giovedì 10 ottobre 2013

Yeyaz'eL

YEYAZ'EL   yod-yod-zain (dal 9 al 13 Ottobre)
L'Angelo degli artisti
" MOLTI, TROPPI SONO GLI SCOPI A CUI MIRO"

CHIAVI: Liberazione dalle catene e dai nemici. Protezione contro la rassegnazione. Successo soltanto nelle arti.

COSA TI CHIEDE? Quale dei tuoi ostacoli sono solo tue proiezioni?

" Quest'Angelo è tutta tensione: vive per opporsi a chi lo opprime, per liberarsi da situazioni soffocanti: solo allora sta bene. Perciò se ne crea apposta, e ne trova appena può. S non ne trova si sente inutile e sperduto.
Fortunatamente è anche l'Angelo che spinge a parlare con l'Aldilà, quando l'Aldiquà è troppo angusto, o a voler creare cose belle, con tutta la fatica che occorre. A non ascoltarlo si rimane soltanto uno che brontola."
I. Sibaldi "L'arca di nuovi Maestri"

Yeyazel, o Yeyalel, o Yeyaze’el, è il 40esimo Soffio e l'ottavo, e ultimo, raggio angelico nel Coro marziano degli Angeli Potestà, nel quale amministra le energie lunari. Il suo elemento è l'Aria; ha domicilio Zodiacale dallo 15° al 20° della Bilancia ed è l'Angelo Custode dei nati dal 9 al 13 ottobre.

I 6 Angeli Custodi della Bilancia sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone sensibili e altruiste, equilibrate e con un profondo senso della giustizia; spesso intimamente volte al sapere metafisico. Amanti della Bellezza e dell'arte, sono affascinanti e istintivamente impegnati nella ricerca dell'armonia per sé e per gli altri.
Il nome di Yeyazel significa “Dio che rallegra"
Il dono dispensato da Yeyazel è la GIOIA, o il CONFORTO.
Questo Angelo offre il dono dell'impulso a una reazione benefica in chi si trova annientato dagli eventi. Dice Haziel che la sua azione fa penetrare l'energia marziana del suo Arcangelo all'interno dell'energia lunare, per "liberare i prigionieri che sono in essa". L'energia della Luna è infatti il riflesso di altre energie cosmiche che vi sono trattenute, e perciò si può dire che vi sono imprigionate; allo stesso tempo, impregnandola delle proprie energie, queste altre fonti ne occupano lo spazio; cioè tengono a loro volta "prigioniera" la Luna stessa. 
Ma tramite l'energia lunare di Yeyazel le energie marziane del Coro delle Potestà vi irrompono per liberare ogni cosa. Non per niente il Testo Tradizionale spiega che questo angelo può liberare da tutto ciò che ci tiranneggia, ci vessa, ci opprime, ci perseguita, ci inquieta, ci preoccupa; come una sorta di Zorro liberatore. In quanto lunare, egli ha potere su tutto ciò che è immagine e immaginazione: dunque sull'editoria, sui dischi, sulla stampa, sulla radio, sulla televisione e sul cinema; e naturalmente sull'acqua e sul mondo dell'inconscio. 
Attraverso questo Angelo l'energia lunare produce il sale; per risonanza, se lo invocheranno, i suoi protetti potranno avere una vita piena di interessi; tuttavia sarà sempre primaria la dimensione intima. Dice Haziel che Yeyazael impone la rettitudine nel Mondo dei Sentimenti, e di conseguenza nei Sentimenti che animano la persona. La materia utilizzata dall'individuo per la formazione del suo Io-sentimentale comporterà un elemento restrittivo, che tuttavia non le impedirà di agire (in campo sentimentale) in piena e totale libertà. D'istinto, la persona capirà che non può fare tutto, che occorre evitare certi piaceri, pur non sapendone esattamente il motivo; l'influenza dell'angelo spinge a dominare le proprie emozioni. Yeyazel influenza operativamente tutto ciò che determina il prodursi delle emozioni: la madre, la casa, il focolare domestico, l'ambiente specificamente familiare. E' presumibile che queste fonti emotive coomportino anche un certo rigore, una certa austerità, per definire fino in fondo l'ordine interiore dell'individuo (forse trasgredito in una vita precedente). Per una donna, elemento essenziale sarà la madre; per un uomo il ruolo capitale lo avrà la moglie. Sotto l'influenza di Yeyazel le donne diventano eccellenti colonne della vita familiare, così come (se dominerà l'energia contraria) verranno proprio da relazioni familiari i peggiori dispiaceri.
Riguardo al trigramma della radice del Nome, la prima lettera yod (mano) proviene da: "l'Angelo di Dio che stava davanti al campo di Israele si mosse e si mise dietro di loro" (Esodo 14, 19). La seconda yod da: "questa nube era tenebrosa da un lato, dall'altro rischiarava la notte" (Es. 14, 20). La zayin (sciabola), da: "e l'Eterno ritirò il mare con forte vento da Oriente" (Es. 14, 21). Il rebus formato dalle tre lettere chiave nel Nome del tuo Angelo, in relazione alle loro origini, dà l'immagine del sentimento della liberazione. Per questo Yeyazel è considerato l'angelo che aiuta e ispira gli artisti e gli scrittori, e anche l'angelo del perfezionamento.  
Qualità di Yeyazel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Yeyazel sono purificazione, ragione, allegria, buona comunicazione, amore per la lettura; gioia di scrivere e di creare, capacità di ringraziare, riconoscenza e ottimismo. Yeyazel dona consolazione, amore, liberazione dalle avversità; carattere amabile e leale, fine ironia; sincerità. Concede vita interessante e piena; felice esito in campo editoriale e artistico, e in tutti gli ambiti legati alla comunicazione e all'immaginazione. Ancora, questo Angelo concede liberazione dalle accuse ingiuste e dalle prigionie, siano essere fisiche o mentali.
L’Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Atriel e rappresenta la tristezza e gli scritti infelici. Induce pessimismo, amarezza, sfiducia di sè. Causa solitudine, rovina, desolazione; accentua infatti tutte le qualità negative dello spirito e dell'anima: porta la tristezza e la tendenza a vivere isolati dai propri simili per odio o sfiducia nei loro confronti. 
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Yeyazel si chiama "dire le parole giuste".Secondo la Kabbalah, infatti, queste lettere forniscono uno strumento meditativo efficace per dissipare le energie negative seminate nella nostra vita da cose dette avventatamente. Perché le parole sono molto potenti: innescano forze spirituali che influenzano gli eventi e le circostanze della vita, nostra e degli altri. E' importante siano usate per portare all'esterno noi stessi, aiutando gli altri a comprenderci; oppure per andare in soccorso agli altri, creando ponti con le nostre parole. Secondo il sapere kabbalistico - invece - la diffamazione e il pettegolezzo aumentano le malattie che affliggono il mondo. Il modo in cui usiamo la parola è talmente importante che secondo la Tradizione "noi veniamo al mondo con un numero prestabilito di parole negative che ci è permesso pronunciare: quando questa scorta è esaurita la Morte ci sopraffà". Ma in effetti, così come le nostre parole che feriscono gli altri fanno male anche alla nostra anima, allo stesso modo quelle che donano gioia trasformano radicalmente la realtà, in Bene, e infondono in noi benedizioni. Meditazione • Ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: Riguardo al mio ego, premo il tasto "muto": ora per mio tramite parla la Luce. Da ora in poi, in tutte le occasioni, ogni mia parola eleverà la mia anima e l'intera esistenza. Esortazione angelicaYeyazel esorta a invocare il potere della sua energia angelica per attingere il coraggio necessario a dispiegare i propri talenti e metterli al servizio del mondo, con fiducia: la benevolenza offerta al mondo, e tutto il Bene che ne scaturisce, si riversa poi nella nostra vita sotto forma di benedizioni.
In Don Chisciotte, lo Yeyaze’el Miguel De Cervantes raffigurò pressoché tutte le caratteristiche dei protetti di questa Potestà: la grande energia, gli ancor più grandi ideali, e al tempo stesso lo smarrimento, il segreto timore di tanta grandezza interiore; e in tale timore maturano l’ancor più segreta voglia di 
non riuscire, l’attrazione per ogni sorta di ostacoli e nemici che blocchino la via, e la ricerca di lacci anche interiori, di debolezze personali da ingigantire, perché l’impulso a trasformare gli ideali in azioni ne venga smorzato il più a lungo possibile: Don Chisciotte è infatti sulla cinquantina, ovvero vecchio per gli standard di allora, quando finalmente decide di diventare un cavaliere errante. Lo tengano presente i suoi fratelli d’Angelo: che non tocchi anche a loro la sorte di scommettere troppo tardi sulle considerevoli doti di cui certamente dispongono! E quando poi decidono, devono ancora fare i conti con altri pericoli donchisciotteschi generati da quel timore di sé: la propensione – in alcuni quasi irresistibile – a legarsi appassionatamente a persone sbagliate, a Dulcinee insensate; l’ansia, sempre controproduttiva, di ricevere l’approvazione di molti, e al tempo stesso il suo contrario, disastroso anch’esso, la sensazione di essere individui eccezionali e appunto perciò tali da dover risultare incomprensibili ai più. Ne deriva l’incapacità, da un lato, di riposarsi e, dall’altro, di ascoltare consigli: ed è per questa via che finiscono con il battersi contro i mulini a vento, da cui vengono catastroficamente sconfitti, e di sconfitta in sconfitta approdano soltanto a una cupa rassegnazione, in cui ricapitolano gli errori commessi per dedurne soltanto che il mondo non è un buon posto per realizzare i sogni.
E in un certo senso quest’ultima cosa è vera, per tutti gli Yeyaze’el, se per mondo si intendono le possibilità che possono offrire loro le professioni consuete, quelle che hanno tredicesima e trattamenti di fine rapporto. Lì, non c’è proprio spazio per la loro meravigliosa personalità. Devono puntare altrove: a essere dei Cervantes, invece che dei Chisciotte! Trovino perciò professioni in cui usare il più liberamente e audacemente possibile la loro creatività. La loro mente ha percorsi troppo vasti ed elaborati perché riesca a esprimersi, o comunque a trovare una collocazione, entro le strutture già esistenti; deve produrne di nuove; l’arte è il loro campo, o magari la scienza, purché si tratti di ricerca d’avanguardia, o di rivoluzionarie invenzioni. E lì anche gli aspetti più eccessivi del loro carattere possono servire da ottimo materiale di costruzione: la troppo stretta coesione di ragione e sentimento, che aveva segnato la rovina di Chisciotte, in arte si rivela invece il più delle volte una benedizione, la condizione stessa dell’intensità dell’immaginazione. Ne sapevano qualcosa gli Yeyaze’el Antoine Watteau, Giuseppe Verdi, Montale e Pavarotti. È chiaro che non potranno aspettarsi esistenze regolari, in cui cercare quelle forme di felicità di cui la maggioranza si accontenta. Ma in realtà gli Yeyaze’el non le vogliono: né l’amore, né l’amicizia, e nemmeno il rispetto, la prudenza, la modestia, la ragionevolezza, come le si pratica di consueto, potranno mai rispecchiare le loro esigenze. Ciò che per altri è un pregio o buona educazione, per loro è un limite. Ciò che è normale per i più (un po’ di razionale egoismo, un po’ di tranquilla routine, un po’ di conflitti tradizionali con genitori, coniugi e figli) è per loro un nemico fatale. E viceversa, quel che ad altri appare come difetto diviene, per gli Yeyaze’el che abbiano fiducia nel loro talento, una condizione operativa: il ritenersi fuori norma, incommensurabili, per esempio, dà loro la forza di osare ciò che nessuno aveva osato prima; il non accettare consigli è il presupposto della loro autonomia, della loro originalità creativa (che ne sarebbe stato di Verdi, o magari dello Yeyaze’el Harold Pinter, se avessero dato retta a qualche cauto contemporaneo più anziano?); e persino la mancanza di equilibrio, l’incapacità degli Yeyaze’el di affrontare razionalmente i loro problemi privati, diviene ragione e alimento della loro arte, nella quale tutto ciò che nella loro esperienza personale è irrisolto viene trasformato in storie e forme in cui tanti altri possano riconoscersi. Quanto poi ai mulini a vento, non c’è davvero artista né scienziato che non ne abbia bisogno, nell’affrontare la fatica di un’opera: se si fosse accontentato di avversari più concreti, avrebbe infatti scelto più vantaggiosamente la politica, o la morale, per dare una forma alle proprie idee.
Certo, accettare una vocazione artistica o scientifica non è facile nel mondo d’oggi: ma la solitudine che richiede, la concentrazione, il continuo altalenare tra speranza di valere qualcosa e timore di non valere abbastanza, di star soltanto sognando, gli Yeyaze’el le devono affrontare comunque nella loro vita; e tanto vale dunque assumersele a ragion veduta, con obiettivi precisi. Mal che vada, potranno sempre ripiegare sull’insegnamento, piccolo porto sicuro degli Yeyaze’el più incerti o modesti, e dedicarsi a incoraggiare i giovani ad affrontare le belle carriere in cui loro non hanno voluto brillare.
I. Sibaldi " Il libro degli Angeli"

"Don Chisciotte"  di Salvator Dalì 

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