Spesso mi trovo a comunicare con persone che abitualmente frequentano seminari, approfondiscono attraverso diverse letture le tematiche di loro interesse in quel momento, ma o come la sensazione che le stesse siano sempre allo stesso punto di quando sono partite con il loro percorso, o meglio con il percorso che in quel momento ha destato la loro curiosità o interesse; anche io ho partecipato a diversi seminari, ho letto non so quanto in merito agli aspetti spirituali della vita umana, spesso ne sono rimasto affascinato perché trovavo nelle parole degli interlocutori, sia scritte che orali, una certa somiglianza con quanto io stesso sentivo, anche solo in lontananza dentro di me.
Poi con il passare del tempo mi rendevo conto che per quanto rimanevo colpito da tutto questo, non era quello il mio cammino, ho avuto come l'idea che ogni cosa letta o ascoltata era sempre un punto di partenza, ma non era la mia strada.
Con ciò non intendo levare i meriti a coloro che in qualche modo hanno cambiato la loro esistenza, anzi li ammiro perché se anche io quotidianamente mi accingo alla mia scoperta, il mio fascino e la mia ammirazione per ogni personaggio incontrato durante il mio cammino, e gli autori che in qualche modo hanno determinato le mie esperienze, hanno il merito di aver fatto qualcosa di straordinario.
Ciò che mi ha colpito è una sorta di manipolazione a cui ognuno di noi è soggetto nel momento stesso in cui si accinge a fare le proprie esperienze; quando uso il termine manipolazione intendo che siamo portati ad interagire con il prossimo attraverso l'uso di insegnamenti ricevuti o letti, che per quanto affascinanti non sono i nostri, per cui notavo che li vivevo in modo emozionale personale ma che la loro applicazione pratica non si sposava bene con quello che è la mia persona.
Altro elemento comune che ho riscontrato nel contatto verbale con altri persone che in qualche modo erano legate a me da percorsi comuni, è che il più delle volte si parla sempre delle stesse cose, ovvero nuovi insegnamenti appresi, visioni diverse, concetti spirituali, cosa voleva dire l'autore in quel pezzo del suo libro, ecc.
Ad oggi salvo qualche raro caso , non ho mai sentito in modo sincero far uscire dalle persone ciò che veramente pensano o vogliono o desiderano, quasi come se ne fossero dimenticate.
Con questo non voglio criticare chi tiene i seminari o chi li segue, ma cercare di capire se possano esistere modi diversi di approccio sia per chi li deve tenere sia per i fruitori.
Una volta una persona mi disse che ogni cosa, evento, situazione delle vita ordinaria l'avrei sempre dovuta vedere da tre punti di vista:
- il mio;
- il suo;
- e poi c'è il terzo modo che non saprei definire, c'è chi dice che è quello giusto, o chi sostiene che è quello più adatto alla singola circostanza; per me è solo un semplice esercizio per cercare di vedere le stesse cose da diversi punti di vista senza dover necessariamente prendere sempre e solo la mia posizione, un po come mettersi in discussione in ogni istante della vita.
Ho come la sensazione che le persone stiano perdendo il contatto con la realtà; diversi giorni fammi trovavo presso la sede di una società che selezionava persone per partecipare ad un reality ed ho assistito a diversi provini sia di uomini che di donne; il modo in cui descrivevano le proprie vite era tra l'illusorio e il fantastico, ma non ero li per entrare nel merito; ad un certo punto mi è venuto in mente un esercizio che tenne un coach durante una riunione che abitualmente facevo nel mio vecchio lavoro; l'esercizio era di una semplicità unica immaginate un gruppo di persone sedute in cerchio ed il coach in mezzo, ad un certo punto lo stesso estrae un pacchetto di sigarette e rivolgendosi ai statisti dice quante sigarette ci sono dentro questo pacchetto?
Da li le risposte che sono arrivate sono state di tutti i tipi:
dipende da quante, ne hai fumate, normalmente ci sono 20 sigarette, chi diceva 5 , insomma ognuno supponeva la risposta; ma credetemi nessuno si è alzato per fare pochi passi prendere il pacchetto di sigarette, aprirlo e contare quante c'è ne erano; da li ho capito diverse cose che tutti supponiamo di sapere tutto e che abbiamo perso il contatto con la semplicità.
Per puro divertimento ho ripetuto l'esercizio in diverse occasioni, a diverse persone ed il risultato è stato sempre lo stesso: nessuno fa la cosa più semplice; per avere maggior conferma ho ripetuto l'esercizio a tre bambini e li mi sono veramente divertito perché mi guardavano con aria stupita poi uno dei tre mi guarda e mi dice: scusa aprilo e contale come faccio io a sapere quante sigarette ci sono dentro.
L'esercizio apparentemente banale ha a che fare con la vita di tutti i giorni, come viviamo, ciò che pensiamo, e non fa la differenza se seguiamo o meno un percorso alla ricerca di noi stessi, ognuno chi più chi meno ha perso il contatto con la semplicità.
La domanda è: ciò che apprendiamo attraverso i nostri percorsi, è presente in ogni aspetto della nostra vita?
Il fatto che ognuno propagandi il proprio autore preferito, o il proprio culto, o semplicemente un agente immobiliare, non fa di noi esseri umani, ma propagandatori o venditori; affinché avvenga uno scambio con un altro essere umano, basterebbe chiedere dei suoi figli, chiedere quali sono i suoi sogni più profondi, solo per saperlo niente di più; ma il più delle volte senza rendercene conto prendiamo la conversazione per pilotarla non è più un dialogo tra due esseri umani cui dovrebbe avvenire uno scambio, ma torniamo a fare i venditori ( in tal senso avviene una manipolazione).
Queste parole hanno una domanda insita nel discorso fatto, a dire il vero la sto ancora cercando, ma mi piaceva condividerla
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