro scelte di vita, ne risultano quasi immancabilmente confusione e incertezza. Tipico degli Angeli dei Re è, dicevo, l’orizzonte perfettamente sgombro, senza né illusioni, né zone d’ombra, e dunque senza passioni, ambizioni, sfide. Ciò accresce enormemente la loro lucidità e il loro realismo, ma impedisce appunto alla creatività di trovare una direzione netta, in cui concentrarsi e agire. Il rischio, allora, è che tutto possa diventare, per loro, occasione di sperimentazione creativa: e che tutte le professioni e tutti i passatempi li attraggano – contemporaneamente! – tanto quanto i colori attraggono un pittore, o i progetti un architetto; e l’inevitabile conseguenza è che, trovando tutto tanto invitante, gli Yabamiyah si ritrovino per lungo tempo a non fare proprio nulla, paralizzati in ogni direzione dall’azione di forze uguali e contrarie. Forse, talvolta, li potrà stimolare per un po’ lo spirito d’emulazione: ma in quei casi è peggio ancora, poiché si tratterà, per loro, di un’emulazione di pessima specie, nutrita non dal gusto della gara, ma dall’irritazione e dall’invidia, quasi, del vedere altri appassionarsi a qualcosa di preciso, e dalla voglia di guastargli la festa dimostrando di essere migliori di loro.
È opportuno, perciò, che gli Yabamiyah orientino le loro tendenze creative in un senso molto più vantaggioso, sia per loro stessi sia per gli altri. Il loro amore per la bellezza può placarsi in una dedizione alle opere o ai talenti altrui: gli Yabamiyah portati per la letteratura possono cioè diventare ottimi traduttori; quelli portati per la pittura geniali galleristi, critici o storici dell’arte; quelli portati per la musica perfetti organizzatori di concerti; quelli portati per il teatro o per il cinema magistrali registi, che da dietro le quinte guidino gli attori a dare il meglio di sé. Queste posizioni più riparate soddisfano anche il profondo bisogno di privacy, che è tipico degli Yabamiyah: all’impatto personale con il pubblico essi preferiscono di gran lunga il raccoglimento, con immense dosi di tempo libero tutto per loro, con pochi, pochissimi amici ammessi a fare sporadica compagnia.
Se invece l’amore per il bello non li ha ancora presi o momentamente non li prende più, e la loro creatività assume più avventurosamente le forme d’un desiderio di ciò che è nuovo, il modo migliore per trarne vantaggio sarà scegliere una professione legata ai viaggi: ai viaggi altrui in particolare. Si contano tra gli Yabamiyah grandi esploratori, antichi e moderni, da Vespucci a Gagarin, nati per aprire agli uomini nuove rotte; vi si contano ancor di più felici albergatori, direttori di compagnie e di agenzie turistiche, e gestori di ristoranti in luoghi pittoreschi – tutti registi anch’essi, a modo loro.
Mentre per quanto riguarda l’amore per chi è bello, la questione è e rimane piuttosto delicata. Gli Yabamiyah non solo sono notoriamente indecisi (talvolta anche la loro vera identità sessuale rimane a lungo un problema da asino di Buridano), ma anche quando sembrano aver preso finalmente una decisione, hanno sempre l’aria di chi ogni giorno ci voglia ripensare. I loro compagni non notano in loro i segni distintivi della passionalità, o perlomeno non hanno mai l’impressione che l’amore – anche soltanto di quando in quando – possa contare per loro più di qualche altra cosa. Ed è vero: per gli Yabamiyah non c’è nulla che conti più di qualcos’altro, e il tutto – l’orizzonte, appunto – è per loro sempre più importante di ogni sua singola parte. Ciò può determinare nella loro vita sentimentale lunghi periodi di solitudine, o di incertezza e confusione, ed è difficile dire che cosa sia più insoddisfacente. Molto meglio che si facciano forza e tentino, nonostante tutto, di impegnarsi costruttivamente in una relazione sola; troppo grande è infatti per loro il rischio di disgregazione della personalità: di assumere cioè (per eccesso di creatività, di nuovo) tanti volti diversi quanti sono i loro legami, e di non sapere proprio più chi e dove sono davvero.
Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Jabamiah, o Yabamiah, o Yabamiyah, è il 70esimo Soffio, sesto raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa le energie di Venere. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 6 e il 10 marzo. I sei Angeli Custodi dei Pesci, collettivamente, fanno dei loro protetti creature di speciale sensibilità: grandi sognatori, ma non privi di senso della realtà, sono amabili, emotivi, ispirati, generosi, servizievoli e, quando sono realizzati, sanno sempre collaborare istintivamente, con ogni azione quotidiana, all'Opera Divina.
Jabamiah, o Yabamiah, o Yabamiyah, è il 70esimo Soffio, sesto raggio angelico nel Coro lunare degli Angeli Angeli guidato dall’Arcangelo Gabriele, nel quale governa le energie di Venere. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° dei Pesci ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 6 e il 10 marzo. I sei Angeli Custodi dei Pesci, collettivamente, fanno dei loro protetti creature di speciale sensibilità: grandi sognatori, ma non privi di senso della realtà, sono amabili, emotivi, ispirati, generosi, servizievoli e, quando sono realizzati, sanno sempre collaborare istintivamente, con ogni azione quotidiana, all'Opera Divina.
Il nome di Jabamiah significa “Verbo che produce ogni cosa”.
Il dono dispensato da Jabamiah è la TRASMUTAZIONE, o l'ALCHIMIA.
Jabamiah domina tutti i fenomeni di rigenerazione della natura e la procreazione; in ambito spirituale favorisce lo studio della filosofia e la diffusione di idee filosofiche proficue. Collaborando al potere dell'Arcangelo Gabriele, offre la sua energia a tutti coloro che intendono intraprendere un processo di rigenerazione, sostenendo il riavvicinamento a Dio e il ritorno alla Gioia. Questo angelo, che nel proprio Coro lunare rappresenta l’aspetto venusiano, è il più potente fra i Custodi, in quanto le energie di Venere sostengono tutte quelle della Colonna di Destra dell’Albero delle Sephirot, cioè dei turbini degli Arcangeli e degli Angeli. Da lì Jabamiah le proietta sulla realtà materiale dei suoi protetti. Secondo il Testo Tradizionale favorisce la riuscita di qualunque cosa concernente gli umani, gli animali, le piante e i minerali: è scritto, addirittura, che egli "può tutto, persino risuscitare i morti". Del resto si tratta di un'energia particolarmente legata proprio ai defunti: come Angelo della Giustizia è proprio quella incaricata di guidare i primi passi dell'anima che giunge nell’Aldilà. Dice Haziel che Jabamiah sparge fra gli uomini il seme dell'unione (il che rende particolarmente proficue le unioni fra uomo-donna o fra partner sul lavoro), e restituisce alla persona il prezzo del suo lavoro; stimola vivacemente i buoni rapporti con il prossimo, che diventa di conseguenza apportatore di opportunità singolarmente favorevoli.In particolare, per Jabamiah "una donna fruirà di introiti tramite i propri sforzi, i meriti trascorsi e la preghiera. Un uomo lavorando al servizio di una donna". Ma tutte le esperienze porteranno la persona a guadagnare anche sul piano materiale. Se questo non avviene, invocando l’Angelo è possibile sollecitare un credito, che a partire da quel momento verrà accordato.
Qualità di Jabamiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Jabamiah sono trascendenza, lungimiranza, capacità di purificazione, agire corretto, miglioramento costante. L'Angelo dell'abisso a lui contrario si chiama Grasémin e rappresenta le elucubrazioni mortifere. Ispira ateismo, materialismo, la tendenza a lasciar correre in senso negativo, sfiducia, cattiva alimentazione, disordini alimentari, bulimia.
Meditazione associata al Nome: intuire il disegno nascosto
La meditazione associata a Jabamiah si chiama "riconoscere il disegno che si cela dietro al Caos". Secondo la Kabbalah, infatti, questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace per ottenere la visione profonda da cui si apprende che esiste una ragione per qualunque cosa accade: il caso non esiste; il caos è un'illusione.
Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: se mi assale il panico e sentimenti di dubbi o di fallimento, so che il potere di queste lettere rivela l'ordine che si cela dietro l'apparenza del Caos. Per questo Nome io vengo illuminata sul progetto del Creatore così come attiene al mio scopo in questo mondo e ai problemi che devo affrontare.
Esortazione angelica
Jabamiah esorta ad osservare e ascoltare i propri avversari e coloro che disapproviamo, sapendo che proprio loro ci possono rivelare se ci vediamo bene, fornendoci una sorta di specchio di ciò che dobbiamo espellere nella nostra stessa natura: perché le loro debolezze sono anche le nostre.
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