![]() |
La torre d'avorio di Nicoletta Ceccoli |
I Wehewu’el hanno, in realtà, la strana caratteristica di tenere aristocraticamente nascoste le loro migliori qualità. Alla gente (e spesso anche ai propri famigliari) ne mostrano altre, costruite apposta, come maschere: a volte mediocri, a volte addirittura scadenti, come se godessero nell’apparire inferiori a ciò che veramente sono. E non è per modestia. La gente, semplicemente, li ha profondamente delusi; troppa volgarità, ottusità e meschinità hanno trovato attorno a sé fin dall’infanzia: sono troppo brutti gli yahoo, direbbe il Wehewu’el Jonathan Swift – che ne I viaggi di Gulliver aveva ribattezzato «yahoo» la specie umana – e perciò non meritano di aver libero accesso ai grandi tesori che ogni Wehewu’el sa di possedere in se stesso.
Gli si potrebbe obiettare che è lui a volerli vedere così, e che i nostri simili hanno pure qualche tratto buono e interessante, anche se certamente non tutti. Ma un Wehewu’el non ne vorrà sapere, risponderà con un sorriso vago, che a moltissimi sembra ipocrita – la cosa non lo tocca minimamente. In qualche raro momento di confidenza potrà raccontarvi che ha provato anche lui a vedere del buono negliyahoo, e varie volte se n’è fidato, ma invano. Voi avrete, giustamente, il sospetto che in qualche modo il Wehewu’el se le sia andate a cercare, quelle esperienze tristi di cui parla: ma in tal caso potrà rispondervi che non ha fatto proprio nessuna fatica a trovarle. E lì la conversazione su quest’argomento potrà anche aver fine.
Il Wehewu’el, d’altra parte, ritiene di stare benissimo da solo. In cima alla torre più alta del suo castello interiore, la sua brillante intelligenza può fargli scoprire ogni giorno cose nuove, se ha saputo nutrirla di cultura; se no, ragiona limpidamente sulle notizie del giornale e comprende come pochi altri le dinamiche politiche, sociali e soprattutto morali del suo tempo; oppure, se ha sviluppato interessi spirituali, medita e contempla verità grandiose. Ma non ve ne parlerà mai. Forse ne racconterà qualcosa al suo gatto, o al suo cane, poiché i Wehewu’el amano molto gli animali; oppure ai bambini, altra loro passione, purché siano abbastanza piccoli da non essere stati ancora contaminati dal mondo scadente dei loro genitori.
Ricordate Harpo Marx, con il suo personaggio muto e sempre occupatissimo a rendere ridicoli gli adulti? Harpo era nato il 23 novembre. Anche Collodi era di quest’Angelo: e non è un semplice caso, dunque, se stranissimamente Le avventure di Pinocchio non venne notato da nessuno se non dai bambini, finché il suo autore visse; e come prevedendolo (e forse anche desiderandolo, chissà), quando decise di stamparlo in volume, Collodi si rifiutò di firmare il contratto che gli garantiva i diritti d’autore: lo pubblicò gratis, insomma, per esprimere tutto il suo disprezzo per quel pubblico che i suoi colleghi si affannavano invece a compiacere. Certamente meno orgoglioso fu, per i diritti d’autore, Charles M. Schulz, l’autore deiPeanuts, ma noterete che tra i suoi personaggi non compaiono mai gli adulti, quasi fosse sottinteso che non avrebbero potuto capire in alcun modo le profonde riflessioni filosofiche di Charlie Brown, Linus e Snoopy, o l’arte pianistica di Schroeder. E Laurence Sterne, il più originale autore del Settecento inglese, costruì il suo Vita e opinioni di Tristram Shandy sulla finta intenzione di scrivere una biografia del suo protagonista: ma in settecento pagine non ne narrò che i primi quattro anni – come se solo quelli contassero – e godette invece nel dipingergli intorno un ambiente di parenti e servitori terribilmente spassosi, con i loro tic e le loro follie di adulti «normali».
Nei nostri dintorni, Wehewu’el sono molti dei camerieri che al ristorante ci guardano dall’alto in basso, sorridendo del nostro modo di esitare davanti al menu; e così pure insegnanti e impiegati di second’ordine, casalinghe e custodi che avrebbero potuto svolgere egregiamente mansioni illustri, ma che in fondo al cuore hanno invece ritenuto una concessione eccessiva mostrare al prossimo quanto valgono. Si troverebbero altrettanto bene in qualsiasi attività che richieda o induca una notevole dose di scetticismo nei riguardi degli ideali altrui: come – almeno in certi Paesi, il nostro incluso – i funzionari di ministero o di ambasciata, o i militari di carriera.
Il grosso problema è che tra le doti dei Wehewu’el, come di quasi tutti i protetti dei Principati, si trova anche quella speciale variante d’Energia Yod che i qabbalisti chiamano «consolazione»: una sorta di impercettibile effluvio risanatore che, quando viene usato, ha il potere di dissolvere negli altri la rabbia, il rancore, il rimpianto e il rimorso, i quattro terribili errori psicologici, cioè, che rendono il nostro organismo più vulnerabile alle malattie. E dato che, proprio come l’Energia Yod, anche la «consolazione » si vendica di chi non la usa – causando in lui gli stessi disagi che avrebbe potuto curare – e che l’unico modo di usarla è rivolgersi agli altri con simpatia e fiducia, e parlare, confidarsi, e condividere sentimenti, ne consegue che la solitudine e il riserbo dei Wehewu’el finiscono con l’essere, per loro, piuttosto rischiosi. Dovrebbero scendere almeno un po’ dalla torre, se non altro per amore della propria salute. Ma l’unica cosa che possa veramente costringerli a farlo sarebbe un ideale, lo slancio che dà il pensiero di avere una missione nel mondo – una qualsiasi, non importa quale. E occorre un miracolo perché ne trovino uno e riescano a crederci abbastanza a lungo, senza che il loro cuore si inacidisca.
Il Wehewu’el Augusto Pinochet ebbe forse qualche ideale del genere in gioventù, ma poi, quando giunse al sommo del suo lugubre potere, si sa come andò a finire per gli sventurati yahoo cileni che dovettero subirne la dittatura.
Tratto da Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Vehuel, o Wehewu’el, è il 49esimo Soffio e il primo raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie di Urano. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 0° al 5° del Sagittario ed è l'Angelo Custode dei nati dal 23 al 27 novembre. I sei Angeli Custodi del Sagittario sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone leali, gentili, energiche e indipendenti, capaci di gestire il potere ma anche di essere generosi con i deboli gli oppressi; orgogliosi e impulsivi, questi nati sono anche pronti a dimenticare i torti. Secondo Sibaldi i 6 angeli del Sagittario hanno anche una caratteristica specifica: sono accomunati da qualità molto simili tra loro, il che non si riscontra nelle energie angeliche di nessun altro segno zodiacale: è semmai molto raro che due Angeli dello stesso segno si somiglino. Questi 6 Principati, invece, sembrano essere una sorta di variazione sullo stesso tema esistenziale, che Sibaldi chiama "il Castello": quello che sembra rappresentato, fra 2 torri, nel pittogramma delle 3 lettere-radice del Nome. E aggiunge che i Principati sono gli Angeli della Bellezza: Dante, nel pieno rispetto della Qabbalah, li colloca nel terzo cielo del Paradiso, quello di Venere. La bellezza è quel qualcosa che si coglie nelle forme, ma che supera le forme stesse: e tutti i loro protetti sembrano appunto porsi, sul piano esistenziale, come "in alto" rispetto agli altri, in quanto cercano in se stessi una forma di identità più alta, più grande del semplice «io». Se per moltissimi che si accontentano di appartenere a un qualche «noi» (nazione, squadra, azienda, famiglia, religione, razza) l’«io» non è ancora nemmeno considerato, e per molti altri ancora l’«io» è un punto di arrivo (già riuscire a essere se stessi è una grande conquista), per i nati sotto questi angeli l’io è addirittura una porta (la Hé!), l’inizio di una via, oltre la quale sono impazienti di avventurarsi. Perciò il «noi» può annoiarli e opprimerli, così come fermarsi alla semplice accettazione e soddisfazione dell’«io». Il nome di Vehuel significa “Dio che magnifica e innalza"
Tratto da Igor Sibaldi - Libro degli Angeli
Vehuel, o Wehewu’el, è il 49esimo Soffio e il primo raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie di Urano. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dallo 0° al 5° del Sagittario ed è l'Angelo Custode dei nati dal 23 al 27 novembre. I sei Angeli Custodi del Sagittario sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone leali, gentili, energiche e indipendenti, capaci di gestire il potere ma anche di essere generosi con i deboli gli oppressi; orgogliosi e impulsivi, questi nati sono anche pronti a dimenticare i torti. Secondo Sibaldi i 6 angeli del Sagittario hanno anche una caratteristica specifica: sono accomunati da qualità molto simili tra loro, il che non si riscontra nelle energie angeliche di nessun altro segno zodiacale: è semmai molto raro che due Angeli dello stesso segno si somiglino. Questi 6 Principati, invece, sembrano essere una sorta di variazione sullo stesso tema esistenziale, che Sibaldi chiama "il Castello": quello che sembra rappresentato, fra 2 torri, nel pittogramma delle 3 lettere-radice del Nome. E aggiunge che i Principati sono gli Angeli della Bellezza: Dante, nel pieno rispetto della Qabbalah, li colloca nel terzo cielo del Paradiso, quello di Venere. La bellezza è quel qualcosa che si coglie nelle forme, ma che supera le forme stesse: e tutti i loro protetti sembrano appunto porsi, sul piano esistenziale, come "in alto" rispetto agli altri, in quanto cercano in se stessi una forma di identità più alta, più grande del semplice «io». Se per moltissimi che si accontentano di appartenere a un qualche «noi» (nazione, squadra, azienda, famiglia, religione, razza) l’«io» non è ancora nemmeno considerato, e per molti altri ancora l’«io» è un punto di arrivo (già riuscire a essere se stessi è una grande conquista), per i nati sotto questi angeli l’io è addirittura una porta (la Hé!), l’inizio di una via, oltre la quale sono impazienti di avventurarsi. Perciò il «noi» può annoiarli e opprimerli, così come fermarsi alla semplice accettazione e soddisfazione dell’«io». Il nome di Vehuel significa “Dio che magnifica e innalza"
Il dono dispensato da Vehuel è l'ELEVAZIONE.
Vehuel è definito l'angelo più sublime ed esaltato, quello che riunisce, fonde e compenetra in sè i piaceri del Cielo e della Terra: intensifica le percezioni sensoriali e crea splendore, fisico e morale, intorno ai suoi protetti che si affidano a lui, i quali sono persone seducenti e capaci di toccare il cuore. Dice Haziel che Vehuel fa scoprire agli Umani la bellezza dell'Ordine Divino; ma perché ciò possa accadere promuove l'alleanza fra quanti si assomigliano, affinché, una volta riuniti, possano edificare insieme una nuova società basata sulla gioia comune. I suoi nati, dunque, assimilano, per così dire incorporano gli amici alla propria essenza, perché Vehuel è l'Angelo della perfetta amicizia. E' anche angelo di consolazione, da invocare ogni volta che il nostro spirito è triste e contrariato, per i nostri turbamenti personali o per compassione verso le tribolazioni del mondo, per riceverne conforto e speranza.
Qualità di Vehuel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Qualità di Vehuel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità che sviluppa Vehuel sono generosità d'animo, disponibilità verso gli altri, valori morali, personalità acuta e sensibile; gioia, amicizia, altruismo, tolleranza, capacità di cogliere il bello ovunque, e anche di riappacificare i contendenti. Concede successo nei campi della giurisprudenza, delle lettere, dell'insegnamento e della diplomazia. Dona protezione dai furti e dagli incidenti. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Onéi e rappresenta l'egoismo e l'avidità. Ispira odio, egoismo, egocentrismo, ipocrisia, intolleranza; causa despotismo, crudeltà, abusi di potere.
Meditazione associata al Nome: felicità
La meditazione associata a Vehuel si chiama "felicità" e ci aiuta a discernere, e a saper scegliere, fra il piacere momentaneo e la felicità duratura. Questo processo può passare per delle fasi di rinuncia, il cui vero scopo è portarci a comprendere i veri bisogni della nostra anima, che restano nascosti sotto le pulsioni superficiali, che tengono verso gli egoismi e gli appagamenti più effimeri. L'insegnamento cabbalistico legato a questa meditazione è quello del famoso detto: "attento a ciò che desideri! potresti ottenerlo"; un monito che alliude alla verità per cui la nostra anima raggiunge la gioia solo quando la nostra vita si sintonizza con le sue aspirazioni più elevate. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: trovo la forza per dissipare i miei sentimenti egoistici: per l'energia di questo Nome chiedo e ottengo ciò di cui la mia anima ha veramente bisogno, non quello che il mio ego crede di desiderare. La mia anima si espande: sento di apprezzare profondamente ogni cosa che la vita mi offre e mi sento permeare dalla felicità.
Esortazione angelica
Esortazione angelica
Vehuel esorta alla gioia, all'espansione, alla tolleranza più autentica nella comprensione dell'unità fra noi e ogni altro essere e cosa.
Nessun commento:
Posta un commento