Come tutti i Principati, anche Mebahiyah conferisce ai suoi protetti grande energia e abnegazione, idealità e tenacia, vivace immaginazione e acuta sensibilità per i valori etici: in più, li munisce di una mente lucida, metodica, coraggiosa, estroversa. È tutto quel che occorre per intraprendere opere grandi e nuove, senza lasciarsi intimidire né da quel che già esiste, né dalle resistenze che il nuovo incontra sia nei singoli individui, sia nella società intera: così che risulterebbe del tutto legittima, dal punto di vista dell’angelologia, la tradizione secondo cui dovettero essere questi i giorni in cui nacque Gesù di Nazareth.
Il 26 nacque anche Mao Zedong, nel cui destino prevalse nettamente la letteramem, che in geroglifico è anche l’immagine della forza coesiva, della capacità di riunire i molti e di imporre loro norme, che in un Mebahiyah non possono che essere rivoluzionarie. Il 25 nacque Sadat, che perse la vita per aver voluto cercare un accordo tra Egitto e Israele: cosa che – lui lo sapeva benissimo – sarebbe stata intollerabile per il mondo arabo; ma tipico dei Mebahiyah è il mettere in conto il martirio, quando credono in qualcosa, e senza batter ciglio.
Le altre due lettere del Nome dell’Angelo, beth e he, che raffigurano un profondo aprirsi dell’animo all’ispirazione, alla scoperta dell’invisibile, improntano invece la vita di Nostradamus (nato il 24), che esplorava il futuro, e di Champollion (il 23), che giovanissimo decifrò i segreti dell’antica lingua egiziana: e si noti come nell’uno e nell’altro trovi alimento anche la dimensione sistematica, normativa della mem: in Champollion, nella ricostruzione di un’intera lingua antica; in Nostradamus, nell’ampio, arcano disegno metastorico che le Centurie intendevano costituire.
Ciò che invece non trova appiglio nell’animo dei Mebahiyah è l’elementare logica del guadagno: la prospettiva di accumulare denaro non solo non li stimola, ma li infastidisce addirittura. Traggono slancio dall’altezza dei loro ideali, dalla tensione che occorre per raggiungerli, dall’immagine eroica che in tal modo possono avere di sé: con la conseguenza che quanto più disinteressata è una loro impresa, tanto maggiori finiscono per l’esserne anche gli introiti – e viceversa, quanto più si sforzano di preoccuparsi del tornaconto, tanto meno riescono a impegnarsi in ciò che fanno. «Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno date in aggiunta», come diceva appunto Gesù, in perfetto stile mebahista. Si avverte, in questo loro snobismo economico, una profonda esigenza di libertà, una ricerca dell’assoluto: e proprio questo è l’unico vero bisogno dei Mebahiyah, a cui tutti gli altri loro bisogni più concreti vengono sacrificati volentieri.
In ciò può certamente consistere la loro forza principale, quando riescono a osare e a farsi valere nella loro professione, o missione (i due termini devono diventare sinonimi per i Mebahiyah, perché il loro cuore sia in pace); ma talvolta si trova qui anche il loro punto più debole, per quanto riguarda la vita privata. Tendono infatti, da un lato, a idealizzare i loro partner e amici, e dall’altro (appunto perché non sanno prestare orecchio ai propri bisogni) ad accontentarsi di troppo poco, e anche di persone troppo dappoco. Si lasciano così prendere al laccio e, tutti intenti nelle loro attività o presi dai loro scopi sublimi, non hanno né tempo né sufficiente concentrazione e volontà per riuscire a liberarsi. Si pensi alla trappola che, secondo la tradizione, Gesù si lasciò tendere da Giuda; o alla tragica infelicità coniugale del Mebahiyah Giacomo Puccini, che tanto a lungo desiderò, invano, sottrarsi ai ricatti di una moglie che non lo capiva (Puccini morì di cancro alle vie respiratorie, tipica malattia mortale di chi si sente prigioniero di una situazione). La sorte dei Mebahiyah sarebbe facilmente splendida, se solo riuscissero a incanalare almeno una piccola parte delle loro altissime aspirazioni nella vita quotidiana, e a impiegare, nel realizzarle, anche soltanto un infinitesimo delle loro doti organizzative. Il sublime, invece, li porta soltanto in alto, per lo più.
Del tutto comprensibilmente, può capitare che a un certo punto i Mebahiyah si stufino della pochezza di chi hanno intorno («Oh, generazione incredula e perversa! Fino a quando dovrò sopportarvi? » Matteo 17,17) e che magari, misurando in un momento cupo la larga differenza tra gli ideali del loro cuore e la dozzinalità del prossimo, siano tentati di considerare o quelli o quest’ultimo come insignificanti, e come insensato ogni tentativo di portare ideali al mondo. Si ha allora o il tipo di Mebahiyah eremita ed enigmatico (come Carlos Castaneda), o il tipo scettico, cinico, materialista, sarcastico o irritabile dinanzi a tutto ciò che riguardi la spiritualità o l’invisibile (Piero Angela, per esempio). Quest’ultimo è una specie di inversione che invece di forza d’animo, genera soltanto animosità; invece di valori morali, soltanto un po’ di moralismo, e come tutti i sistemi che adottiamo per difenderci da noi stessi, ne deriva una lunga, sottile spirale di infelicità più o meno segreta. Purtroppo è frequente. I Mebahiyah non invertitisi sono stati, in ogni epoca, fuori moda, e questa è una condizione che richiede caratteri molto robusti e una buona dose di genialità, per poterla reggere.
Da Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Mebahiah, o Mebahiyah, è il 55esimo Soffio e il settimo raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie di Mercurio. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dallo 0 al 5° del Capricorno ed è l'Angelo Custode dei nati dal 22 al 26 dicembre. I sei Angeli Custodi del Capricorno sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati individui seri, dotati di pazienza e senso di responsabilità. Si tratta inoltre di persone ambiziose in senso positivo, in grado si portare a buon fine i loro progetti con silenziosa ponderazione.
Il nome di Mebahiah significa “Dio eterno"
Il dono dispensato da Mebahiah è la LUCIDITA' INTELLETTUALE.
Mebahiah domina sulla morale e ispira un comportamento esemplare.Dice Haziel che questo Angelo stimola l’esteriorizzazione dei pensieri più nobili dell’individuo, quelli che egli stesso avrà elaborato. Ciò significa che la bellezza dei suoi pensieri dipenderà direttamente dalla qualità delle sue riserve mentali interiori. Se infatti il suo intelletto (ovvero il suo Corpus mentale) fosse colmo di contenuti mediocri o tetramente ambigui, l’Angelo stenterebbe a pervenire a esiti soddisfacenti. Ma colui che gli si affida pienamente si esprimerà con grazia e cortesia, e alla fine saprà estrarre dal Pensiero Divino (infuso dall’Angelo) la parte più preziosa; egli possiede il dono dell’immagine, ed il suo eloquio sarà percorso da esempi che faciliteranno la comprensione delle idee. Saprà dunque esprimersi con la parola e col ricorso ai simboli. In altre parole, che facciano i giornalisti o i politici, i protetti da Mebahiah potranno avere ascendente sui loro simili e, se metteranno l'intelligenza e il pensiero al servizio della verità e di progetti importanti, otterranno da lui piena riuscita. L'unione delle energie venusiane e mercuriali, infatti, fà si che l'energia di questo angelo porti fecondità (Venere) ed eloquenza (Mercurio); aiuta a lasciarci guidare dalla Grazia; infonde idee chiare e la capacità di regolamentare i desideri. Concede la facoltà di giudicare con lucidità e intelligenza accogliendo nuovi concetti senza pregiudizi.
Qualità di Mebahiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Qualità di Mebahiah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che sviluppa Mebahiah sono creatività fisica e spirituale, ottimismo, comunicativa, riflessione prima dell’azione; spirito caritatevole e generoso; forza morale. Concede consolazione ed esaudisce coloro che desiderano avere figli. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Maggid e rappresenta la diffidenza infondata. E' nemico della rettitudine, ispira rifiuto della visione interiore e della spiritualità; causa bestemmia, menzogna, ipocrisia, volgarità, frode.
Meditazione associata al Nome: pensiero in azione
La meditazione associata a Mebahiah si chiama “pensiero in azione”.Secondo la Kabbalah questo Nome fornisce lo strumento meditativo più efficace a contrastare quei blocchi per cui i nostri pensieri non si realizzano mai e vengono rimandati; l'entusiasmo si spegne; o semplicemente ci arrendiamo; si rivela dunque estremamente utile per le persone che vedono la vita bloccata, o per quei periodi della vita in cui ci sembra che tutto stia stagnando. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Per il potere di questo nome si riconnettono i Mondi superiori e quelli inferiori; tutto riprende a scorrere; trovo il coraggio e il coinvolgimento per raggiungere i miei scopi e realizzare i miei sogni. I miei pensieri si realizzano e le mie idee migliori si trasformano in azioni, e dunque in risultati concreti.
Esortazione angelica
Mebahiah esorta ad andare alla ricerca del divino nelle più piccole cose del quotidiano: in ciò che è semplice, umile e spesso trascurato si nascondono tesori e pulsa la vitalità dell'intero universo; in piena fiducia, coltivando la fede, si scoprirà che dalle piccole cose nascono le grandi. Che noi abbiamo enorme potere sul mondo ed è nostro compito seminare, con la stessa fiducia, gli ideali che possono rinnovare noi stessi e la realtà intorno.
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