sabato 26 ottobre 2013

Wewuliyah (dal 23 al 28 ottobre) 2' parte

La lettera waw è il geroglifico del limite e del nodo, e può perciò risultare antipatica; viene usata infatti in certi famosi incantesimi come il waw-waw-waw, che evoca e materializza una rete avvolgente, accalappiante, e che corrisponde al famigerato numero della Bestia, essendo waw l’antico modo ebraico di scrivere il 6. Ma con un po’ di buona volontà vi si può scorgere anche un lato luminoso: un nodo, quando lo vedi, puoi scioglierlo; e un limite è fatto apposta per essere superato, se hai il coraggio di individuarlo. Compito dei Wewuliyah è appunto scorgere e affrontare nodi e limiti, e aprirsi e aprire agli altri vie di crescita tanto faticose quanto entusiasmanti. Si adatta a ognuno di loro quel motto prediletto del Wewuliyah Pablo Picasso: «Mi ci sono voluti vent’anni per dimenticare tutto quello che mi avevano insegnato, e per cominciare a dipingere sul serio». Di altri esempi ce n’è in abbondanza: come la scultrice Niki de Saint Phalle, che dopo una lunga lotta contro i suoi incubi produsse alcune tra le opere d’arte più radiose e gioiose del XX secolo; Francis Bacon, che nei suoi dipinti sembra voler fare emergere fantasmi diwaw, per dominarli e sconfiggerli; Paganini, con le sue sfide ora ironiche ora rabbiose contro i limiti dell’eseguibilità musicale; Danton, la cui doppia waw fu la monarchia da abbattere prima, e le ghigliottine della rivoluzione poi; Erasmo da Rotterdam, che si batteva invece contro i dogmi e i vizi della Chiesa. E poi celebrità che hanno esordito impersonando proprio il tipo del giovane sfavorito dalle wawdella sorte – come Eros Ramazzotti, o Benigni. Oppure capitani d’industria abilissimi nel superare la concorrenza, come il massimo esperto mondiale del www, Bill Gates. I Wewuliyah che oggi si trovano alle prese, nella loro carriera, con qualsiasi genere di nodo, difficoltà o avversario soverchiante, sappiano dunque che si tratta, per loro, solo di una necessaria fase iniziale: una specie di «guardiano della soglia» incaricato di bloccare loro il passo, non per dissuaderli o perché ridimensionino le proprie ambizioni, ma perché accumulino propulsione sufficiente a percorrere la lunga via di vittorie che li attende più in là. Li lascerà partire di scatto al momento giusto, se perseverano – salvo poi fermarli di nuovo un po’ più su, quando occorrerà prepararli a ulteriori accelerazioni.
I rischi più evidenti per i Wewuliyah già messisi all’opera, riguardano il carattere: è possibile che il successo gli dia alla testa, e susciti in loro, da un lato, un senso di onnipotenza, di invulnerabilità, e dall’altro un costante bisogno di quell’eccitazione che solo le sfide possono dare – con conseguenti cadute d’umore vertiginose durante gli indispensabili periodi di relax. Allora possono anche diventare pericolosi sia per sé, sia per gli altri: quando per esempio cominciano a cercare emozioni nella velocità, in passatempi rischiosi, negli psicofarmaci o in altri abusi. La loro voglia di avere sempre una waw con cui misurarsi li porta anche a crearsi complicazioni nella vita affettiva, o a ingigantirne i problemi, come per il gusto di esasperare il partner: entrano in scena qui certi loro difetti caratteristici, come la suscettibilità, l’impulsività, l’autoritarismo, le tendenze manipolatorie, e anche una certa speciale, capricciosa crudeltà. Ma va da sé che i Wewuliyah non dovrebbero tollerare in se stessi simile robaccia: è solamente un colaticcio di vecchie insicurezze e frustrazioni, e d’un banale narcisismo indegno di loro.
Più interessanti sono altri due rischi, di carattere operativo, che i Wewuliyah faranno bene a tener presente fin da giovanissimi. Innanzitutto, quella che potremmo chiamare la loro waw interiore: la tentazione seminconscia di accontentarsi troppo presto di qualche risultato o progetto. È necessario che si imprimano bene in mente il seguente criterio illimitato: gli obiettivi che riescono a porsi razionalmente sono solo una piccola parte di quelli che possono davvero raggiungere. L’intuizione dei Wewuliyah è sempre più grande del previsto, e devono imparare a riconoscere i segnali con cui tale loro facoltà li esorta a guardare sempre oltre, ad maiora: brevi moti dell’animo (insofferenze improvvise), idee che balenano rapide (vanno colte al volo!), incontri fortuiti o frasi udite passando, che richiamano stranamente la loro attenzione, e anche coincidenze. È il linguaggio sottile della genialità: diventa il loro alleato e maestro più prezioso quando scoprono di essere nati apposta per intenderlo.
L’altro rischio è di carattere strategico. I Wewuliyah appartengono a quel genere di persone nelle quali (ne siano consapevoli o no) la crescita professionale si accompagna a un’evoluzione morale e spirituale: quanto più aumenta la loro fiducia in se stessi, tanto più soffocante diviene per loro l’idea di stare lavorando soltanto per il proprio benessere. Hanno un sincero bisogno di generosità, di sentirsi utili ad altri, a molti altri: non lo sottovalutino! È anche questo un loro segreto del mestiere: qualunque sia il loro lavoro, sappiano che ben presto i profitti, la grinta e perfino i colpi di fortuna potranno aumentare solo se riusciranno a trovarsi dei soci da far arricchire, o se sapranno includere tra i propri obiettivi principali anche il bene della società in cui vivono. L’idealismo dà forza ai Wewuliyah in carriera; l’egoismo può diventare invece un veleno psichico, che mina alle basi la loro forza di volontà, li svuota e toglie senso a tutto. Pessima, poi, sarebbe la tentazione (non improbabile, nei momenti in cui vien voglia ai Wewuliyah di esagerare) di mettere da parte il senso di giustizia e di combinare mascalzonate: non sono tagliati per queste cose, il loro istinto si ribellerà, li boicotterà piantandoli in asso sul più bello.
Quanto poi ai Wewuliyah che per una qualsiasi ragione (di solito per viltà) non osano mettersi alla prova e cercano riparo dal proprio destino in qualche lavoro impiegatizio, non mette conto neppure di parlarne. Sono tra gli esseri più insopportabili che si possano incontrare: il senso di fallimento li opprime e li consuma, e irradia da loro come un’aura greve; malevoli e sprezzanti, nella vita cercano solo conferme alla loro convinzione che nulla importa, nessuno conta e ogni parola è falsa, o lo sarà tra poco.
Francis Bacon (28 ottobre 1909)
I. Sibaldi " Il libro degli Angeli"


Veuliah, o Wewuliyah, è il 43esimo Soffio e il terzo raggio angelico nel Coro solare degli Angeli Virtù, nel quale amministra le energie di Giove. Il suo elemento è l'Acqua; ha domicilio Zodiacale dal 1°al 5° dello Scorpione ed è l'Angelo Custode dei nati dal 24 al 28 ottobre. I sei Angeli Custodi dello Scorpione sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone complesse, tenaci e determinate, dotate di forte sessualità e fascino, e di uno spirito libero che non si lascia dominare. 
Il nome di Veuliah significa “Re dominatore"
Il dono dispensato da Veuliah è la RIUSCITA.
Secondo Haziel, Veuliah incoraggia la realizzazione materiale dei progetti spirituali accordando ai suoi nati di esteriorizzare quanto c'è in loro di più sublime, lasciando inespressa solo la loro parte più tenebrosa: con l'aiuto dell'Angelo, cioè, la Volontà della persona verrà mobilitata e posta al servizio dell'Opera Divina, onde mettere in pratica i suoi principi più elevati e procedere sempre sulla retta via, avendo modo, inoltre, di superare i limiti naturali convenzionali. 
Il Testo Tradizionale diche che Veuliah presiede alla Pace Universale e la concede ai suoi protetti dando grandi opportunità di liberazione. Veuliah veicola l'energia di Giove ed è dunque un angelo della prosperità e della gioia; e dona generosità e potenza. L'affermazione che concede può essere clamorosa: ma solo a fronte di una vera partecipazione attiva; richiede infatti devozione e abnegazione; e a volte anche di accettare alti prezzi, come emigrare adattandosi a nuove tipologie di vita. Dal punto di vista materiale, con l'aiuto di questo angelo la persona potrà passare dal bisogno all'abbondanza, da una condizione di servitù e dipendenza (sia verso persone o situazioni, sia verso alcol o droghe), ad una di libertà e potere ritrovato.
Qualità di Veuliah e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Veuliah sono generosità, entusiasmo, benevolenza, simpatia, gentilezza; dona liberazione dalle contrarietà e dai propri nemici, capacità di liberarsi da qualsiasi tipo di schiavitù, sia fisica, morale o psicologica: Concede talento nelle arti marziali, successo nella carriera militare e nelle attività pericolose. L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Tachan e rappresenta l'inquietudine per il futuro. Causa volontà di seminare discordia, avarizia, fallimento, conflitti interni. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Veuliah si chiama "sfidare la gravità". Tutti noi abbiamo, nella nostra mente, tutte le potenzialità per svincolarci dagli ostacoli che noi stessi accumuliamo con l'eccessivo attaccamento alla materia: secondo la Kabbalah rifiutarsi di comportarsi in modo egocentrico o autoreferenziale dona alla mente la capacità controllare il mondo materiale, da cui sembrano provenire tutti i nostri mali, trasformandolo in modo positivo e costruttivo.  Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: libero il potere della mente sulla materia, quello dell'anima sull'ego e quello del mondo spirituale sul mondo fisico. Senza rinunciare al mondo fisico elimino il suo controllo su di me, la mia autonomia si espande; da me emergono le forze per riappropriarmi del mio destino.
 
Esortazione angelica
Veuliah esorta ad accettare le difficoltà senza ribellarsi e senza nascondersi; a donare se stessi avendo piena fiducia nel proprio destino e nei propri talenti, a mettere i propri successi al servizio del successo di tutti.

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